Card. Sandri ha ricordato san Biagio protettore dei malati (Korazym 06.02.20)
S. Biagio nacque a Sebaste in Armenia, passò la giovinezza fra gli studi, dedicandosi in modo particolare alla medicina. Al letto dei sofferenti curava le infermità del corpo, e con la buona parola e l’esempio cristiano cercava pure di risanare le infermità spirituali. Fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente).
Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Inoltre san Biagio fa parte dei 14 santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari.
Le reliquie di San Biagio sono custodite nella Basilica di Maratea, città di cui è santo protettore: vi arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea con un carico che da Sebaste doveva giungere a Roma, viaggio poi interrotto a Maratea a causa di una bufera.
In occasione della festa il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha celebrato la messa presso la chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari:
“L’atto del nostro credere non prende infatti principio da una nostra buona disposizione d’animo o da uno sforzo di volontà, ma anzitutto dal dono di grazia che ci fa il Signore chiamandoci all’incontro con Lui; quella stessa grazia che opera secondo i carismi e le vocazioni dentro il Corpo di Cristo che è la Chiesa, e in modo singolare con la forza che ricevono i martiri di confessare il Maestro e Signore sino all’effusione del sangue col dono della propria vita.
Del dono della fede fatto a tutti noi e del coraggio intrepido della testimonianza di san Biagio rendiamo grazie al Signore, e chiediamo di esserne sempre consapevoli e responsabili”.
Ha sottolineato la pietà popolare del santo per i miracoli: “La festa di san Biagio è però entrata nelle corde della pietà popolare per i miracoli a lui attribuiti, specialmente il più famoso che lo ha reso protettore contro i mali della gola: il gesto di compassione, come il buon samaritano, operato dal Santo Vescovo mentre era condotto sulla strada verso il martirio, che lo fece fermare dinanzi ad una madre disperata perché suo figlio stava morendo soffocato.
Nel momento in cui Biagio poteva essere preoccupato per la sua vita che stava per essergli tolta, risplende il disinteresse con cui ancora una volta si consegna, donando il proprio tempo e la propria preghiera dinanzi ad un povero e un bisognoso di salvezza”.
Infine ha sottolineato il valore della guarigione non solo esteriore, ma soprattutto interiore: “Il rimedio dei mali della gola però non è soltanto quello esteriore, soprattutto in questi tempi di virus sconosciuti che si diffondono nel mondo, realtà drammatica per la quale eleviamo la preghiera a Dio per tutte le popolazioni coinvolte e per i soccorritori, medici, infermieri e ricercatori.
Il male più grave che non può essere guarito da un vaccino è quello del veleno che può sgorgare dal cuore degli uomini, quando seminano divisioni e maldicenze, giungono a calunniare, pensando di compiere un’opera di giustizia e seminando confusione e disorientamento: la mormorazione, il dubbio instillato negli altri (soprattutto i piccoli e i semplici) ogni parola o pensiero che non costruisce la comunione, ma disperde il gregge”.