L’ Armenia, chiamata anche Hayastan, è un paese prevalentemente montuoso con una superficie di 29.800 kmq. Confina a nord con la Georgia, a est con l’Azerbaigian e la repubblica armena del Nagorno Karabakh/Artsakh, a ovest con la Turchia e a sud l’Iran. La capitale è Erevan (anche Yerevan), l’antica Erepuni, fondata nel 782 a.C.: è abitata da oltre un milione di abitanti e si estende in una piana a circa mille metri d’altitudine, dominata dall’imponente prospettiva del monte Ararat che si staglia con i suoi 5165 metri poco oltre il confine turco. La moneta è la Dram. La bandiera nazionale è il tricolore a fasce orizzontali rossa-blu e arancione. I circa tre milioni di abitanti professano quasi tutti la religione cristiana.
Amministrativamente la repubblica di Armenia è suddivisa in undici regioni (marz), compresa la capitale che ha uno status speciale, nelle quali sorgono 48 città e oltre novecento villaggi la maggior parte dei quali censiti come rurali. Oltre alla capitale, le principali città sono Gyumri, Vanadzor, Alaverdi, Dilijan, Hrazdan, Vardenis e Goris. Il territorio, molto verde, è ricco di testimonianze della millenaria presenza armena (chiese, monasteri, fortezze) e importanti siti archeologici come quello di Carahunge (la Stonehange armena ma più vecchia di oltre 3000 anni) e le caverne della regione di Vayots Dzor dove è stata ritrovata una “scarpa” in perfetta conservazione costruita circa settemila anni fa.
Nel 1918, dopo l’esperienza della Repubblica Federativa Transcaucasica, venne proclamata la Repubblica Democratica di Armenia (conosciuta come la Prima Repubblica), sovietizzata nel 1920 e trasformatasi ufficialmente in Repubblica Socialista Sovietica di Armenia nel 1922. Nel settembre del 1991, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Armenia dichiara la propria indipendenza e diventa Repubblica d’Armenia.
Il principale collegamento con l’Armenia è quello aereo con scalo all’aeroporto internazionale Zvartnots di Erevan. Per le note vicende storico-politiche sono chiusi i confini con la Turchia e l’Azerbaigian.
L’attuale repubblica di Armenia insiste su un territorio che rappresenta una minima parte della Grande Armenia nella quale si è sviluppata la civiltà del suo popolo.
Tutta la porzione ad ovest (la più estesa, denominata appunto Armenia occidentale), dopo le note vicende del genocidio (Metz Yeghern) del 1915-16, è stata occupata dai turchi sicché anche il monte Ararat, il simbolo del popolo armeno, si trova oltre il confine.
Dopo la persecuzione genocidiaria dei Giovani Turchi, la “nuova” Turchia di Ataturk tentò di mettere in atto la soluzione finale e di eliminare definitivamente il popolo armeno. Solo una disperata resistenza degli armeni (culminata nella vittoriosa battaglia di Sardarapat nel maggio del 1918) consentì loro di evitare l’annientamento e di ricreare ufficialmente una patria dando vita alla piccola Repubblica Democratica che riuscì per circa tre anni a mantenere la propria indipendenza prima di essere coinvolta nel processo di sovietizzazione di tutta la regione.
Nei suoi settanta anni di esperienza sovietica l’Armenia si ritrovò a dover scontare il problematico rapporto con il potere centrale e con la confinante Turchia. Mosca non nascondeva l’ambizione di agganciare i turchi (che dal 1952 facevano parte della NATO) e anche per tale ragione cercò di mettere a tacere le rivendicazioni armene sul genocidio salvo solo autorizzare nel cinquantesimo anniversario la costruzione del memoriale a Yerevan (Tzitzernakaberd). L’Armenia, fra tutte le repubbliche sovietiche, era quella che vantava il maggior numero di tecnici “locali” e che coltivava un rapporto, ancorché logisticamente “difficile”, con la Diaspora sparsa nel mondo.
Un devastante terremoto alla fine del 1988 (Gyumri e nord Armenia) causò oltre trentamila morti ed accrebbe le difficoltà economiche del Paese che già doveva confrontarsi con l’Azerbaigian (turco e musulmano) per il controllo della regione armena del Nagorno Karabakh/Artsakh (che Stalin aveva concesso agli azeri nonostante fosse popolata per il 95% da armeni).
Lo scontro etnico (con massacri e pogrom di armeni in numerose località dell’Azerbaigian) si tramutò nel 1992 in una sanguinosa guerra conclusasi con un armistizio nel 1994 che confermò il controllo armeno del Nagorno Karabakh resosi indipendente dall’Azerbaigian nel 1991.
Dal 1991 la giovane repubblica di Armenia, fra molte difficoltà sopratutto di carattere economico, ha cominciato a costruire un nuovo futuro.