Centesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Sono stanco a contare i giorni. Un’altra guerra nel Caucaso meridionale non è ciò di cui il mondo ha bisogno adesso (Korazym 21.03.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.03.2023 – Vik van Brantegem] – Da 100 giorni l’Azerbajgian sta bloccando – impunito – la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, con 120.000 Armeni senza possibilità di contatto con l’Armenia, con l’unico mezzo di rifornimento di bene di prima necessità, di carburante, di elettricità, di gas, di cibo e di medicine. Siamo alla presenza di una crisi umanitaria in atto nel silenzio complice delle istituzioni europee (e italiane…). Solo grazie all’intervento umanitario del Comitato Internazionale della Croce Rossa e del Contingenti di mantenimento della pace russo in Artsakh non è stato raggiunto il disastro che l’autocrate Aliyev e i suoi “eco-attivisti” sostenuti dalle forze speciali dell’esercito e dalla polizia dell’Azerbajgian hanno in mente.
«Il #ArtsakhBlockade è FALLITO! Oggi è il centesimo giorno della politica dell’Azerbajgian per lo sfollamento forzato degli storici Armeni Cristiani dall’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Gli Artsakhi assediati sono qui per restare e non accetteranno un destino di pulizia etnica e genocidio! Aprite la strada!» (Lynn Zovighian).
«Oggi è il centesimo giorno del #ArtsakhBlockade. 100 giorni di privazione, dolore, perdite, ansia, paura, disperazione, abbandono, ingiustizia, oscurità, incertezza, lotta, ma anche resistenza, cura, condivisione, luce e fede. Siamo destinati a vincere. Siamo le nostre montagne» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
«100 giorni di genocida #ArtsakhBlockade da parte della dittatura dell’Azerbajgian e una crescente minaccia di una nuova guerra contro l’Armenia. Copertura televisiva ZERO di CNN e BBC. Il denaro pubblicitario azero sta comprando la CNN e la BBC. Silenzio complice» (Nara Matini).
«Non siamo Ucraini ma il mondo deve sapere che il popolo armeno è in pericolo di morte in Artsakh! Il mondo deve AGIRE e sanzionare URGENTEMENTE l’Azerbajgian!» (Nanou Likjan).
«Il blocco dell’Artsakh è un crimine contro la dignità umana e il diritto internazionale» (Sua Santità Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia della Chiesa Apostolica Armena).
«L’Azerbajgian sta bloccando la pacifica popolazione dell’Artsakh da 100 giorni, cercando di costringere le persone a lasciare la loro patria con l’aiuto di pressioni, provocazioni, privazione di cibo, medicine, gas ed elettricità. Evidente pulizia etnica» (David Galstyan, giornalista in Armenia).
«Chiunque sia interessato alle conseguenze sui diritti umani del #ArtsakhBlockade da 100 giorni, dovrebbe leggere questo rapporto del Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh pubblicato oggi, 21 marzo 2023, in armeno, russo e inglese [QUI]. Vengono presentati numeri, foto, storie su 7 diritti individuali, 4 collettivi e di 5 gruppi vulnerabili» (Artak Beglaryan, Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).
La traduzione italiana a cura di Iniziativa italiana per l’Artsakh [QUI]
I valori democratici sono posti a un’estremità della scala, petrolio e gas all’altra. Qui il mondo civilizzato deve fare una scelta. Lo ha detto il Presidente dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Artur Tovmasyan, in una dichiarazione nell’occasione del centesimo giorno del #ArtsakhBlockade:
«Da 100 giorni il mondo civilizzato segue silenziosamente gli sviluppi attorno al minuscolo Artsakh. Ignorando e disattendendo le numerose dichiarazioni e risoluzioni adottate dalla comunità internazionale, nonché gli appelli di singole autorità e soprattutto nelle Decisione della Corte Internazionale di Giustizia di Den Haag, la leadership militare e politica dell’Azerbajgian continua a tenere chiusa la strada.
A causa del blocco, il clima di sfiducia tra le due nazioni si sta aggravando. La volontà del popolo dell’Artsakh è indistruttibile. C’è qualche opzione per sbloccare la strada? Penso di sì, c’è.
Studiando l’esperienza mondiale, possiamo fare riferimento all’uso delle sanzioni.
