270° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Appello alla preghiera per il popolo armeno (Korazym 07.09.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.09.2023 – Vik van Brantegem] – La ragazza nella foto di copertina ha resistito durante i quasi 9 mesi del blocco illegale, disumane e atroce imposto dall’Azerbajgian al popolo armeno dell’Artsakh e ha ancora tutta la forza e la determinazione per difendere la libertà e la giustizia per il suo popolo e il suo Paese nel video postato sull’account ufficiale di Twitter della Repubblica di Artsakh, gestito dal team Diplomazia Digitale del Ministero degli Esteri dell’Artsakh.
Di fronte alle avversità e nell’inattività della comunità internazionale, la voce di questa ragazza emerge dalla profondità del #ArtsakhBlockade, che fra una settimana entrerà nel decimo mese ed esprime la pesantezza della resilienza e della determinazione. Le sue parole dipingono un quadro di lotta, ma rivelano anche uno spirito che rifiuta di essere confinato.
Appello di preghiera per il popolo armeno
Grazie all’amico e collega Marco Tosatti, apprendiamo dell’Appello di preghiera per il popolo armeno del Cardinale Raymond Leo Burke, che l’ha pubblicato oggi sul suo blog Stilum Curiae. Il Cardinal Burke fa appello per pregare in particolare per gli Armeni dell’Artaskh, minacciati di genocidio dal regime autocratico di Ilham Aliyev dell’Azerbajgian. L’appello è stato pubblicato in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e polacco [QUI].
Nella festa della decapitazione di San Giovanni Battista, dopo aver celebrato pochi giorni fa la festa dell’apostolo San Bartolomeo (24 agosto) che, insieme a San Giuda Taddeo, portò Cristo in Armenia nel primo secolo cristiano, il mio pensiero va a Sua Santità Papa Benedetto XV e ai suoi instancabili sforzi per venire in aiuto del popolo armeno mentre su di esso si scatenava l’orrore del genocidio all’inizio della Prima Guerra Mondiale.
Nel suo discorso in occasione del Concistoro per la creazione dei cardinali di Santa Romana Chiesa, il 6 dicembre 1915, egli rifletté sullo stato oltremodo turbolento del mondo in quel momento. Facendo particolare riferimento al popolo armeno, dichiarò: “Il pietosissimo popolo armeno è portato vicino all’annientamento” [“miserrima Armeniorum gens prope ad interitum adducitur”] (Acta Apostolicae Sedis VII, p. 510).
I nostri fratelli e sorelle armeni sanno bene cosa significa essere massacrati per la loro fede, la loro storia, il loro stile di vita intriso di gioia cristiana. Sanno cosa significa portare la croce con Nostro Signore, essere braccati e arrestati con false accuse, marciare nel deserto senza cibo e acqua, essere massacrati.
Loro hanno l’onore di essere cristiani fin dai tempi degli apostoli Bartolomeo e Giuda Taddeo. Nel loro incessante amore per Cristo, hanno versato il loro sangue per testimoniare la verità della fede apostolica. Ora, vengono nuovamente aggrediti.
Dal dicembre 2022, i 120.000 armeni del Nagorno Karabakh (o Artsakh, come chiamano la loro antica patria) sono sotto assedio. Non hanno più gas per l’energia. Non hanno mezzi di trasporto pubblici o privati. I loro agricoltori vengono assaliti sotto la minaccia delle armi e non possono raccogliere i loro raccolti. Le scorte di cibo sono pericolosamente basse. I tribunali hanno denunciato l’assedio. I governi hanno denunciato l’assedio.
Ma, per ora, nessuno è venuto al fianco delle vittime di questa gravissima ingiustizia per alleviare la loro fame e la loro sete.
La voce di Nostro Signore risuona chiaramente nelle nostre orecchie: “Ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). Le sue parole devono rimanere sempre nel nostro cuore che, come ci ricorda Sant’Agostino, è inquieto finché non riposa nel suo Sacratissimo Cuore.
