Diciannovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Un altro potenziale genocidio armeno si sta svolgendo proprio davanti ai nostri occhi. Cosa stiamo facendo per impedirlo? (Korazym 30.12.22)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.12.2022 – Vik van Brantegem] – Nel diciannovesimo giorno del #ArtsakhBlockade il regime autoritario dell’Azerbajgian continua con l’impiego di sedicenti ecoattivisti azeri ad interrompere l’autostrada Stepanakert-Goris, la #StradaDellaVita della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Coloro che sperano di influenzare l’Azerbajgian, soltanto attraverso appelli della comunità mondiale, devono capire una cosa: è inutile. Visto che la comunità internazionale ha ignorato le aspirazioni turco-azeri per tutti questi 30 e più anni passati, allora l’Azerbajgian si sente autorizzata ad ignorare e ignorerà impunitamente questa stessa comunità internazionale.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che si è riunito per discutere la questione il #ArtsakhBlockade il 20 dicembre scorso, ha chiesto la fine del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin). Le forze di mantenimento della pace russe, che hanno il compito di sorvegliare l’autostrada Stepanakert-Goris dalla fine della guerra dei 44 giorni del 2020 dell’Azerbajgian contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh, non solo sono rimasti a guardare ma hanno anche barricato la strada da ambedue le direzioni, per impedire un’ulteriore escalation della situazione se le persone radunate dovessero avanzare verso le miniere nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Tutta questa situazione provoca un sentimento di impotenza che è insopportabile.
Peraltro, questa è una di quelle notizie che non è finita in prima pagina o nei telegiornali, nonostante il fatto che documenta il fallimento della missione di pace russa in Nagorno-Karabakh, a parte del fatto che si tratta di un genocidio in corso… da più di 100 anni. L’Armenia accusa le forze di mantenimento della pace russe di non aver impedito quello che ha definito un “blocco illegale” dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, popolata da armeni, vittime di una guerra scatenata dall’Azerbajgian che dura da più di 30 anni. Yerevan accusa Baku di aver creato una crisi umanitaria nelle montagne dell’Alto Karabakh, bloccando l’unico collegamento terrestre dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh con l’Armenia. Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha detto in chiare lettere, direttamente in faccia al Presidente russo, Vladimir Putin, che il contingente di mantenimento della pace russo in Nagorno-Karabakh “non sta adempiendo al suo obbligo di controllare il Corridoio di Lachin” e di impedire che “eco-attivisti” azeri bloccano la strada chiave per protestare contro quello che sostengono sia uno sfruttamento minerario illegale. Baku – sempre pronto a mentire e diffondere fake news – sostiene contro la realtà dei fatti, che la protesta “ecologica” è stata spontanea e che i trasporti civili possono circolare liberamente in entrambe le direzioni tra l’Armenia e l’Artsakh. Azerbajgian nega che è responsabile per la chiusura della strada Goris-Stepanakert e nel contempo nega che è chiusa. E siamo sempre a punto e daccapo.
Nel frattempo costatiamo una totale inattività da parte dell’Unione Europea. Il 24 dicembre scorso, Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha scritto in un post su Twitter: «Constructive phone call with Azeri Foreign Minister @Bayramov_Jeyhun. Discussed the need for freedom of movement and humanitarian access through Lachin corridor, importance of maintaining stability and EU presence in the region following closure of @EUMCAP» [Telefonata costruttiva con il Ministro degli Esteri azero @Bayramov_Jeyhun. Discusso la necessità di libertà di movimento e accesso umanitario attraverso il Corridoio di Lachin, l’importanza di mantenere la stabilità e la presenza dell’Unione Europea nella regione dopo la chiusura di @EUMCAP].
Sono passate 6 giorni e nel frattempo Borrell ha twittate su diversi conflitti nel mondo, ma non ha dato più segno di vita riguardante il Caucaso meridionale. Intanto, i fatti – che contano al contrario delle parole vuote – dimostrano che dopo la sua telefonata “construttiva” con Jehun Bayramov il Corridoio di Berdzor (Lachin) è sempre chiuso e la situazione per i 120.000 Armeni dell’Artsakh tenuti in ostaggio dall’Azerbajgian peggiora con ogni ora che passa.
Appello del Coordinamento delle organizzazioni e associazioni armene in Italia per scongiurare una crisi umanitaria in Nagorno-Karabakh, 30 dicembre 2022
Dal 12 dicembre 120.000 Armeni del Nagorno-Karabakh (Artsakh) sono isolati dal resto del mondo a causa di un blocco operato da Azeri lungo l’unica strada di collegamento con l’Armenia.
