Ancora scontri: cosa e chi sta dietro il conflitto tra Armenia e Azerbaijan (Euronews 15.07.20)
L’ultimo bollettino riporta 11 morti tra le fila dell’esercito azero nell’ultima fiammata del conflitto trentennale tra Azerbaijan e Armenia. Da domenica sono in corso nuovi scontri lungo il confine tra le due ex Repubbliche sovietiche, nella regione del Tavush, ricca di risorse energetiche.
La scintilla è divampata ed entrambi i Paesi si incolpano a vicenda per lo scoppio delle nuove ostilità.
Il Ministero della Difesa armeno ha riferito che la parte azera ha ripreso i bombardamenti sulle posizioni armene lunedì mattina, dopo gli scontri iniziali durante il giorno e la notte precedente. Non ha denunciato alcuna vittima dalla sua parte.
Da parte sua, il ministro della Difesa dell’Azerbaijan parla di una risposta al fuoco armeno. E rivendica di aver distrutto un avamposto militare armeno durante l’operazione di rappresaglia – video di supporto (vedi sotto)
È piuttosto raro che i combattimenti si svolgano al confine tra le due ex Repubbliche sovietiche. Generalmente gli scontri avvengono nel Nagorno-Karabakh in Azebaijan, territorio prevalentemente armeno e secessionista. Un fazzoletto di terra che cristallizza le tensioni tra i due vicini (vedi sotto).
Il conflitto fa temere un’escalation che potrebbe chiamare in causa le rispettive potenze alleate.
La Russia è tradizionale sostenitrice dell’Armenia a cui assicura il supporto militare. Mosca ha anche una grande base militare a Gyumri (Armenia nord-occidentale). Entrambi i Paesi sono membri dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), un’organizzazione politico-militare che riunisce diversi Paesi del Caucaso. L’Azerbaigian non vi partecipa. C’è anche la vicinanza religiosa tra l’ortodossia russa e quella armena.
Sul fronte opposto, la Turchia è alleata dell’Azerbaijan: un amico storico (entrambi i Paesi hanno lingue e culture simili) politicamente, commercialmente e militarmente. Il legame di Ankara con Baku deriva anche dall’ostilità del regime turco nei confronti dell’Armenia: Ankara non ha mai riconosciuto il genocidio armeno.
Lunedì è prevista una riunione dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, un blocco a guida russa di cui l’Armenia fa parte, per discutere la situazione. La presidenza azerbaijgiana domenica ha accusato Erevan di voler “trascinare (questa) alleanza politico-militare nel conflitto”.
Le reazioni delle parti alle ”provocazioni” al confine
La rinnovata violenza ha portato a un rapido botta e risposta da parte dei leader politici di entrambi i Paesi.
Un conflitto che destabilizza la regione caucasica
La contesa territoriale tra Armenia e Azerbaijan è il nodo gordiano del già complesso scacchiere caucasico, che mostra tutta la sua fragilità. Le tensioni tra i due Paesi hanno radici profonde e non sono certo scemate con la caduta dell’URSS all’inizio degli anni ’90 e la conseguente indipendenza delle repubbliche sovietiche. Le frizioni, precedentemente contenute nel quadro di una “pax sovietica”, stanno riemergendo, a volte violentemente. E la frammentazione della regione apre la strada alle lotte per l’influenza dei poteri regionali. Questo era vero 30 anni fa; è ancora più vero oggi, con due Paesi, Russia e Turchia, con interessi geo-strategici concorrenti.
In particolare, la regione del Nagorno-Karabakh è il nucleo in cui si alimenta l’ostilità tra i due Paesi. Un odio che ha innescato nuovi scontri nel 2016 nel 2019; in quell’occasione non ci furono solo casi isolati, ma veri e propri scontri tra due eserciti, che si conclusero anche con morti di civili. Solo l’intervento del cosiddetto Gruppo di Minsk, fondato dall’Osce nel 1992, risolse provvisoriamente la questione.
Nagorno-Karabakh, il territorio conteso
Armenia e Azerbaijan sono in conflitto dall’inizio degli anni ’90 per il controllo del Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale.
Questa enclave prevalentemente armena si trova all’interno dei confini ufficiali dell’Azerbaijan. Nel 1991, a seguito di un referendum, le autorità hanno proclamato unilateralmente l’indipendenza di questo territorio, con il sostegno dell’Armenia.
Una presa di posizione che ha scatenato la rabbia azera e l’inizio di un conflitto che avrebbe portato alla morte di quasi 30.000 persone. Un cessate il fuoco è stato concluso nel 1994.
Da allora, tutti gli sforzi per raggiungere un accordo di pace duraturo sono falliti: gli scontri alla periferia della regione sono frequenti.
Nell’aprile del 2016 altri combattimenti sono divampati, i più letali dal 1994. Più di 350 persone (civili e soldati) sono rimaste uccise.
Tavush, la regione degli scontri
Il Tavush, provincia dell’Armenia di circa 134.200 abitanti, è territorio cruciale e ricco di giacimenti petroliferi, è sede dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, fondamentale per l’Europa, e del gasdotto South Caucasus Pipeline.