Ani, la metropoli “di confine” tra Turchia e Armenia (Paesionline 17.10.19)
Le spettacolari rovine di Ani, l’antica capitale dell’impero che coincide con la moderna Armenia, si trovano in un luogo fino a qualche anno fa poco accessibile. Poiché la frontiera tra Turchia e Armenia risulta tuttora chiusa, i confini turchi sono delle aree nelle quale è importante prestare attenzione.
Nonostante siano stati compiuti sforzi diplomatici considerati comunque insufficienti, adesso le trattative sembrano essersi definitivamente archiviate. Questo è il motivo per cui le splendide rovine di Ani sono sempre state poco conosciute. Si tratta anche della conseguenza diretta del terribile genocidio armeno perpetrato circa un secolo fa a opera dei turchi che deportarono più di un milione di persone.
Quello che ha rappresentato per mille anni il simbolo della civiltà armena è oggi un sito archeologico divenuto un simbolo della resilienza di un popolo, che in silenzio ha combattuto per rimanere memoria storica. Nel 2016 l’UNESCO inserisce Ani nella lista dei patrimoni dell’Umanità, aspetto che ovviamente ha contribuito a generare interesse turistico.
I numeri di Ani, l’antica metropoli armena
Nel primo semestre del 2019 sono ben 70 mila i turisti che hanno visitato il sito archeologico, dando vita a un trend che sembra non volersi arrestare. Si tratta di numeri molto importanti, soprattutto se si considera che l’esperienza non è alla portata di tutti. Ani sorge proprio al confine tra le due nazioni, aspetto che ne complica l’accessibilità, poiché una parte degli scavi si trova in territorio armeno.
Attorno a quest’antica città fantasma non vi è altro che una sterminata pianura, interrotta solo da rari villaggi e qualche mandria di animali. Tuttavia, per i visitatori che scelgono Ani, l’esperienza vale davvero il viaggio. Il sito si staglia in tutta la sua spettacolarità come un insediamento con più di tremila anni di storia ed è valorizzato proprio dal suo contesto unico.
Ani, la cui epoca più rigogliosa fu durante il periodo armeno tra 961 il 1046, una volta caduta in mano araba divenne prevalentemente una città di scalo nell’importante Via della seta e rimase pressoché inalterata, resistendo e conservandosi per i visitatori moderni.
Le chiese di Ani, uno spettacolo unico
Ani è nota come la città delle 1001 chiese: qui si trovano infatti alcune delle più affascinanti del mondo. In particolare la cattedrale progettata da Trdat rappresenta la più importante opera architettonica armena, conclusasi un anno dopo lo scattare del nuovo millennio con una cupola straordinaria che guarda verso il cielo.
La chiesa di San Gregorio invece risulta particolarmente ben conservata, in quanto le decorazioni sembrano essere fatte di recente, con affreschi che narrano le vite dei Santi importanti per la religione ortodossa. La chiesa del Redentore, vero e proprio simbolo della città fantasma, presenta alcune particolarità, come la forma circolare con otto absidi.
A metà degli anni Cinquanta un fulmine la squarciò in due provocando il crollo di una metà, esponendo la fragilità di un’opera architettonica che da quasi mille anni resiste all’avanzare del tempo.