Scarseggiano cibo, medicine, carburante. La popolazione (compresi 30.000 bambini e 20.000 anziani) è sull’orlo di una crisi umanitaria. Non il miglior modo di passare le festività.
Ci uniamo agli inviti rivolti dalla comunità internazionale affinché questo blocco cessi immediatamente e sia riconsegnato il diritto alla vita alla popolazione e scongiurata una nuova pulizia etnica.
Ci appelliamo al parlamento italiano affinché, così come già fatto da quello spagnolo, adotti una risoluzione che spinga le autorità dell’Azerbajgian a ripristinare immediatamente e senza condizioni il transito lungo la strada nel Corridoio di Lachin.
Attendiamo da parte delle forze politiche e delle istituzioni italiane un invito in tal senso e un appello alla vera pace nella regione.
“Importanti attori e organizzazioni internazionali hanno espresso valutazioni dirette e mirate. Il blocco in corso dà motivo di affermare che le valutazioni non sono più sufficienti perché la situazione non cambia, è necessario passare alle azioni. In particolare, ho esortato il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a inviare una missione conoscitiva nel Corridoio di Lachin per comprendere la situazione sul campo e avere le basi per le sue conclusioni”, ha detto ai giornalisti Kristinne Grigoryan, il Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia. Ha aggiunto che è necessario inviare la missione perché l’Azerbaigian sta falsificando la realtà.
L’Armenia ha intentato una causa contro l’Azerbajgian presso la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite nell’ambito dei procedimenti del Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale, informa un comunicato stampa della Corte.
Il 14 dicembre, l’Armenia ha informato in una lettera in conformità con i regolamenti della Corte Internazionale di Giustizia del blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian e della conseguente violazione dei diritti del popolo dell’Artsakh. Allo stesso tempo, nello stesso giorno, l’Armenia ha presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo, chiedendo l’applicazione di misure cautelari nei confronti dell’Azerbajgian e obbligando quest’ultimo a sbloccare il Corridoio di Lachin.
Il 21 dicembre, la Corte Europea ha deciso, sulla base dell’articolo 39 del Regolamento della Corte, di obbligare l’Azerbajgian ad adottare tutte le misure necessarie e sufficienti per garantire il movimento di persone gravemente malate bisognose di cure mediche in Armenia attraverso il Corridoio di Lachin, così come le persone rimaste senza casa per strada o bisognose di mezzi di sussistenza.
L’Ufficio dell’informazione dell’Artsakh ha informato, che a causa del blocco da parte dell’Azerbajgian dell’unica strada che collega l’Artsakh all’Armenia, tre pazienti del Centro Medico Repubblicano del Ministero della Salute dell’Artsakh (con Cardiopatia valvolare, marcata insufficienza delle valvole mitrale e aortica, Ritmo cardiaco patologica, fibrillazione atriale – forma parossistica e Carcinoma invasivo aspecifico della mammella sinistra, endometriosi, cancro del collo dell’utero), con la mediazione e l’accompagnamento del Comitato Internazionale della Croce Rossa, sono stati trasferiti oggi in diversi centri medici specializzati dell’Armenia.
Ovviamente, la situazione drammatica nel Caucaso meridionale non ci meraviglia. Basta prendere conoscenza delle valutazioni di Freedom House, l’istituzione che produce ricerche e rapporti su una serie di questioni tematiche fondamentali relative alla democrazia, ai diritti politici e alle libertà civili nei Paesi di tutto il mondo. L’Azerbajgian è il “partner affidabile” dell’Unione Europea, che “ripulisce” il gas russo di Vladimir Putin (con cui finanzia la guerra in Ucraina) e lo “ricicla” come gas azero in accordo con Ursula von der Leyen, l’amichetta di Ilham Aliyev (con cui finanzia la guerra nel Caucaso meridionale), secondo Freedom House è un Paese “non libero”, con un punteggio di 9 su 100 (1 punto in meno rispetto all’anno precedente), un punteggio per i diritti politici 2 su 40 e per le libertà civili 7 su 60. Classificato come regime autoritario consolidato, l’Azerbaigian riceve nel rapporto “Nazioni in transito 2022” di Freedom House una percentuale di democrazia di 1 su 100. Freedom House osserva che il potere nel regime autoritario dell’Azerbajgian rimane fortemente concentrato nelle mani di Ilham Aliyev, che è Presidente dal 2003, e della sua famiglia allargata. La corruzione è dilagante e l’opposizione politica formale è stata indebolita da anni di persecuzione. Negli ultimi anni le autorità hanno attuato un’ampia repressione delle libertà civili, lasciando poco spazio all’espressione o all’attivismo indipendente.
