Gariwo rilancia la Convenzione Onu contro i genocidi (Korazym 09.12.21)
A settembre 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito il 9 Dicembre come Giornata Internazionale per la Commemorazione e la dignità delle vittime di genocidio, e della prevenzione di questo crimine. Il 9 Dicembre è anche l’anniversario dell’adozione della Convenzione sulla Prevenzione e Condanna del Crimine di Genocidio (La Convenzione sul Genocidio) del 1948.
Lo scopo della giornata è quello di aumentare la consapevolezza sulla Convenzione sul genocidio e sul suo compito di combattere e prevenire il crimine di genocidio, come definito nella Convenzione, e di commemorare e onorare le sue vittime. Con l’adozione della risoluzione, senza una votazione, l’Assemblea dei 193 membri, ha ribadito la responsabilità di ogni singolo Stato di proteggere la sua popolazione dal genocidio che implica la prevenzione del reato e l’istigazione ad esso.
Mentre i conflitti hanno diverse cause, i conflitti volti allo sterminio etnico sono basati sull’identità. Il genocidio e le atrocità ad esso connesse tendono a verificarsi in società con diversi gruppi nazionali, razziali , etnici o religiosi che sono bloccati nei conflitti identitari.
E non sono semplicemente le differenza di identità, reali o percepite, che generano il conflitto, ma quello che queste differenze implicano, in termini di accesso al potere e alla ricchezza, ai servizi e alle risorse, all’occupazione, all’opportunità di sviluppo, alla cittadinanza e al godimento dei diritti e delle libertà fondamentali. Questi conflitti sono fomentati dalla discriminazione, dai discorsi che incitano all’odio e alla violenza e ad altre violazioni dei diritti umani.
In occasione di questa giornata Pietro Kuciukian, console onorario d’Armenia in Italia e co-fondatore di Gariwo, ha sottolineato il genocidio armeno ed i ‘giusti’ Jakob ed Elizabeth Künzler: “Durante la prima guerra mondiale, dal 1915 al 1918 i coniugi Künzler furono testimoni oculari dei massacri degli armeni, il primo genocidio del Novecento.
Le sue memorie costituiscono una testimonianza di verità di quanto accaduto nei deserti dell’Anatolia, testimonianza che si aggiunge alla documentazione fotografica di Armin T. Wegner, un Giusto per gli Armeni onorato al Giardino della Collina dei Templi nel 2018”.
Il console Kuciukian ha ricordato l’accanimento contro i bambini: “Nel primo genocidio del secolo è proprio contro i bambini che si è esercitata la violenza più efferata dei persecutori, tanto più devastante in quanto esercitata su esseri in crescita. Dopo il 1918 gli orfani, armeni, assiri, caldei, siriaci e greci, curdi, dispersi in tutta l’Anatolia erano 140.000”.
Proprio i coniugi Künzler furono la salvezza dei bambini: “Finita la guerra, il governo turco decretò la chiusura della missione tedesca e i Künzler nel 1922 organizzarono il trasferimento di 8000 orfani armeni raccolti da vari paesi, villaggi e città: Kharput, Malatia, Mardin, Dyarbekir.
Fu un esodo biblico, una vera e propria migrazione con carri, muli, cavalli che durò giorni e giorni. Carovane lunghissime arrivarono ad Aleppo in Siria, allora sotto mandato francese. Da Aleppo i coniugi Künzler riuscirono a trasferire i loro protetti in Libano, prima a Beirut, poi a Ghazir.
Jakob ed Elizabeth Künzler organizzarono e diressero in Libano l’orfanotrofio di Ghazir finanziato dalla ‘Associazione Svizzera di aiuto agli armeni’ e dagli americani della ‘Near East Relief Society’, fondata dall’Ambasciatore degli Stati Uniti a Costantinopoli Henry Morgenthau. Agli orfani armeni si insegnava anche la lingua araba e la pratica di mestieri utili alla sopravvivenza. Un grande tappeto tessuto dalle orfane armene di Ghazir fu donato al presidente degli Usa che lo appese nella Casa Bianca”.
Mentre il fondatore di Gariwo, Gabriele Nissim, ha rilanciato la convenzione ONU contro i genocidi: “Viviamo in un mondo pericoloso che ci spinge a ripensare la sfida di Gariwo e il ruolo dei giardini dei giusti nella società. Siamo chiamati a una grande responsabilità. Fare dei giardini il supporto morale e culturale della Convenzione delle Nazioni contro i genocidi. Ci sono brutti segnali nel mondo”.
Ed ha ricordato l’impegno dei ‘Giardini dei giusti’: “A Gariwo con i Giardini dei giusti vogliamo rendere vivo lo spirito di questa Convenzione in modo che possano diventare un fondamentale supporto culturale nella società.
Lo possiamo fare in vari modi a partire dalla grande esperienza che abbiamo fatto in questi anni. Possiamo insegnare che qualsiasi persona nel suo piccolo può diventare nel suo spazio di responsabilità un argine nei confronti dell’odio e dei genocidi.
Per questo il giardino non è la vetrina di santi ed eroi, ma il luogo del bene possibile alla portata di tutti… Il Giardino non fa prediche, non impone un paradigma, non offre una soluzione, ma invita le persone a pensare in autonomia”.