Prima memoria liturgica di San Gregorio di Narek (Korazym 01.03.21)
“In quest’ottica vorrei infine evocare un altro grande testimone e artefice della pace di Cristo, san Gregorio di Narek, che ho proclamato Dottore della Chiesa. Egli potrebbe essere definito anche ‘Dottore della pace’. Così ha scritto in quello straordinario Libro che mi piace pensare come la ‘costituzione spirituale del popolo armeno’”.
Così disse papa Francesco quando, nel corso del suo viaggio apostolico in Armenia, nel 2016, prese parte a Yerevan all’incontro ecumenico e di preghiera per la pace. Nel Libro delle Lamentazioni, infatti, san Gregorio di Narek aveva rivolto al Signore un’invocazione di perdono e misericordia per i nemici: ‘Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali! Estirpa la viziosa condotta terrena e radica quella buona in me e in loro (Libro delle Lamentazioni, 83,1-2)’.
L’anno prima, nel 2015, papa Francesco aveva dichiarato san Gregorio di Narek, già venerato come santo dalla Chiesa apostolica armena e dalla Chiesa cattolica, ‘Dottore della Chiesa universale’; ed in tale occasione aveva anche inviato un messaggio agli armeni richiamandosi, nel senso della solidarietà, alle parole profetiche di san Gregorio di Narek, ‘formidabile interprete dell’animo’.
E per ricordare questo eminente Dottore della Chiesa, in Vaticano sabato scorso, giorno della sua prima memoria liturgica, nella basilica di san Pietro si è svolta una Messa, presieduta dal card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ed concelebrata da mons. Lévon Bogos Zékyian, arcivescovo di Istanbul degli Armeni e delegato pontificio per la Congregazione Armena Mechitarista, e mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Subito dopo nei Giardini Vaticani presso la statua di san Gregorio di Narek, mons. Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa Armena Apostolica a Roma, ha presieduto una preghiera ecumenica alla presenza del card. Kurt Koch, presidente del dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Nell’omelia il card. Leonardo Sandri ha ricordato il giorno di quella celebrazione del 2015: “Ora un’altra stella dell’Oriente risplende nel firmamento della Chiesa Universale, perchè san Gregorio di Narek ne è stato proclamato Dottore. Per tale motivo nel 2018 ha avuto luogo la benedizione della sua statua nei Giardini Vaticani, e quest’anno l’inserimento nel Calendario Generale della Chiesa Latina della sua memoria liturgica come Dottore, il 27 febbraio.
Oggi siamo qui riuniti a celebrare l’Eucarestia, il più autentico gesto di rendimento di grazie perché si unisce a quello di Cristo che offre la sua vita al Padre sulla croce e siamo riconoscenti a Papa Francesco per la sua affettuosa benevolenza verso il popolo armeno, come nella sua visita in Armenia del 2016, coronata con il lancio delle colombe della pace dal Monastero di Khor Virap, e in questi tempi con gli appelli rivolti negli ultimi mesi per la pace e la riconciliazione nel Caucaso”.
Questa celebrazione avviene a pochi giorno dal viaggio apostolico del papa in Iraq: “Eleviamo la nostra preghiera per lui quest’oggi, soprattutto nell’imminenza del Viaggio Apostolico in Iraq.
Un secolo fa, Papa Benedetto XV, il papa della Prima Guerra Mondiale, aveva proclamato dottore della Chiesa Universale un altro figlio dell’Oriente, Sant’Efrem il Siro; papa Francesco, il papa che evocato la ‘guerra mondiale a pezzi’ e che ha indicato san Gregorio di Narek come stella nel firmamento nei dottori, vola nelle terre che insieme alla Siria pur sofferente si appellano a Sant’Efrem come padre ed ispiratore. Un incrocio di storie, di sofferenze, di santità e di sapienza”.
Inoltre il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ha spiegato il significato del celebrare questa memoria liturgica: “Con la sua testimonianza egli infatti ci chiede se vogliamo essere cristiani solo di nome o per antica tradizione, o perchè vogliamo essere oggi discepoli del Signore, come lui ha fatto, diventando maestro di sapienza e di dottrina.
Una sapienza che non è data dai fiumi di inchiostro utilizzati per le sue opere, ma è data dal sapore di Cristo sperimentato nella vita e confluito nelle pagine da lui composte. Pagine scritte con la luce anche se pronunciate nelle tenebre, come quelle della malattia: ‘abbattuto dai miei crimini, sul letto delle mie malattie e il letamaio dei miei peccati, non sono niente più che un cadavere vivente, un morto che ancora parla’”.
Ed infine la testimonianza di san Gregorio di Narek può ridestare la speranza nei cattolici, specialmente per quelli che vivono in Armenia: “Ai cristiani di Oriente e di Occidente, dentro le tenebre che avvolgono le nazioni, è dato di ridestare i propri cuori alla speranza, riscoprendo il dono della fede e vivendolo come una vocazione che offre la possibilità di una testimonianza: in ogni parte della terra e di fronte ad ogni dolorosissima ferita, perchè nessun potere umano potrebbe strapparci il nostro cuore immerso in Dio e le nostre labbra per cantare i suoi inni di lode”.