“Mosca non ci ha difesi dall’Azerbaigian”. L’Armenia denuncia e non firma (Euronews e altri 24,25 e 26.11.02)
“La Russia non ci ha difeso dalle aggressioni dell’Azerbaigian”. Contrapposta a Baku nella contesa del Nagorno-Karabak, l’Armenia ha ufficialmente protestato per il mancato sostegno russo nell’indurre una presa di posizione da parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva: alleanza militare, nota anche con l’acronimo di OTSC, di cui fanno parte sia Erevan che Mosca.
Schiaffo a Mosca: l’Armenia non firma la dichiarazione finale
Una posizione che ha indotto il primo ministro armeno Nikol Pashinian di firmare la dichiarazione finale del vertice dell’Organizzazione, che si è svolto nella capitale georgiana, Tbilisi. “Negli ultimi due anni – ha detto -, per almeno due volte l’Armenia, per quanto paese membro dell’OCST, è stata bersaglio di aggressioni da parte dell’Azerbaigian. È deprimente constatare che l’appartenenza a un tale organismo non abbia dissuaso l’Azerbaigian dall’intraprendere azioni aggressive contro di noi. Ed è deprimente che non abbia ancora trovato una risposta a tali aggressioni”.
Il primo ministro armeno: “Autogol per l’OCST: screditata la sua immagine”
Timore armeno è che una mancata presa di posizione da parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva possa essere interpretato dall’Azerbaigian come “un avallo delle sue politiche”. Le ricadute ha poi aggiunto, sarebbero negative per la stessa immagine dell’OCST, non soltanto in Armenia, ma anche sulla scena internazionale. All’origine delle rimostranze armene, l’accusa di Erevan a Baku di aver occupato a settembre una porzione del suo territorio, in seguito a scontri che avrebbero provocato quasi trecento morti. L’Armenia aveva allora subito denunciato l’accaduto, sollecitando un sostegno militare a Mosca.
Timida la reazione di Putin. Vertice spaccato sulla guerra in Ucraina
In proposito, a Tbilisi, il presidente russo Putin si è limitato ad esprimere l’augurio che Armenia e Azerbaigian rispettino gli accordi che novembre 2020 hanno posto fine all’ultima fase del conflitto per il Nagorno-Karabakh. Al vertice i paesi membri dell’OCST – che oltre a Russia ad Armenia comprendono anche Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan – si sono mostrati divisi anche in merito alla guerra in Ucraina. Il presidente kazako Kasim-Yomart Tokayev ha sollecitato la ricerca di una soluzione pacifica e sottolineato come “ogni guerra debba concludersi con un trattato di pace”. Tra i più fedeli alleati di Mosca, quello bielorusso Alexander Lukashenko ha invece subordinato la sopravvivenza stessa dell’OCST alla vittoria russa in Ucraina.
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