I valori democratici sono posti a un’estremità della scala, petrolio e gas all’altra. Qui il mondo civilizzato deve fare una scelta.
E se i valori democratici fossero davvero più importanti per i grandi giocatori, il blocco sarebbe stato fermato molto tempo fa.
I residenti dell’Artsakh guadagnano il loro pane quotidiano. Forse l’opera più grande, dal bambino all’anziano, è la conservazione della dignità della nazione armena, cosa che facciamo con la benedizione di Dio e grazie alla nostra perseveranza.
Che Dio protegga le due repubbliche armene».
«I nostri amici della gioventù siriana dell’ARF, dei sindacati giovanili e studenteschi, indipendentemente dalle difficili condizioni che stanno affrontando, sono dietro gli armeni dell’Artsakh con le parole e con i fatti. Lo spirito della lotta armena batte dall’Artsakh e la sua eco si sente ovunque» (Ufficio della gioventù del Bureau della Federazione Rivoluzionaria Armena)[QUI].
«Le autorità dell’Azerbajgian non nascondono la preparazione della società azera a una nuova guerra. Il titolo sul sito ultra filo-governativo Haqqin: “L’Armenia sta iniziando una nuova guerra contro l’Azerbajgian” [dove è la logica non si sa]. “C’è odore di polvere da sparo al confine dell’Azerbajgian con l’Armenia. L’esercito armeno ha aperto il fuoco a tradimento sulle posizioni dell’esercito azero durante la festa di Nawruz, sacra per gli azeri” [e questa è una classica menzogna azera]. È necessario valutare lo “stile”: “Il soldato armeno ha premuto il grilletto. Perché l’europeo gli ha dato una pacca sulla spalla”» (David Galstyan).
«Due canali Telegram [QUI e QUI], uno con oltre 1 milione di follower e uno presunto affiliato al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica iraniano, hanno postato filmati geolocalizzati di camion militari dell’Azerbajgian che si spostano verso ovest, “verso il confine armeno”, come ha detto uno.
L’area del filmato che è stata mostrata si trova appena a sud di Ganja, Azerbajgian. Il Nagorno Karabakh Observer ha verificato la geolocalizzazione e ha determinato la posizione altamente probabile.
Sebbene non si sappia cosa venga effettivamente trasportato dai camion, l’area è nota come crocevia di diverse importanti basi militari della zona e potrebbe semplicemente essere il trasporto di camion da una base all’altra.
Tuttavia, dato il contesto delle ultime due settimane, con forti dichiarazioni bellicose della leadership dell’Azerbajgian, la leadership dell’Armenia che accennava a un possibile abbandono dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva nel prossimo futuro e critiche al suo principale fornitore di armi, la Russia, diversi messaggi da presunti account di social media affiliati al governo iraniano diretti contro l’Azerbajgian che cercano di modificare i confini meridionali dell’Armenia formando un corridoio verso la sua exclave di Nakhichevan, un altro conflitto armato non può essere escluso e può dipendere solo da poteri esterni.
La capacità di deterrenza (dall’Iran e dalla Russia in particolare), in quanto l’attuale leadership dell’Armenia non sembra più avere alcun mezzo di seria deterrenza (militare o diplomatica) contro gli obiettivi a breve e medio termine dell’attuale leadership di Baku» (Nagorno Karabakh Observer).
«Nuove riprese amatoriali che mostrano quella che sembra essere una colonna militare in Azerbajgian che attraversa strade civili. In azero si sente: “Dove vanno questi?” “Tre colonne di queste dimensioni sono [appena] passate”. “Stiamo ricominciando un’altra guerra?” [QUI].
Non siamo stati in grado di determinare l’ora della registrazione né una posizione precisa. Il canale Telegram che ha pubblicato questo ha affermato che era vicino alla città di Kurdemir, nel centro dell’Azerbajgian. Mappa qui sotto da fonte Telegram:
Questa è un’altra importante strada nota per essere utilizzata dall’esercito azero, che collega le principali basi militari nell’est e nell’ovest del Paese.
Anche se di per sé questo potrebbe non essere così importante, c’erano numerosi video e rapporti amatoriali come questo appena prima della guerra nel Nagorno-Karabakh del 2020, che suggerivano che fosse in preparazione un’operazione militare.