Nel frattempo, arrivano notizie cariche di un significato nefasto da Hadrut e Sushi (città dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh occupate dall’Azerbajgian) e dall’exclave azerbajgiana di Nakhichevan. Il Primo Viceministro della Difesa-Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dell’Azerbajgian, il Colonnello Generale Karim Valiyev, ha visitato i commando presso un’ex base militare dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh a Hadrut, presso un’ex scuola dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh a Shushi e posizioni militari lungo la linea di contatto tra Artsakh/Nagorno-Karabakh e Azerbaigian.
Nell’ex città armena di Hadrut, città di Artsakh/Nagorno-Karabakh conquistata nell’ottobre 2020, un’ex base militare che ospitava le truppe del Karabakh ora ospita dei commando azeri addestrati dai Turchi. Durante la visita, il Generale Valiyev ha esortato le truppe di mantenere un elevato stato di prontezza al combattimento. Hadrut aveva una popolazione a maggioranza etnica armena prima della guerra del Nagorno-Karabakh del 2020. Numerosi civili armeni furono uccisi a Hadrut e dintorni dalle forze azere durante o dopo la battaglia. Successivamente, i soldati azeri hanno vandalizzato proprietà armene, tra cui la chiesa locale e il cimitero, cancellandone le croci di pietra.
Un’ex scuola a Shushi ora ospitata le forze armate dell’Azerbajgian.
Il Capo di Stato Maggiore Generale ha visitato le unità militari nelle aree liberate
Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, 29 dicembre 2022
(Nostra traduzione italiana dall’azero)
Il Primo Viceministro della Difesa-Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dell’Azerbajgian, il Colonnello Generale Karim Valiyev e altri dirigenti del Ministero hanno visitato le unità militari dispiegate nelle aree liberate.
Il Capo di Stato Maggiore ha trasmesso al personale interessato i compiti del Ministro della Difesa, il Colonnello Generale Zakir Hasanov. Ha dato ordine di prestare particolare attenzione alla professionalità del personale e all’addestramento al combattimento delle truppe, per aumentare l’intensità dell’addestramento, comprese le esercitazioni sul campo.
Quindi, incontrando il personale in servizio nelle posizioni di combattimento, il Colonnello Generale K. Valiyev ha apprezzato molto la loro preparazione al combattimento e morale-psicologico.
Successivamente, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dell’Azerbajgian ha visitato diverse unità militari, inclusa l’unità militare Commando, e ha anche incontrato il personale militare in servizio a Shusha.
Il Colonnello Generale K. Valiyev ha preso conoscenza delle condizioni create per il personale nelle unità militari e ha dato istruzioni per aumentare ulteriormente la capacità di combattimento e mantenere lo stato di prontezza al combattimento ad alto livello.
Parlando dei risultati ottenuti nel quadro delle riforme attuate nell’esercito sotto la guida del Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian, il Comandante in Capo delle Forze Armate, il Signor Ilham Aliyev, il Capo di Stato Maggiore ha osservato che le capacità operative e di combattimento dell’esercito dell’Azerbajgian sono aumentate in modo significativo a seguito delle misure attuate.
Il Primo Viceministro della Difesa ha assegnato compiti rilevanti davanti al comando per aumentare ulteriormente la qualità dell’addestramento e delle esercitazioni al fine di mantenere ad alto livello l’addestramento tattico-speciale e il livello professionale del personale, nonché applicare ampiamente l’acquisito esperienza di combattimento negli esercizi del prossimo anno.
Dopo aver pranzato con il personale militare, il Capo di Stato Maggiore si è interessato alle preoccupazioni del personale militare e, a nome della leadership del Ministero della Difesa, si è congratulato con loro per l’imminente Giornata di Solidarietà degli Azeri e per le vacanze di Capodanno.
