La chiesa degli armeni cattolici messa in vendita su internet (Avvenire 26.01.21)
Le autorità turche hanno messo in vendita al prezzo di 6,3 milioni di lire (poco più di 800mila dollari) una antica chiesa armena a Bursa, metropoli a sud del mar di Marmara e poggiata sulle pendici dell’antico monte della Misia, in Turchia.
Nell’annuncio si legge: “Una chiesa storica, situata nella regione di Bursa e divenuta proprietà privata, è oggi in vendita. Costruita dalla popolazione armena che vive in questa regione, la chiesa è stata venduta ed è diventata proprietà privata in seguito al cambiamento demografico ed è stata poi usata dopo il 1923 come magazzino per il tabacco, poi come fabbrica per la tessitura.
La chiesa, situata a Bursa, città inserita nella lista Unesco dei patrimoni mondiali dell’umanità, può essere utilizzata per scopi turistici a causa della sua particolare ubicazione”.
L’indicazione del “cambiamento demografico” allude in modo vago al genocidio degli armeni e alla fuga di molti cristiani greci negli ultimi anni dell’impero ottomano e i primi annidella nuova Repubblica laica.
Nell’atto di vendita si precisa infatti che il luogo di culto può diventare tanto un centro culturale, quanto un luogo per l’arte, un museo o un più prosaico hotel con finalità commerciali. Immediate e critiche le reazioni della comunità cristiana armena e dei movimenti di opposizione: Garo Pylan, parlamentare di etnia armena del partito di opposizione Hdp attacca: “Una chiesa armena in vendita a Bursa. Ma è mai possibile mettere in vendita un luogo di culto? Come possono lo Stato e la società permettere tutto questo? Vergognatevi!”.
Il capo della Chiesa armena cattolica di Turchia, l’arcivescovo Levon Zekiyan ha confermato, in seguito, che la chiesa, la Surp Krikor Lusavoriç, situata nella regione di Setbaşı/Bursa, era appartenuta alla comunità degli armeni cattolici, ma ha dovuto confessare che “la comunità armena non ha i mezzi finanziari per acquistare questa chiesa”. Al tempo stesso ha precisato: “Non ci disturba la trasformazione della chiesa in un luogo culturale al servizio del pubblico. Noi speriamo di avere l’autorizzazione a celebrare la Messa almeno una volta all’anno. Prevedo di discutere di questo nei prossimi giorni con le autorità locali”.
Il Patriarcato armeno apostolico di Turchia ha pubblicato, invece, una dichiarazione nella quale si dice che “è una cosa molto triste che certe persone percepiscano una chiesa come una mercanzia commerciale, o una fonte di guadagno”.
Secondo Asia News che ha riportato la notizia, per la comunità cristiana turca la decisione di vendere un luogo di culto è solo l’ultimo di una serie di episodi controversi che mostrano il mancato rispetto, se non il disprezzo e il mercimonio del patrimonio religioso e culturale: nei mesi scorsi avevano tenuto banco le conversioni in moschee delle antiche basiliche cristiane – poi musei a inizio ‘900 sotto Ataturk – di Santa Sofia e Chora.
Decisioni – stando ad Asia News – controverse nel contesto della politica “nazionalismo e islam” impressa dal presidente Recep Tayyip Erdogan per nascondere la crisi economica e mantenere il potere.
Era degli armeni cattolici la chiesa messa in vendita su internet (Asianews 25.01.21)
Dopo il genocidio degli armeni, la chiesa è passata in mani private e ora è in vendita per farne un centro culturale o un hotel a Bursa. Levon Zekiyan, capo della Chiesa armena cattolica di Turchia: “La comunità armena non ha i mezzi finanziari per acquistare questa chiesa”.
Istanbul (AsiaNews) – Apparteneva agli armeni cattolici la chiesa messa in vendita su internet quasi una settimana fa. Lo ha rivelato il capo della Chiesa armena cattolica di Turchia, l’arcivescovo Levon Zekiyan. Egli ha confessato con dispiacere che “la comunità armena non ha i mezzi finanziari per acquistare questa chiesa”.
Più di una settimana fa è apparso su internet un annuncio che metteva in vendita al prezzo di 6,3 milioni di lire (poco più di 800mila dollari) una antica chiesa armena a Bursa, metropoli a sud del Mar di Marmara e poggiata sulle pendici dell’antico monte della Misia, celebre località turistica.
Nell’annuncio si spiegava che la chiesa era divenuta “proprietà privata in seguito al cambiamento demografico ed è stata poi usata dopo il 1923 come magazzino per il tabacco, poi come fabbrica per la tessitura”. L’indicazione del “cambiamento demografico” alludeva in modo vago al genocidio degli armeni, che ha prodotto lo svuotamento delle comunità agli inizi del secolo XX.
Nella proposta di vendita si precisava che il luogo di culto può diventare un centro culturale, un luogo per l’arte, un museo o hotel con finalità commerciali.
La chiesa in questione è la Surp Krikor Lusavoriç, situata nella regione di Setbaşı/Bursa. Sottolineando ancora che la comunità armena non ha i soldi per acquistare la chiesa, mons. Levon Zekiyan ha detto che “non ci disturba la trasformazione della chiesa in un luogo culturale al servizio del pubblico. Noi speriamo di avere l’autorizzazione a celebrare la messa almeno una volta all’anno. Prevedo di discutere di questo nei prossimi giorni con le autorità locali”.
Il Patriarcato armeno apostolico di Turchia ha pubblicato una dichiarazione in cui si dice che “è una cosa molto triste che certe persone percepiscano una chiesa come una mercanzia commerciale, o una fonte di guadagno”.
Garo Pylan, parlamentare di etnia armena del partito di opposizione Hdp denuncia: “Una chiesa armena in vendita a Bursa. Ma è mai possibile mettere in vendita un luogo di culto? Come possono lo Stato e la società permettere tutto questo? Vergognatevi!”.