Famiglia armena evita la deportazione. Ma ora l’Olanda stringe su immigrazione (Euronews.com
Miracolo all’Aia
Si dice che le vie del Signore siano infinite ed effettivamente in un quartiere residenziale dell’Aia è accaduto un piccolo miracolo.
Per salvare una famiglia di armeni dalla deportazione, i sacerdoti della chiesa protestante locale e i vicini hanno organizzato per tre mesi, da ottobre a gennaio, una messa non-stop. La legge olandese vieta infatti alla polizia di entrare in una chiesa durante la funzione religiosa.
Isolde Verburgt vive a qualche metro di distanza dalla chiesa di Bethel. Nonostante non sia credente, sia lei che sua figlia hanno partecipato a molte attività di supporto per la famiglia Tamrazyan. Ci racconta che è stata un’esperienza di solidarietà umana: “Molte persone che hanno partecipato non erano credenti, altre sì. È una questione di accoglienza e di amore verso il prossimo, come dice la Chiesa. Ho deciso di partecipare a questa iniziativa perché in generale volevo stare dalla parte di tutti quei bambini che dovrebbero ricevere protezione. E credo che questa sia stata la ragione per cui anche altre persone hanno aderito”.
La famiglia Tamrazyan era fuggita nove anni fa dall’Armenia a causa dell’attività politica del padre, considerato un oppositore del governo. Una volta arrivato dei Paesi Bassi, aveva richiesto asilo attraverso la procedura standard, ma dopo cinque anni le autorità avevano negato lo status di rifugiato a tutta la famiglia.
In seguito, i Tamrazyan avevano richiesto il cosiddetto “Kinderpardon”, che garantisce l’asilo alle famiglie i cui bambini hanno vissuto nel Paese per almeno cinque anni.
La situazione era abbastanza paradossale per i figli della famiglia (il più piccolo ha 12 anni), che avevano iniziato e portato a termine il loro corso di studi nei Paesi Bassi.
Una volta rigettata anche questa richiesta e con un ordine di deportazione in atto, la famiglia non aveva altra opzione che chiedere aiuto alla Chiesa.
Grazie alla mobilitazione, il governo ha infine concesso asilo a questa famiglia e ad altri 700 casi simili.
È stata un’azione estrema ma necessaria, spiega Theo Hettema, presidente del Consiglio dell’Aia della Chiesa protestante: “Abbiamo sempre detto al governo che non vogliamo prendere il suo posto: loro hanno la loro responsabilità e noi vogliamo cooperare con loro, vogliamo discutere con loro. Ma anche noi abbiamo le nostre norme e amiamo i nostri vicini. Dobbiamo occuparci di queste persone e non smetteremo mai di farlo“.
Ma le elezioni europee sono all’orizzonte, e dopo questo episodio il governo liberale olandese guidato da Mark Rutte ha rivisto le politiche sull’immigrazione.
Se da un lato si prevede di velocizzare il processo di trattamento della richiesta d’asilo, dall’altro il “Kinderpardon” è stato cancellato, in quanto considerato inefficace e soggetto ad abusi da parte dei migranti economici.
A pagare le conseguenze della stretta sull’immigrazione sono stati anche i rifugiati delle Nazioni Unite. L’Olanda ha infatti deciso di ridurre il numero di rifugiati che ogni anno accetta di accogliere dai campi dell’ONU, passando da 750 a 500.
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