La Turchia e il genocidio armeno (Corriere del Ticino 05.04.19)
Maddalena Ermotti-Lepori, candidata del PPD al Gran Consiglio
Leggo sul Corriere del Ticino di mercoledì scorso un’opinione elettorale dal titolo «La democrazia, l’Islam e la Turchia» in cui si ricorda che la Turchia moderna, nata sulle ceneri dell’Impero ottomano, ha compiuto massacri contro le opposizioni e gli altri popoli che reclamavano per i loro diritti, e si citano i massacri di Aleviti avvenuti nel 1921 e quelli, successivi, di curdi e di comunisti. Nulla di esplicito è però detto sul primo genocidio del XX secolo, che servì da modello a Hitler. Si tratta del massacro pianificato dal governo turco contro gli armeni, popolo che risiedeva in Anatolia dal settimo secolo avanti Cristo, e contro le altre minoranze cristiane. Il movente principale è da ricercarsi all’interno dell’ideologia panturchista, che ispira l’azione di governo dei Giovani Turchi, determinati a riformare lo Stato su una base nazionalista, e quindi sull’omogeneità etnica e religiosa. In nome di questa ideologia, nel 1915-1916 vennero massacrate in modo pianificato 1.500.000 persone: i due terzi degli armeni dell’Impero ottomano. E così, seguendo un preciso piano, dapprima i maschi adulti furono chiamati a prestare servizio militare, poi vennero disarmati e infine passati per le armi. A ciò fece seguito il rastrellamento e il massacro dell’élite armena di Costantinopoli, seguito poi dalla fase dei massacri e delle violenze indiscriminate sulla popolazione civile (per lo più anziani, donne e bambini). La fase finale del genocidio fu la deportazione sistematica della restante popolazione armena verso il deserto, in cui la maggioranza fu sterminata nel corso di vere e proprie marce della morte. Gli ottomani cancellarono dunque la comunità armena, cristiana, come soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Negli anni successivi, quando ormai non vi erano più cristiani da perseguitare, anche altre minoranze furono perseguitate, e a loro va tutta la nostra solidarietà. Ci tengo dunque ad affermare con forza che tutte le minoranze vanno difese, senza dimenticarne nessuna. Bisogna fare memoria dei massacri affinché essi non abbiano più a ripetersi.