Il Nagorno Karabakh Observer riferisce che Vasif Talibov, il Governatore dell’exclave azerbajgiana di Nakhichevan dal 1995, si è dimesso. Secondo alcuni rapporti, è stato costretto a dimettersi direttamente da Baku. Secondo quanto riferito, si è dimesso a causa di abuso di potere e corruzione durante i suoi 27 anni al potere nell’exclave ermeticamente sigillata di Nakhichevan (collegata con l’Azerbajgian via aereo [l’Armenia non impedisce l’atterraggio di aerei, come invece l’Azerbajgian fa per l’Artsakh; mentre l’Armenia è disposto a permettere il passaggio di veicoli, persone e merce sul suo territorio tra Azerbajgian e Nakhichevan attraverso la regione di Sunyuk, Baku pretendo un “Corridoio di Zangegur” extraterritoriale azero, inaccettabile per l’Armenia). Nell’exclave esiste poca o nessuna stampa indipendente [come nell’Azerbajgian proprio], le ragioni effettive delle sue dimissioni potrebbero differire dalle versioni ufficiali. Nei giorni scorsi è stato nominato un nuovo governatore del Nakhichevan, Fuad Najafli, indicato come “rappresentante speciale del Presidente dell’Azerbaigian” nell’exclave. Ha visitato il principale centro di addestramento dell’esercito azero con capi militari locali di alto rango.
Era presente anche Kerim Mustafayev, Viceministro della Difesa e dal 2014 Capo del Presidio militare del Nakhichevan.
L’assalto minaccioso dell’Azerbajgian e della Turchia contro gli Armeni
di Uzay Bulut [1]
Provvidence [2], 29 dicembre 2022
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
L’Azerbajgian continua i suoi assalti politici, economici e soprattutto militari contro il popolo autoctono armeno che vive nell’Artsakh, noto anche come Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale.
Il 12 dicembre, l’Azerbajgian ha bloccato il cruciale Corridoio di Lachin, che è l’unica ancora di salvezza della Repubblica di Artsakh. È il collegamento dell’Artsakh con il mondo esterno. Questo blocco significa che l’Artsakh è attualmente privato di cibo, forniture mediche e altri rifornimenti vitali trasportati nella regione attraverso il Corridoio di Lachin. L’Azerbajgian ha anche interrotto la fornitura di gas all’Artsakh, creando lì un’altra crisi umanitaria. Questa è stata la terza volta quest’anno che la fornitura di gas è stata interrotta. Il 16 dicembre è stata ripristinata la fornitura di gas ad Artsakh, ma il blocco azero continua a tagliare fuori dal resto del mondo 120.000 armeni che vivono nella regione.
Questa aggressione è culminata durante la guerra azero-turca di 44 giorni contro l’Artsakh nel 2020, durante la quale sono stati commessi molti crimini di guerra e crimini contro l’umanità verso gli Armeni. Esecuzioni sommarie, torture, trattamenti disumani, vaste distruzioni di proprietà, deportazioni illegali e presa di ostaggi erano all’ordine del giorno. Durante la guerra, le forze armate azere hanno preso di mira intenzionalmente la popolazione civile, bombardando città e villaggi nell’Artsakh.
Il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, e il Presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, che sostiene la guerra dell’Azerbajgian contro gli Armeni, hanno ripetutamente chiarito che il loro obiettivo è la pulizia etnica della popolazione armena dalla regione.
Il 29 gennaio 2015, ad esempio, Aliyev ha twittato: “L’Armenia non è nemmeno una colonia, non è nemmeno degna di essere una serva”.
Dopo la firma dell’accordo di cessate il fuoco il 9 novembre 2020 tra l’Azerbajgian e l’Armenia per sospendere la guerra azera contro l’Artsakh, Aliyev si è rivolto alla nazione azera il 10 novembre. Ha detto: “Lo abbiamo messo [il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan] al suo posto. Gli abbiamo dato una lezione. Li abbiamo cacciati [gli Armeni] dalle nostre terre come cani. Ho detto che li avremmo inseguiti, che li avremmo inseguiti come cani, e li abbiamo inseguiti, li abbiamo inseguiti come cani. Lui [Pashinyan] sta ora firmando questo documento per paura, sapendo che verremo ad Aghdam, Kalbajar e Lachin. Nessuno può fermarci. Tutti vedono la nostra forza; tutti sanno cosa rappresenta il nostro pugno di ferro. Per questo li abbiamo cacciati e abbiamo perfettamente ragione”. E ancora: “Abbiamo detto che avremmo cacciato il nemico dalle nostre terre! Non siamo interessati a nessuna trattativa”.
