Azerbaigian-Armenia, la guerra pigra che coinvolge Turchia e Russia (Il Manifesto 29.07.20)
A giudicare dalle notizie che si rincorrono, la miccia della guerra aperta tra Azerbaigian e Armenia potrebbe accendersi in ogni momento mettendo a soqquadro tutto il Caucaso. Ieri il Ministero della Difesa azero ha annunciato esercitazioni congiunte con la Turchia da oggi fino al 10 agosto che si terranno in diverse zone del paese dalla capitale Baku fino a Kurdamir e Yevlakh.
«Nel nostro paese si terranno esercitazioni tattiche congiunte tra Azerbaigian e Turchia su larga scala con la partecipazione delle forze di terra e delle forze aeree di entrambi i paesi. Le esercitazioni congiunte coinvolgeranno fanteria, veicoli blindati, l’artiglieria, l’aviazione e la difesa aerea degli eserciti dei due paesi», ha affermato.
Malgrado abbia subito voluto aggiungere che «tradizionalmente» le war games dei due stati turcofoni si tengono sempre in questo periodo dell’anno non è sfuggito a nessuno il messaggio intimidatorio mandato a Erevan. Il presidente russo Putin prima di schierare la flotta sul Caspio e sul mar Nero, ha avuto un colloquio con Recep Erdogan conclusosi però con un nulla di fatto. La vera novità è che da ormai quasi una settimana i due governi si stanno reciprocamente accusando di aver iniziato ad operare militarmente sulla linea di confine Nagorno-Karabakh.
Le ripercussioni puramente tattiche non sono di poco conto perché il fronte dello scontro apertosi dieci giorni fa sul confine meridionale tra i due paesi viene così allungato di oltre 300 chilometri e portato proprio nel cuore del contenzioso territoriale. Alexander Krylov, ricercatore di relazioni internazionali all’Accademia delle scienze di Mosca ritiene che «questi scontri non siano affatto un preludio a una grande guerra, ma solo un altro episodio di “guerra pigra”: l’Azerbaigian sta conducendo negli ultimi anni cercando di logorare l’Armenia con scontri locali e continue tensioni militari».
Se così fosse anche i tamburi di guerra del Consiglio di sicurezza nazionale turco del 22 luglio farebbero parte di uno scontro in cui alla fine si spara a salve, o quasi. Il documento turco però riprende temi cari al nazionalismo imperiale tardo-ottomano che non fanno presagire nulla di buono. Denunciando l’Armenia che «occupa da anni illegalmente i territori dell’Azerbaigian» si afferma perentoriamente che «la Turchia sosterrà qualsiasi decisione che i fraterni azeri prendono nella loro giusta lotta».
La Russia è sicuramente per ora più tiepida. Maragarita Symonian, incaricata da Putin di seguire da vicino la crisi ha accusato il presidente armeno Nikol Pashinyan di non aver ancora provveduto a riconoscere la Crimea come territorio russo per poter così continuare la politica dei due forni con la Ue e gli Usa. La sensazione ad Ankara e Mosca è che i due paesi in conflitto vogliano tenere sotto scacco i rispettivi alleati per fini di politica interna ma che la situazione potrebbe sfuggire pericolosamente di mano ai contendenti.