Non c’è posto per il silenzio e l’inazione davanti alla crudele persecuzione, anzi all’annientamento dei nostri fratelli e sorelle armeni. Diamo voce pubblica a ciò che Nostro Signore ispira nei nostri cuori a favore dei nostri fratelli e sorelle armeni, affinché tutti la possano sentire. Eleviamo a Nostro Signore preghiere ferventi e incessanti per il popolo armeno. Accorriamo anche noi al loro fianco. Portiamo loro cibo e bevande. Spero un giorno di andare in pellegrinaggio al Corridoio di Lachin. È un luogo armeno molto antico in cui si venerano le ossa dell’apostolo Giuda Taddeo che, con San Bartolomeo, predicò per primo il Vangelo in Armenia.
Facciamoci tutti pellegrini, almeno con la nostra preghiera quotidiana, per celebrare con gioia la presenza viva di Nostro Signore tra i suoi fratelli e sorelle dell’Armenia. Il Vangelo ci dice: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1, 5). Con i santi Bartolomeo e Giuda Taddeo, stiamo dalla parte della Luce che è Cristo, il Re del Cielo e della Terra, il Re della Pace, a nome dei suoi fedeli in Armenia, i nostri fratelli e le nostre sorelle sottoposti a una sofferenza così terribile. Vi prego di unirvi a me nella preghiera e nell’azione al fianco del popolo armeno.
Raymond Leo Cardinale Burke
29 agosto 2023
Festa della decapitazione di San Giovanni Battista
Anne Hidalgo Sindaco di Parigi ieri ha detto al LCI, il canale televisivo all news francese del gruppo TF1: «L’Azerbajgian ha lanciato un processo di genocidio nell’Artsakh. Richiediamo una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e che tutta la luce venga fatta sulla responsabilità dell’Azerbajgian nella corruzione della classe politica europea».
Sì, c’è necessità di un’indagine sulla corruzione dei politici e dei funzionari dell’Unione Europea. Non sarà una sorpresa se, una volta completato, ne sopravvivessero solo pochi. Ciò in cui si sono trasformati i politici e i funzionari dell’Unione Europea è una vergogna assoluta.
Il Segretario del Consiglio di Sicurezza dell’Armenia ha presentato agli Ambasciatori l’accumulo di forze militari dell’Azerbajgian lungo la linea di contatto con il Nagorno-Karabakh e lungo il confine con l’Armenia
Il Segretario del Consiglio di Sicurezza armeno, Armen Grigoryan, ha incontrato ieri i Capi delle Missioni diplomatiche accreditate in Armenia. Grigoryan ne ha scritto sulla sua pagina Facebook: «Ho presentato ai Capi delle Missioni diplomatiche i dettagli riguardanti la linea di contatto del Nagorno-Karabakh, nonché l’accumulo di forze militari azere lungo il confine tra Armenia e Azerbajgian. Ho anche portato all’attenzione dei Capi degli uffici di rappresentanza la crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh».
Durante l’incontro, Grigoryan ha sottolineato anche l’importanza degli sforzi dei partner internazionali per prevenire una possibile aggressione da parte dell’Azerbajgian.
Sui social network azeri sono tante le riprese video di spostamenti di truppe e attrezzature militari azeri. In una nuova riprese video viene segnalata lo spostamento della colonna delle forze speciali Yashma dell’Azerbajgian attraversano il villaggio di Chayli, dirigendosi in direzione della linea di contatto con l’Artsakh e il confine con l’Armenia, oltrepassando la città di Bilesuvar nel sud-est del Paese.
Verso mezzogiorno di oggi (ora di Roma) un drone azero stava conducendo una ricognizione vicino a Shamkhor, al confine con la regione di Tavush in Armenia.
Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha denunciato una notevole escalation della situazione politico-militare nel Caucaso meridionale, citando il crescente accumulo di truppe azere lungo la linea di contatto con l’Artsakh e il confine armeno-azerbajgiano. Pashinyan ha osservato che la situazione attuale richiede che la comunità internazionale, compresi i Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottino delle misure più serie per prevenire un potenziale scoppio di conflitto nella regione. Attraverso le sue azioni, l’Azerbajgian dimostra la sua intenzione di impegnarsi in una nuova provocazione militare contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh e l’Armenia, ha aggiunto Pashinyan.
L’Ambasciata dell’Azerbajgian in Israele informa che ha avuto luogo un incontro tra Hikmet Hajiyev, Assistente del Presidente della Repubblica di Azerbajgian, Capo del Dipartimento per gli Affari di Politica Estera dell’Amministrazione Presidenziale, e Benjamin Netanyahu, il Primo Ministro dello Stato di Israele.
Non serve uno sfera di cristallo o un uccellino nella stanza dell’incontro, per capire che gli argomenti del colloquio erano la vendita di armi all’Azerbajgian e la pulizia etnica degli Armeni in Artsakh.
Ricordiamo – mentre gli aerei cargo azeri continuano a volare da e verso la base aerea di Ovda in Israele, per trasportare armi israeliane all’Azerbajgian -come Hikmet Hajiyev, il capo bugiardo della macchina di propaganda di Ilham Aliyev, disse durante la guerra dei 44 giorni del 2020, che quegli aerei allora trasportavano “frutta e verdura”.
Il Centro Rabbinico d’Europa (RCE) ha inviato una lettera alla leadership armena, chiedendo al popolo armeno di “porre fine immediatamente e completamente” all’uso del termine genocidio in riferimento al blocco dell’Artsakh durato quasi 9 mesi da parte dell’Azerbajgian.
Inoltre, la lettera del RCE ignora palesemente il genocidio armeno del 1915 affermando che “le espressioni terrificanti sono adatte solo per il genocidio intenzionale, sistematico e più grande nella storia dell’umanità, subito dal popolo ebraico. Lo Shoa”.
Il RCE si riferisce anche al blocco durato quasi 9 mesi come ad un “conflitto” interno all’Azerbajgian e accusa il popolo armeno di “usare incessantemente” il termine “genocidio” per un guadagno politico inappropriato.
In precedenza, i rabbini del RCE si erano espressi contro la “demonizzazione” dell’Azerbajgian e avevano definito l’Armenia un “alleato degli ayatollah a Teheran”.
Attualmente nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh si sta verificando una catastrofe umanitaria, con un numero crescente di vittime per fame di massa, uccisioni mirate e rapimenti di civili armeni pacifici. L’autocrazia dell’Azerbajgian prende deliberatamente di mira la popolazione di etnia armena dell’Artsakh, con l’obiettivo di distruggere quel gruppo, definizione di genocidio. E così sia. Che il Centro Rabbinico d’Europa se ne faccia una ragione, continuando a fare da megafono per la propaganda armenofoba, guerrafondaia e genocida di dell’autocrate armenofobo, guerrafondaio e genocida Ilham Aliyev.
Nel frattempo, un aereo da ricognizione elettronico dell’aeronautica militare turca è attualmente operativo al confine con l’Iran. In precedenza, l’Iran aveva dichiarato la sua opposizione a qualsiasi cambiamento geopolitico nella regione.