Nell’aprile del 2021, Aliyev ha aperto un “Parco dei trofei militari” a Baku, la capitale dell’Azerbajgian, con esibizioni di elmetti e manichini caricaturali di soldati armeni per disumanizzarli, umiliando pubblicamente vittime armene e prigionieri di guerra. Aliyev ha attraversato nel parco con orgoglio una galleria di elmetti appartenenti a soldati armeni caduti. L’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Armenia ha pubblicato un rapporto ad hoc intitolato “Un parco divertimenti di soldati armeni uccisi e prigionieri di guerra incatenati aperto a Baku: un museo delle sofferenze umane e una promozione del razzismo”. Secondo il rapporto: “Il ‘parco’ è una chiara manifestazione di razzismo e violenza correlata che rappresenta un grave pericolo immediato per i prigionieri di guerra armeni. Le autorità azere ovviamente sanno che questa delicata esibizione causerà dolore e sofferenza psicologica alle famiglie delle persone scomparse e dei prigionieri, così come alla società armena in generale. Ci sono lunghe code per visitare il ‘parco’. Inoltre, è aperto anche un ‘parco-museo’ delle sofferenze umane per i bambini, anche sotto i 6 anni. L’apertura di un tale ‘parco’ sottolinea chiaramente l’odio ufficiale verso gli Armeni in Azerbajgian e rivela apertamente l’esistenza di una politica statale di odio e di propaganda continua. Questa politica, confermata da evidenze concrete, è, infatti, costantemente attuata da anni”.
Il rapporto fornisce altri esempi del grottesco discorso di odio di Aliyev contro gli Armeni. All’apertura del parco, Aliyev ha dichiarato: “Un Armeno è un barbaro che scava tombe e rimuove i denti d’oro dai morti”. E nel suo discorso nazionale, Aliyev ha detto: “I soldati azeri li espellono (gli Armeni) come cani”. Ha aggiunto: “Continueremo a espellere questi bugiardi (gli Armeni). Ora vedono chi è chi. Vedono che abbiamo insegnato loro una lezione che non dimenticheranno mai. (…) Non hanno né coscienza né moralità. Non hanno nemmeno il cervello”. E ancora: “Yerevan [la capitale dell’Armenia] è la nostra terra storica. Noi Azeri torneremo in queste terre storiche. È il nostro obiettivo politico e strategico e gradualmente lo raggiungeremo”. E ancora: “L’Armenia come Paese non ha valore. In realtà è una colonia, un avamposto gestito dall’estero, un territorio creato artificialmente sull’antica terra azerbajgiana”.
Anche il Presidente turco Erdoğan ha annunciato le ambizioni della guerra contro l’Artsakh dopo la firma dell’accordo di cessate il fuoco. Durante una “parata della vittoria”, organizzata a Baku per celebrare la “vittoria militare” congiunta di Turchia e Azerbajgian sull’Artsakh, Erdoğan ha pronunciato un discorso in cui ha elogiato Enver Pasha, uno degli artefici del genocidio armeno della Turchia ottomana del 1915, che costò la vita a circa 1,5 milioni di Armeni. Durante l’evento si è svolta anche la marcia militare ottomana. Erdoğan ha fatto riferimento all’esercito islamico del Caucaso del 1918 creato da Enver Pasha e guidato dal comandante ottomano, Nuri Pasha. L’esercito islamico del Caucaso è stato responsabile dei massacri per eliminare la popolazione non musulmana di Baku, che era principalmente armena. Erdogan ha dichiarato: “Oggi è il giorno in cui vengono benedette le anime di Nuri Pasha, Enver Pasha e dei coraggiosi soldati dell’Esercito islamico del Caucaso”.
Attraverso le loro azioni e dichiarazioni, sia Aliyev che Erdoğan dichiarano di voler portare a termine l’ennesimo assalto contro il popolo armeno nella regione. Un altro potenziale genocidio armeno si sta svolgendo proprio davanti ai nostri occhi. Cosa stiamo facendo per impedirlo?
[1] Uzay Bulut è una giornalista turca che attualmente è residente in Israele.
[2] Fondata nel 2015 dall’Institute on Religion and Democracy, il sito Providence esamina la politica globale con il realismo cristiano. Si ispira a Christianity & Crisis, la rivista del teologo protestante Reinhold Niebuhr fondata nel 1941 per sostenere l’imperativo morale e geopolitico della leadership americana contro l’aggressione totalitaria.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI].