LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DON STEFANO STIMAMIGLIO ALLA LETTERA DI ILGAR MUKHTAROV (Famiglia Cristiana 01.03.23)
01/03/2023 Il direttore di Famiglia Cristiana, don Stefano Stimamiglio, risponde alla lettera che l’ambasciatore dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, Ilgar Mukhtarov, ha scritto a proposito del reportage di Daniele Bellocchio sulla regione del Nagorno Karabakh
Egr. Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian
presso la Santa Sede S.
E. Ilgar Mukhtarov c/o
Addetto Stampa D.ssa Barbara Cassani bbcassani@gmail.com
Egregio Sig. Ilgar Mukhtarov, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede,
ho letto con estrema attenzione la sua lettera del 16 febbraio scorso, nella quale ci offriva la Sua replica al reportage di Daniele Bellocchio apparsa sul numero 7 di Famiglia Cristiana ed avente ad oggetto l’articolo dal titolo “L’Artsakh dimenticato”. In esso veniva rappresentata la drammatica situazione della popolazione, in maggioranza armena, residente nella regione storicamente chiamata del “Nagorno Karabakh”, che oggi è parte integrante della Repubblica dell’Azerbaigian, in seguito alla chiusura del c.d. “corridoio di Lachin”, che unisce tale regione all’Armenia. Ci preme sottolineare, in primo luogo, che tale blocco stradale, come risulta anche da numerose e documentate relazioni di Organizzazioni internazionali e Ong, sta creando grandi problemi alla popolazione ivi residente. Ci sembra, quindi, che l’articolo di Bellocchio, che ha intervistato telefonicamente alcune persone ivi residenti per raccoglierne la testimonianza diretta, documenta tale situazione oggettivamente innegabile.
In merito alla c.d. “Guerra del Nagorno Karabakh”, e alla strage di Khojaly da Lei citata, essa non poteva, per la specificità dell’argomento trattato e per il carattere divulgativo e non storico-scientifico della nostra rivista (e, di conseguenza, del pezzo) essere menzionata. Comunque, per onestà intellettuale e obiettività giornalistica, nemmeno è stata negata. Del resto l’approfondimento avrebbe richiesto di parlare anche dei contestuali pogrom di armeni a Baku, Sumgait e Kirovabad per mano azera, dei 724 mila azeri espulsi dal territorio del “Nagorno Karabakh” e dei 500 mila armeni espulsi dal Naxçivan e da altri territori dell’Azerbaigian, soprattutto dalla capitale Baku. Lo stesso conflitto del settembre-ottobre del 2020, che ha fatto registrare ancora una volta dolorose perdite umane, ha prolungato nel tempo l’instabilità di questa tormentata regione. Una, per inciso, delle più minate al mondo, con gravi conseguenze per tutti.
Tornando alla chiusura del corridoio di Lachin, vitale per chi vive nella zona, pare difficile credere che ragazzi di 18-20 anni possano, anche con motivate ragioni, creare e mantenere a lungo un blocco stradale in barba alle forze militari della Repubblica dell’Azerbaigian, che ha su quel territorio una sovranità internazionalmente riconosciuta, e al corpo di peacekeepers russi.
A questo proposito, e a conferma da quanto scritto da Bellocchio, Amnesty International, in un comunicato dello scorso 10 febbraio, ha (cito letteralmente) «lanciato l’allarme per la situazione di circa 120 mila abitanti del Nagorno-Karabakh di etnia armena, le cui vite sono a rischio per l’impossibilità di reperire beni essenziali, medicinali e cure mediche fondamentali per i malati cronici». La stessa Organizzazione «ha sollecitato le autorità dell’Azerbaigian e i peacekeeper della Russia a liberare il corridoio e porre fine alla crisi umanitaria», perché «il blocco sta avendo un impatto particolarmente grave su gruppi marginalizzati e discriminati come le donne, le persone anziane e le persone con disabilità. Le frequenti interruzioni nelle forniture di energia elettrica, gas e carburante stanno rendendo estremamente difficile la vita quotidiana». Sempre Amnesty sostiene che «gli aiuti umanitari forniti dal Comitato internazionale della Croce Rossa e dai peacekeeper russi non bastano: rispetto ai 1200 camion al giorno prima del blocco, ora ne passano da cinque a sei». Speriamo vivamente che da allora la situazione sia decisamente migliorata.
Ricordo anche che il Parlamento europeo, nella Risoluzione n. 2023/2504 (RSP) del 19 gennaio scorso, ha affermato che «sostenendo il blocco del corridoio di Lachin, l’Azerbaigian viola i suoi obblighi internazionali derivanti dalla dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, in base alla quale l’Azerbaigian deve garantire la sicurezza delle persone, dei veicoli e delle merci che circolano lungo il corridoio in entrambe le direzioni» e ha deplorato «le tragiche conseguenze umanitarie provocate dal blocco del corridoio di Lachin e dal conflitto del Nagorno-Karabakh», esortando il Suo paese «a rispettare e attuare la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e a riaprire immediatamente il corridoio di Lachin».
Confidiamo, infine, sinceramente, per il bene della popolazione civile, che la recente misura provvisoria (“Provisional measure”) adottata dalla Corte Internazionale di Giustizia lo scorso 22 febbraio, nell’ambito del procedimento giudiziario “Application of the International Convention on the Elimination of All Forms of Racial Discrimination – Armenia vs. Azerbaijan” in corso tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian, sia rapidamente messa in atto e possa così contribuire, come auspica anche Lei nella Sua lettera, e con il buon senso di entrambe le parti, a voltare pagina in questa dolorosa e lunga vicenda.
La guerra, come ci insegna il conflitto in corso tre Federazione russa e Ucraina, non lascia vincitori ma solo vittime da entrambe le parti. L’unica soluzione non può che essere, come sempre sottolinea il Santo Padre, la ricerca da parte di tutti di una pace giusta, nel rispetto della libertà della persona umana e delle sue tradizioni. Pubblicheremo il testo integrale del nostro carteggio sul nostro sito (www.famigliacristiana.it), facendone un rimando sul numero 11 di Famiglia Cristiana (in uscita il 9 marzo p.v.).
Grato della Sua disponibilità e per la comune ricerca del Bene comune, Le porgo i miei più cordiali saluti.
Don Stefano Stimamiglio
Direttore di Famiglia Cristiana