CNN: «Baku è determinata a rendere impossibile la vita degli Armeni, a farli morire di fame e a fare pressione su di loro perché se ne vadano»
«Nel mezzo dell’ultima riacutizzazione delle tensioni, Baku afferma che riprenderà completamente e integrerà il territorio nell’Azerbajgian, mentre gli Armeni si rifiutano di essere sradicati da una regione che sostengono sia la loro patria. (…). Ronald Suny, Professore di Scienze politiche all’Università del Michigan, ha dichiarato alla CNN: “Ora che ha vinto la guerra del 2020 con l’Armenia, l’obiettivo finale dell’Azerbajgian è cacciare gli Armeni dell’Artsakh dall’Azerbajgian. “Piuttosto che usare la violenza diretta, che inciterebbe l’opposizione dall’estero… Baku è determinata a rendere impossibile la vita degli Armeni, a farli morire di fame e a fare pressione su di loro perché se ne vadano”, ha detto. Per rendere le cose ancora più complicate, l’Azerbajgian – uno stato monopartitico guidato dal Presidente Ilham Aliyev negli ultimi due decenni – si è offerto di rifornire la regione separatista attraverso un valico dalla vicina città azera di Aghdam. “Date le intenzioni genocide dell’Azerbajgian e la loro sistematica politica statale di odio anti-armeno di lunga data, il nostro popolo nutre legittime preoccupazioni sulla sicurezza di qualsiasi prodotto proveniente dall’Azerbaigian”, ha detto alla CNN Harutyunyan, il leader eletto del Nagorno-Karabakh. “Invece di fingere tentativi di fornire assistenza umanitaria, l’Azerbajgian deve sbloccare il Corridoio di Lachin”, ha detto» (CNN, 6 settembre 2023).
Arayik Harutyunyan alla CNN: «Invece di fingere di fornire aiuti umanitari, l’Azerbajgian dovrebbe sbloccare il Corridoio di Lachin»
Arayik Harutyunyan, il quarto Presidente della Repubblica di Artsakh, ha scritto ieri sulla sua pagina Facebook dell’intervista che ha rilasciato alla CNN per l’articolo, che abbiamo segnalato ieri: «Di recente, quasi tutti i principali media internazionali hanno fatto riferimento al blocco dell’Artsakh. In questa serie occupa un posto importante la pubblicazione odierna della CNN, alla quale ho risposto alle domande del conduttore, prima delle mie dimissioni dalla carica di Presidente della Repubblica. Alcune delle mie risposte sono contenute nella pubblicazione, che presenta la situazione in modo abbastanza completo, sia dal punto di vista politico che umanitario. Nell’intervista sono state presentate le mie seguenti sottolineature:
“L’Azerbajgian ha circondato la Repubblica di Artsakh con l’obiettivo principale di commettere un genocidio contro il nostro popolo”.
“Date le intenzioni genocide dell’Azerbajgian e la sistematica politica statale di odio anti-armeno di lunga data, il nostro popolo ha una valida preoccupazione per la sicurezza di qualsiasi prodotto proveniente dall’Azerbajgian”.
“Invece di fingere di fornire aiuti umanitari, l’Azerbajgian dovrebbe sbloccare il Corridoio di Lachin”.
“Sono deluso dalle risposte finora fornite da Unione Europea e USA. Le ragioni dell’inerzia e dei fallimenti dell’Europa e dell’America sono principalmente geopolitiche, che includono anche la dipendenza energetica dall’Azerbajgian”.
Potete leggere l’articolo completo al seguente link».
Il Congresso USA discute della situazione in Artsakh: quello che sta accadendo adesso è un genocidio
Ieri si sono svolte delle audizioni presso la Commissione Tom Lantos per i Diritti Umani della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, sotto la co-Presidenza bipartisan del Rappresentante democratico del Massachusetts, Jim McGovern e del Rappresentante repubblicano del New Jersey, Christopher H. Smith sul tema della situazione creatasi a seguito del blocco azero dell’Artsakh. I relatori hanno affermato all’unanimità che quello che sta accadendo è un genocidio contro la popolazione armena dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Il co-Presidente Smith ha sottolineato che 120.000 Armeni soffrono a causa del governo dell’Azerbajgian. «Questo terribile crimine, questo crimine genocida, è stato pianificato e portato avanti dal governo dell’Azerbajgian, direi dal Presidente Aliyev, che governa l’Azerbajgian come un dittatore. Ho incontrato Aliyev due volte a Baku, ho parlato con lui in modo molto franco del suo governo e delle violazioni dei diritti umani da lui commesse», ha il co-Presidente Smith, che ha riferito anche sulla preparazione di un nuovo disegno di legge sui diritti umani nel Nagorno-Karabakh, sul quale si sta attualmente lavorando.
