266° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. E Azerbajgian sarebbe “il Paese della buona volontà, delle buone intenzioni e della misericordia” (Korazym 03.09.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.09.2023 – Vik van Brantegem] – Parte della storia della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh può essere paragonata a quella del Bangladesh, di Timor Est e dell’Eritrea. Gli ultimi tre hanno ottenuto il pieno riconoscimento internazionale dopo anni di combattimenti. Tuttavia, nel Caucaso meridionale sono coinvolti attori geopolitici molto più grandi…
Il giornalista azerbajgiano Hikmet Hasanov ha pubblicato il 1° settembre 2023 una foto di bambini piccoli a Stepanakert, lamentandosi del fatto che non sembravano morire di fame: «1° settembre giornata della conoscenza dei nostri ragazzini a Khankendi. Tesoro, c’è qualcuno qui che somiglia a qualcuno che soffre la fame?».
Nei commenti, i bambini vengono chiamati “escrementi di roditori”, “bambini bastardi”. Si legge: “Guarda i nostri asinelli”, “È come se le mosche si posassero sullo sterco essiccato del bestiame… Come vedi sono come mosche sedute su merda di mucca”, “Dimenticate questi ragazzi, non passerà molto tempo prima che porteranno le nostre bandiere nelle loro mani e diranno ‘lunga vita all’Azerbajgian’”.
Come è possibile immaginare che gli Armeni potranno vivere sotto il dominio di questo Stato fascista terrorista? È come se si invitasse gli Ebrei a coesistere con i nazisti. La società azera è malata, molto malata. Il Paese intera ha bisogno di un TSO collettivo e cure.
Mi chiedo chi diavolo imporrà i suoi “aiuti umanitari” alle persone. Mentre continua a bloccare da 9 mesi 120.000 Armeni nell’Artsakh, chiudendo il Corridoio di Lachin verso l’Armenia, gli Azeri sono diventati così umani.
Avere fiducia nell’Azerbajgian, che intende per sfamare una popolazione che sta affamando deliberatamente, aumentando la pressione gradualmente nei 9 mesi passati, è come confidare nella Germania durante la Seconda Guerra Mondiale che offre di sfamare gli Ebrei rinchiusi nel ghetto di Varsavia.
Leggere per credere, pensando che parla Novruz Aslanov, il Presidente della Società della Mezzaluna Rossa azera, la personificazione del regime autocratico fascista vestito da “umanitario-filantropo”, che sta affamando le stesse persone che vuole sfamare, salvandoli dal “regime separatista da Khankandi” che ha auto-bloccato l’Artsakh, con il “dialogo” e la “buona volontà”. Questo individuo in rosso parla di “umanesimo” con la faccia di bronzo.
2 settembre 2023. È il quinto giorno della protesta per la farina della Mezzaluna Rossa azera, mentre l’Aazerbajgian continua a cercare di forzare i 120.000 che ha affamato per quasi 9 mesi ad accettare il suo “aiuto” per la crisi umanitaria che ha creato. Qui non stiamo parlando di un disastro naturale.
L’Azerbajgian ha fatto installare la sera del 1° settembre 2003 una linea elettrica per rendere più confortevoli i 42 manifestanti della Mezzaluna Rossa azera (una ripetizione degli “eco-attivisti” che il 12 dicembre 2022 hanno iniziato il blocco del Corridoio di Lachin) che stanno da 5 giorni sulla strada di Aghdam con le loro 10 tonnellate di farina che vogliono per forza portare a “Khankendi”, mentre l’Azerbajgian sta da quasi 9 mesi affamando i 120.000 Armeni dell’Artsakh, interrompendo anche la loro fornitura di gas ed energia elettrica. Semplicemente assurdo.
