Dopo 46 anni riapre la chiesa di San Gregorio. Al suo interno la pala d’altare di Siciolante (Centropagina.it 09.09.18)
ANCONA – Dopo 46 anni la chiesa di san Gregorio Illuminatore riaprirà a dicembre. Chiusa in seguito al terremoto del 1972, riaprirà con una mostra di tre fotografi (Olivo Barbieri, Paola De Pietri e Petra Noordkamp) chiamati dalla Soprintendenza a fotografare il territorio marchigiano sconvolto dal sisma del 2016.
I lavori di restauro iniziati all’inizio degli anni ’90 e, interrotti e ripresi negli anni, sarebbero agli sgoccioli. «È stato eseguito un restauro importante che permetterà di riaprire la chiesa – spiega il soprintendente Carlo Birrozzi – anche se desidero che in futuro vengano eseguiti altri lavori all’interno della struttura. Il sagrato è stato sistemato e presto sarà posizionata una pavimentazione. La chiesa riaprirà sicuramente a dicembre e ospiterà almeno fino a gennaio la mostra dei tre fotografi. In seguito sarà utilizzata per eventi culturali».
La Soprintendenza ha deciso di ricoprire, al momento, i resti sottostanti del portale romano e del muro esterno dell’anfiteatro romano, scoperti anni fa sotto il sagrato. I continui rinvii sulla riapertura della chiesa sono infatti in parte legati alla scoperta di questi resti, ma dopo averli studiati, ripuliti e aver approfondito gli scavi e completato i rilievi, l’Ente ha deciso di ricoprirli. La stessa cosa vale per i resti dell’anfiteatro scoperti sotto il pavimento della navata della chiesa. Qui piccole e grandi botole mostrano i resti e potranno essere utilizzate solo dagli studiosi, perché Birrozzi ha deciso di non renderli visibili. «Sono stati fatti i rilievi e lo scavo è stato completato – spiega – ma non credo siano indispensabili. La parte di anfiteatro che già è visibile è sufficiente».
«È molto importante che siamo riusciti ad ottenere i finanziamenti per il recupero di tutto il complesso di san Gregorio – continua il soprintendente – e la parte più impegnativa riguarda le case canoniche che si trovano intorno alla chiesa, iniziate nel ‘700 e poi abbandonate. Dobbiamo per forza consolidarle perché pregiudicano la sicurezza della chiesa. La stessa cosa vale per palazzo Birarelli, alla sinistra dell’edificio religioso». Gli interventi di messa in sicurezza delle case e di palazzo Birarelli sono in fase di progettazione, mentre presto tornerà nella chiesa la cinquecentesca pala d’altare di Girolamo Siciolante da Sermoneta. Portata a Milano dai commissari del Regno Italico nel 1811 e, poi trasferita a Calcinate, vicino a Bergamo, dove si trova attualmente, potrà di nuovo essere ammirata ad Ancona.
«Abbiamo ricevuto da poco l’ok formale e definitivo dal direttore della Pinacoteca di Brera – dichiara Paolo Marasca, assessore alla Cultura – la pala tornerà definitivamente ad Ancona. Sarà un evento molto importante per la città e, più in generale, per l’Italia perché la restituzione definitiva di un dipinto asportato in epoca napoleonica non è un fatto che accade tutti i giorni». Dopo tanti anni di confronti e richieste, la Vergine con il Bambino in trono e santi del 1570 di Siciolante, dedicata a San Bartolomeo, protettore degli armeni, dal mercante armeno Giorgio Morato, tornerà dunque nella chiesa vicina all’anfiteatro romano. La pala, alta oltre 5 metri e larga quasi tre metri, è una testimonianza della presenza storica della comunità armena ad Ancona.
«Ora stiamo verificando le questioni logistiche – continua Marasca – come il trasporto, il restauro della pala e i tempi esatti del ritorno dell’opera». La pala necessita infatti di un restauro e, considerato che le strutture vicine alla chiesa subiranno in futuro alcuni interventi di messa in sicurezza, è probabile che la pala venga posizionata momentaneamente in un’altra location (forse in Pinacoteca) prima di tornare nella chiesa di san Gregorio, la sua collocazione originaria.
CHIESA SAN GREGORIO: La chiesa di San Bartolomeo venne eretta intorno al 1520, con l’annesso convento, in sostituzione di quella duecentesca che franò in mare per un cedimento della rupe nel XV o XVI secolo. Caratterizzata da una pianta rettangolare, fu rimaneggiata nel 1760 dall’architetto Francesco Maria Ciaraffoni, il quale realizzò la volta a botte lunettata e la zona absidale. Gli stucchi settecenteschi sono, invece, opera dello scultore anconitano Gioacchino Varlè. Nel 1847 il complesso fu acquistato dalle monache benedettine armene e assunse la denominazione di San Gregorio Illuminatore. Per quanto riguarda il convento, questo fu adibito, dopo il 1860, a sede delle carceri e poi successivamente demolito nel 1975 per recuperare il sottostante anfiteatro romano.