L’ex Procuratore fondatore della Corte Penale Internazionale e fondatore del Global Practice Hub, Luis Moreno Ocampo, documentando la cronologia dei quasi 9 mesi di #ArtsakhBlockade, ha affermato inequivocabilmente: “Non c’è dubbio che ci siano intenzioni genocide”, presentando il suo parere di esperto, che ha formulato nel suo rapporto del 7 agosto 2023, in cui sottolinea che «ci sono fondati motivi per ritenere che nel 2023 si sta commettendo un genocidio contro gli Armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh». Ha detto ai membri della Commissione: gli Armeni del Nagorno-Karabakh hanno bisogno che voi facciate sì che il “mai più” diventi realtà, ricordando loro il genocidio armeno del 1915.
Riassumendo la sua relazione, ha detto: «Quello che sta accadendo adesso è un genocidio. Di solito si pensa che molte persone debbano essere uccise e morire durante un genocidio. Tuttavia, ci sono diversi modi per compiere un genocidio. Una forma richiede 0 vittime, creando semplicemente le condizioni per lo sterminio umano». Ha ricordato che a gennaio il Segretario di Stato Blinken aveva invitato Aliyev ad aprire il corridoio, ma Aliyev non lo ascoltò. Aliyev sa che il blocco comporta il rischio di morte, ma lo fa. «In questa fase non c’è dubbio che ci siano intenzioni di genocidio», ha detto.
Parlando della posizione degli Stati Uniti, Luis Moreno Ocampo ha osservato che, come l’Armenia e l’Azerbajgian, gli Stati Uniti sono uno Stato parte della Convenzione per la prevenzione del crimine di genocidio, che implica prevenzione e punizione. Ha sottolineato la necessità di prevenirlo urgentemente.
Anche David Phillips, Direttore del Programma di Costruzione della Pace e dei Diritti Umani presso l’Istituto per lo Studio dei Diritti Umani della Columbia University, ha sottolineato che le parole di Aliyev e dei suoi funzionari non lasciano dubbi sul loro intento genocida.
La crisi umanitaria in Artsakh è stata discussa al Consiglio d’Europa: il blocco del Corridoio di Lachin dovrebbe essere considerato un genocidio
La Rappresentanza permanente dell’Armenia presso il Consiglio d’Europa informa che nella riunione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa di ieri, 6 settembre 2023, si è discusso del Blocco del Corridoio di Lachin e della crisi umanitaria in Artsakh.
Marija Pejcinovich Burich, Segretario Generale del Consiglio d’Europa ha presentato al Comitato dei Ministri i risultati delle visite della delegazione di alto rango del Consiglio d’Europa in Armenia e in Azerbajgian nei mesi di maggio e luglio 2023.
Diverse delegazioni, tra cui quella dell’Unione Europea, hanno rilasciato dichiarazioni sulla situazione nel Corridoio di Lachin.