Dato il contesto delle ultime settimane, il crescente discorso bellicoso dell’Azerbajgian, i video pubblicati da presunti canali affiliati al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica iraniano contro qualsiasi nuova operazione militare dell’Azerbajgian e altri sviluppi militari e politici, questo potrebbe benissimo essere la preparazione per un altro conflitto militare contro l’Armenia o il Nagorno-Karabakh. Gli attori statali nella regione potrebbero avere informazioni da fonti chiuse su ciò che sta accadendo. Finora qui, si tratta solo di informazioni open source» (Nagorno Karabakh Observer).
«Gli Stati Uniti rimangono impegnati e impegnati nei negoziati di pace tra Armenia e Azerbajgian» (Kristina A. Kvien, Ambasciatore degli Stati Uniti in Armenia).
«Oggi ho parlato con il Primo Ministro armeno NikolPashinyan per ribadire l’impegno degli Stati Uniti ad aiutare l’Armenia e l’Azerbajgian a raggiungere una pace sostenibile. La diplomazia è l’unica via per la pace nel Caucaso meridionale» (Antony Blinken. Segretario di Stato degli Stati Uniti).
Durante la conferenza stampa di ieri con il Ministro degli Esteri dell’Armenia, il Ministro degli Esteri della Russia ha evidenziato la necessità della lingua, della cultura e dell’autogoverno locali come mezzo per risolvere i conflitti, riferendosi alle popolazioni locali del Kosovo, del Donbas e del Nagorno-Karabakh.
L’analista valuta le “tattiche del salame” azere contro l’Armenia e perché la Russia non sta rompendo il blocco del Nagorno-Karabakh
Armenpress, 21 marzo 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Il 21 marzo segna il centesimo giorno da quando l’Azerbajgian ha iniziato il suo blocco illegale del Nagorno-Karabakh chiudendo il Corridoio di Lachin. L’Azerbajgian ha finora ignorato gli appelli e le richieste della comunità internazionale, così come l’ordine della Corte Mondiale di aprire il Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega l’Artsakh (Nagorno Karabakh) con l’Armenia e il resto del mondo. Inoltre, l’Azerbajgian continua la sua politica aggressiva e aggrava la situazione lungo il confine con l’Armenia e intorno al Nagorno-Karabakh.
Il 22 febbraio la più alta Corte delle Nazioni Unite – la Corte Internazionale di Giustizia – ha ordinato all’Azerbajgian di “prendere tutte le misure a sua disposizione” per garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni.
Armenpress ha parlato con il Dott. Alexander Krylov, ricercatore capo presso l’Istituto di economia mondiale e relazioni internazionali dell’Accademia delle scienze russa (IMEMO).
Krylov ha affermato che sebbene la comunità internazionale stia “condannando moralmente” la chiusura del Corridoio di Lachin, non è ancora chiaro quale tipo di meccanismo potrebbe essere utilizzato per aprirlo.
Ha affermato che le forze di mantenimento della pace russe dispiegate nel Nagorno-Karabakh non hanno un mandato di polizia, il che ha portato a una situazione complicata che colpisce la popolazione pacifica.
Krylov ha previsto che una situazione di “teso stabile” persisterà e potrebbe intensificarsi periodicamente non solo nel Nagorno-Karabakh ma anche lungo il confine internazionale con l’Armenia, ma non porterà a una guerra totale.
L’analista ha affermato che l’Azerbajgian sta applicando con successo la tattica del taglio del salame.
Sig. Krylov, sono passati ormai 100 giorni da quando l’Azerbajgian ha iniziato il blocco del Corridoio di Lachin, che ha portato a una crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh. L’Azerbajgian sta ignorando le richieste della comunità internazionale, così come l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia sull’apertura del Corridoio, e inoltre continua la sua politica aggressiva. Come commenteresti questo? Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale per l’apertura del Corridoio di Lachin?