Il Rappresentante permanente dell’Armenia, l’Ambasciatore Arman Khachatryan, ha osservato che durante la visita in Armenia, la delegazione di alto rango del Consiglio d’Europa, recandosi all’inizio del Corridoio di Lachin, ha costatato il blocco completo del Corridoio di Lachin. Ha sottolineato che con le sue azioni l’Azerbajgian dimostra apertamente il suo vero obiettivo: l’attuazione della pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, che è incompatibile con gli obblighi assunti dall’Azerbajgian come membro del Consiglio d’Europa. L’Ambasciatore Khachatryan ha sottolineato la necessità di fermare la crisi umanitaria e dei diritti umani causata dal blocco totale del Nagorno-Karabakh. Ha esortato l’Azerbajgian a fermare il blocco e ad attuare pienamente le decisioni giuridicamente vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
«Come primo passo urgente, il Consiglio d’Europa dovrebbe condurre una missione conoscitiva nel Corridoio di Lachin e nel Nagorno-Karabakh. Nella risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) è stata richiesta anche una missione conoscitiva sul Corridoio di Lachin e il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunya Mijatovich, ha confermato la sua disponibilità a recarsi nel Nagorno-Karabakh», ha osservato l’Ambasciatore Khachatryan. Ha sottolineato che le questioni relative ai diritti e alla sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh dovrebbero essere risolte nel quadro del meccanismo internazionale del dialogo Baku-Stepanakert.
Un altro punto all’ordine del giorno del Comitato dei Ministri era la discussione sul rapporto Genocidio contro gli armeni nel 2023 dell’ex Procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo.
L’Ambasciatore Khachatryan ha presentato la conclusione del rapporto di Luis Moreno Ocampo secondo cui il blocco del Corridoio di Lachin dovrebbe essere considerato un genocidio ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. Inoltre, ha fatto riferimento ad opinioni e rapporti di altri autori sui pericoli della pulizia etnica e del genocidio nel Nagorno-Karabakh, come il rapporto dell’ex Consigliere Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio, Juan E Méndez.
Il Deputato di PACE, Pieter Omzigi, ha chiesto per iscritto al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa quali misure ha intrapreso il Comitato per prevenire il genocidio contro gli Armeni e se l’attuale minaccia ha conseguenze per l’Azerbajgian, membro del Consiglio.
L’Ambasciatore Khachatryan ha sottolineato che le azioni dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh contraddicono i principi e i valori del Consiglio d’Europa, che può lasciare senza conseguenze le evidenti violazioni degli obblighi di adesione e della convenzione da parte dell’Azerbajgian.
EDITORIALE
Il blocco del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian deve finire
Le Monde, 4 settembre 2023
(Nostra traduzione italiana dal francese)
La chiusura da parte di Baku dell’unico corridoio che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia, usando l’arma della fame contro migliaia di Armeni, non è solo una colossale colpa politica, è anche e soprattutto una sfida alle più elementari regole della politica internazionale.
Ogni giorno che passa aumenta il rischio di una catastrofe umanitaria da quando il Presidente azerbajgiano ha deciso di sottoporre il Nagorno-Karabakh a un blocco d’altri tempi. Tre anni dopo la sua vittoria contro le forze armene, Ilham Aliyev sembra determinato a sfruttare il suo vantaggio, aiutato dalla passività di una forza di interposizione russa schierata dopo un cessate il fuoco ottenuto sotto l’egida di Mosca.
Enclave sulla quale la sovranità dell’Azerbajgian è riconosciuta a livello internazionale ma popolata principalmente da Armeni che vi godono di una forma di autonomia di fatto, il Nagorno-Karabakh non conosce tregua dall’inizio della disintegrazione dell’Unione Sovietica. La riconquista delle zone cuscinetto da parte di Baku e la cattura di parte dell’enclave stessa al costo di migliaia di morti da entrambe le parti nel 2020 non hanno portato ad una pace dei coraggiosi, anzi.
Dal dicembre 2022 il Corridoio di Lachin, l’unico che ancora collegava il Nagorno-Karabakh all’Armenia, concentra le tensioni. Dopo l’installazione di posti di blocco ufficialmente per ragioni di sicurezza, il regime di Ilham Aliev ha deciso a luglio di chiudere ermeticamente questa strada, anche al Comitato Internazionale della Croce Rossa, l’ultima organizzazione umanitaria internazionale a poter accedere all’enclave. Vi sopravvivono più di 100.000 Armeni, cifra contestata dall’Azerbajgian.
Utilizzando spudoratamente l’arma della fame e delle privazioni, anche per quanto riguarda le forniture mediche, Baku vuole costringere gli Armeni del Nagorno-Karabakh a ricorrere ad essa in preda alla disperazione. Invece di cercare la difficile via della convivenza in una terra tormentata, questo regime offre così a questi Armeni un patto impossibile: la sottomissione, mentre vengono vituperati in Azerbajgian, o l’esilio.
Il confinamento del Presidente azerbajgiano in questo atteggiamento intransigente non è solo una colpa politica colossale, che aumenta di dieci volte l’odio invece di ridurlo. Il suo blocco del Nagorno-Karabakh è anche, e soprattutto, una sfida alle regole più elementari del diritto internazionale. Restando sordo agli avvertimenti lanciati dalla Corte Internazionale di Giustizia a febbraio, Ilham Aliyev si espone a gravi accuse.
Impotenza internazionale
L’ex Procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, ha già lanciato l’accusa, assicurando in un rapporto pubblicato ad agosto che “è in corso un genocidio contro i 120.000 Armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh”. Baku si offese per questo, ma la Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 afferma, che “infliggere deliberatamente a un gruppo condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica totale o parziale sarà considerato genocidio”.
Sono iniziati i preparativi per la liturgia che sarà celebrata per l’XI volta nella chiesa della Santa Croce sull’isola Aghtamar del lago Vana in Turchia
Secondo il sito Ermenihaber, il Sindaco di Gevash in Turchia, Murad Sezer, del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) di Recep Tayyip Erdoğan, ha detto in riferimento ai preparativi per la liturgia che sarà celebrata per l’XI volta nella chiesa della Santa Croce sull’isola Aghtamar del lago Van: «Saranno centinaia gli invitati. La chiesa fu costruita dal Re Gagik I di Vaspurakan nel 915-921 ed era di grande importanza per gli Armeni. È stato restaurato nel 2005. Dopo il completamento dei lavori, la storica chiesa è stata inaugurata nel 2007 con una cerimonia internazionale come “Museo della memoria”».
Dopo una pausa di 95 anni, il 19 settembre 2010 è stata celebrata la prima liturgia nella chiesa della Santa Croce di Aghtamar. La cerimonia, alla quale parteciperanno migliaia di turisti provenienti dalla Turchia e dall’estero, si terrà per l’undicesima volta il prossimo 10 settembre. Il Sindaco Sezer ha osservato: «Anno dopo anno si osserva uno straordinario interesse per l’isola Aghtamar. L’interesse aumenta di giorno in giorno».
Il lago Van è il più grande lago della Turchia. Si trova Anatolia orientale, la parte più orientale del Paese. Sulla sponda orientale del lago si trova la città di Van. È un lago salato che riceve acqua da numerosi piccoli corsi d’acqua che scendono dalle montagne circostanti ed è uno dei più grandi laghi endoreici (senza sbocchi) del mondo. L’originario emissario del bacino venne bloccato da un’antica eruzione vulcanica.
Il lago Van fu il centro del Regno armeno di Ararat dal 1000 a.C. circa, e successivamente della satrapia di Armina, Regno della Grande Armenia, e del Regno armeno di Vaspurakan.
Insieme al lago Sevan (nell’odierna Armenia) e al lago Urmia (nell’attuale Iran), il lago Van era uno dei tre grandi laghi del Regno armeno, riferiti come “i mari di Armenia”.
La chiesa armena della Santa Croce del X secolo sull’isola Akdamar è una chiesa reale del Regno armeno di Vaspurakan. Le rovine dei monasteri armeni esistono anche in altre tre isole del lago Van (Lim, Arter e Ktuts). Anche la regione intorno al lago Van era disseminata di un gran numero di monasteri armeni, tra i quali i più importanti furono quelli di Narekavank del X secolo e di Varagavank dell’XI secolo, entrambi al giorno d’oggi distrutti.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]