È chiaro che è in atto una condanna morale da parte della comunità internazionale, ma non è chiaro quale potrebbe essere il meccanismo per sbloccare il Corridoio di Lachin, perché i colleghi occidentali si limitano a condannare. La Russia mantiene un contingente di mantenimento della pace nella zona del conflitto, tuttavia il mandato del contingente non prevede funzioni di polizia. E qui la leadership azera non sta usando i suoi militari, ma piuttosto la possibilità di attuare azioni attraverso i suoi attivisti civili organizzati. Tutti capiscono che gli attivisti civili sono messi in scena, ma le forze di mantenimento della pace russe non hanno un mandato di polizia, un mandato per disperdere manifestazioni, proteste e così via. D’altra parte, secondo il mandato delle forze di mantenimento della pace russe, la loro funzione è quella di separare le parti in conflitto, ma in base alla dichiarazione trilaterale l’Azerbajgian deve garantire la sicurezza del Corridoio di Lachin e garantire le attività di trasporto. Inizialmente tutto questo era scritto in modo vago, ma se ricordiamo il 9 novembre [2020], quando in condizioni di operazioni militari era necessario raggiungere e porre fine rapidamente alle ostilità, è comprensibile che non ci fosse tempo per svilupparlo in quel momento. Ecco perché la parte armena, naturalmente, è scontenta del contingente russo, che sostanzialmente controlla il Corridoio di Lachin, ma controllare significa non consentire la ripresa delle ostilità, ma allo stesso tempo non può ostacolare le azioni civili inscenate.
Ma allo stesso tempo anche l’Azerbajgian è malcontento, perché la dichiarazione trilaterale prevede il ritiro delle forze armate armene dal territorio del Nagorno-Karabakh, ma l’esercito di difesa del Nagorno-Karabakh continua ad esistere. E l’Azerbajgian annuncia che le forze di pace russe dovrebbero disarmarle o espellerle, trasferirsi in Armenia. Ma anche qui il problema è che le forze di mantenimento pace russe non hanno funzioni di polizia. Quindi, questa è una situazione molto complicata, la popolazione pacifica ne è maggiormente colpita e ora si trova in una condizione molto difficile.
Il 16 marzo il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che l’Armenia spera che le forze di mantenimento della pace russe eseguano pienamente le loro funzioni nel Nagorno-Karabakh, ma se non sono in grado di farlo, Mosca dovrebbe rivolgersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e avvertire della minaccia di uccisioni di massa della popolazione civile del Nagorno-Karabakh. Pensi che la Russia dovrebbe chiedere l’intervento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?
Immagina se la leadership russa si esprimesse con lo stesso spirito della leadership armena. È un po’ strano qui. In ogni caso, forse dovremmo pensare di più a cosa può fare la leadership armena.
La leadership armena ha recentemente affermato di non interferire nelle questioni interne del Karabakh perché non sono affari suoi. E così, il tema del Karabakh non viene sollevato durante i colloqui per la normalizzazione delle relazioni con l’Azerbajgian. C’era una posizione diversa in passato dopo la guerra. Tuttavia la leadership armena ha affermato che il trattato di pace deve includere una clausola sullo status del Nagorno-Karabakh. La cattura delle regioni confinanti, importanti altezze strategiche, il blocco del Nagorno-Karabakh e il mantenimento delle tensioni ai confini fanno tutti parte della politica intenzionale dell’Azerbajgian, e la nuova divisione amministrativa del Karabakh ne è diventata una manifestazione molto interessante. Come ha annunciato Aliyev, il nome Nagorno-Karabakh non dovrebbe essere usato, non esiste più, mentre il confine viene tracciato mentre l’Azerbajgian dichiara la “regione economica del Karabakh”. Non esiste una regione di Aghdam, ma nel Paese si aggiungono due regioni con popolazione azera. Comprensibilmente ora si farà di tutto per rompere i legami economici tra il Nagorno-Karabakh e l’Armenia. Ed è quello che si sta facendo.
Il compito della leadership armena è quello di internazionalizzare al massimo la questione, coinvolgere qui nuovi attori, attivare i vecchi attori – gli Stati Uniti e l’Unione Europea. E qui vediamo che l’occidente collettivo ha sostanzialmente presentato numerose iniziative di mantenimento della pace ma non hanno portato a nessun risultato. Ad esempio, l’ultimo viaggio di Rasmussen. È l’ex Segretario Generale della NATO. È venuto, ha guardato e poi cosa? Niente. Questa è un’azione dimostrativa senza un contenuto reale. In realtà, fin dall’inizio del conflitto del Karabakh, la politica occidentale è stata volta a limitare l’influenza della Russia nel Caucaso meridionale e a spingerla fuori dal Caucaso meridionale, piuttosto che risolvere il conflitto e tenere conto degli interessi delle parti. E ora vediamo che la politica occidentale persegue gli stessi obiettivi, perché se è stata raggiunta una soluzione pacifica sulla base della dichiarazione trilaterale, allora la Russia rimane nel Caucaso meridionale, cosa che i nostri colleghi occidentali non amano molto, quindi stanno facendo di tutto per far deragliare il processo di pace. Vediamo che è per questo che si sta verificando un’escalation.
Che tipo di soluzione vede per il conflitto del Nagorno-Karabakh?
Ci sono due modi: una soluzione militare e una soluzione pacifica, praticamente come è stato fin dall’inizio. Ora, se le parti non riescono a mettersi d’accordo, risolvono la questione sul campo di battaglia o trovano una sorta di soluzione pacifica. C’è un terzo modo, che gli attori stranieri impongono la loro volontà e dettano la loro volontà alle parti in conflitto. Ora è difficile immaginare qualcuno – che sia la Russia o l’Occidente collettivo – a dettare i termini all’Azerbajgian che ha vinto la guerra, e alla Turchia, perché in realtà stanno agendo come un fronte unito. E non immagino lo sviluppo degli eventi in questo modo. Pertanto, possiamo aspettarci che le tensioni stabili continuino con tendenze di ulteriore escalation non solo in Karabakh ma anche lungo i confini dell’Armenia.
Ora ci sono già rapporti sull’accumulo di truppe in Azerbajgian. C’è la possibilità di una guerra totale?
È meno probabile che accada una guerra a tutto campo perché se dovesse svolgersi in Karabakh come nel 2020 sarebbe inavvertitamente uno scontro con le forze di mantenimento della pace russe e successivamente una guerra con la Russia, quindi possiamo aspettarci che tutta questa tensione continuerà all’interno del quadro degli scontri di confine orchestrati, che l’Azerbajgian sta realizzando con grande successo. Questa è chiamata tattica del taglio del salame. Ci riescono, mentre l’Armenia può ancora rispondere con contromisure efficaci contro questa strategia, ma ciò richiede le forze armate competenti. E se analizziamo l’ultima dichiarazione del Primo Ministro Pashinyan, vediamo che non considera il livello di prontezza militare dell’Armenia abbastanza alto per poter resistere a tali provocazioni. Ha detto che una “quinta colonna” all’interno dell’esercito armeno ha contribuito alla perdita nella seconda guerra del Karabakh, e quella quinta colonna è probabilmente ancora funzionante a giudicare dai continui arresti di militari. Pertanto, la situazione è estremamente sfavorevole e richiede grande attenzione.
Quali azioni dovrebbe intraprendere la Russia? Le azioni della Russia sono abbastanza efficaci per stabilire la pace nel Caucaso meridionale?
Le possibilità potenziali della Russia non dovrebbero essere sopravvalutate. Voglio dire, la diplomazia russa sta facendo tutto il possibile con mezzi pacifici. Sfortunatamente, in questa situazione, nel contesto ucraino e sullo sfondo del conflitto con l’Occidente collettivo, è estremamente difficile per la Russia, ed è molto importante che la Russia non aggiunga nuovi fronti, anche nel Caucaso meridionale. Quindi, è chiaro che Mosca sta agendo con molta cautela, e forse sarebbe stata meno vincolata e avrebbe mostrato più risolutezza in qualche altra condizione, ma ora il compito principale è evitare un secondo fronte nel Caucaso. Quindi, la diplomazia russa sta facendo tutto il possibile. Può negoziare e convincere personalmente Recep Tayyip Erdoğan o Ilham Aliyev. Ma come vedi, finora tali metodi non sono riusciti a sbloccare il Corridoio di Lachin. Ci auguriamo che ciononostante vengano esercitate pressioni non solo da Mosca ma anche dai Paesi occidentali. La diplomazia armena deve essere più attiva qui affinché gli alleati occidentali dell’Armenia, che annunciano di avere a cuore la nazione armena e lo Stato armeno, mostrino maggiore determinazione nel fare pressioni su Baku e Ankara. Ma vedi che ora le risorse energetiche azere sono molto importanti per l’Unione Europea, ognuno ha i suoi limiti, i suoi interessi nell’arena internazionale. Quindi, in questo senso l’Armenia è ora in una situazione molto difficile.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]