Per quanto riguarda le dichiarazioni del Presidente della Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian:
1. Visto che l’Azerbajgian nega che c’è una crisi umanitaria in Artsakh, a cosa serve mandare 2 camion con farina?
2. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa che è presente in Artsakh da 30 anni è ben “capace di condurre una valutazione delle esigenze degli Armeni in Karabakh”. Fatto è che l’Azerbajgian ha creato la crisi umanitaria in Artsakh, chiudendo il Corridoio di Berdzor (Lachin). Anche i bambini sanno che aprendo il corridoio la crisi umanitaria sparirà. Intanto, davanti all’ingresso del corridoio, presso il ponte Hakari a Kornidzor stanno fermi 32 camion con aiuti umanitari da più di un mese, perché l’Azerbajgian non permette l’ingresso. Sempre parlando di buona volontà, di buone intenzioni e di “Paese della misericordia”.
La Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian è capace di condurre una valutazione delle esigenze degli Armeni in Karabakh
News.az, 30 agosto 2023
La Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbaigian (AzRC) è capace di condurre la valutazione dei bisogni degli Armeni che vivono nella regione del Karabakh in Azerbajgian, ha detto mercoledì ai giornalisti il presidente dell’AzRC Novruz Aslanov, riporta News.Az.
“Questa valutazione può essere effettuata da specialisti della Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian se ci viene fornito l’accesso al territorio. Posso fare questa valutazione da solo. Possiamo coinvolgere i nostri partner ed esperti stranieri in questo lavoro. Non ne vedo problemi qui”, ha detto Novruz Aslanov.
Secondo lui la questione fondamentale è costruire la comunicazione attraverso il dialogo.
“La cosa più importante è dimostrare buona volontà. Le opinioni di due o tre persone non dovrebbero influenzare la popolazione di origine armena a Khankendi. Credo che la maggior parte della popolazione sia già stanca di questi processi e dovrebbero dimostrare i principi di umanesimo al mondo intero. Se la Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian è venuta con buone intenzioni, dovrebbe anche trattarla con rispetto e pazienza. Non aiuteremo nessuno con la forza. Questo è un passo avanti e tutti sono obbligati ad accoglierlo, indipendentemente dalla lingua, dalla religione, dalla razza o dall’appartenenza politica. Si pensa che se non abbiamo ricevuto un appello, perché inviare aiuti? Perché dovremmo aspettarci un appello? Se può essere necessario, allora stiamo facendo questo passo”, ha aggiunto.
Una voce dal “Paese della buona volontà, delle buone intenzioni e della misericordia”: «Quando ero in Azerbajgian hanno cercato di spaventarmi con la reclusione a lungo termine. Ho detto che avrei fatto uno sciopero della fame se fossi stato imprigionato. Hanno detto che mi avrebbero picchiato e sottoposto ad alimentazione forzata. Questo è simile al modo in cui il governo dell’Azerbajgian invia “aiuti alimentari” all’Artsakh» (Rahim Shaliyev).
Avi Scharf, giornalista di Haaretz ha segnalato su Twitter un volo raro di sabato per la base dell’aeronautica israeliano, dal campo azero sul fronte contro l’Armenia. Ieri è atterrato il 101° (in 7 anni) cargo pesante ad Ovda. Silkway Airlines è stato autorizzato dalle autorità israeliane dal trasporto di esplosivi attraverso una pista di atterraggio isolata nel deserto. Alcuni sono atterrati con il segnale di riconoscimento del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian.
I voli da Baku alla remota pista di atterraggio israeliana aumentano sempre durante gli attacchi delle forze armate azere all’Armenia e l’Artsakh, e rivelano esportazioni di armi verso l’Azerbajgian. Israele vende armi all’Azerbajgian per miliardi e riceve in cambio petrolio accesso all’Iran. Israele aiuta l’Azerbajgian nel genocidio degli Armeni, dimenticando la Shoah e il “mai più”. Genocidio dello Shabbat approvato dai rabbini. Disgustoso.
Ieri, 2 settembre 2023, in molti Paesi del mondo si sono svolti manifestazioni nel 32° anniversario della dichiarazione della Repubblica di Artsakh. A Parigi una manifestazione si è svolta davanti all’Ambasciata dell’Azerbajgian. Migliaia di persone si sono riunite a Yerevan, in un mare di colori vibranti e canti appassionati, dimostrando l’inequivocabile sostegno all’indipendenza dell’Artsakh. La manifestazione ha dimostrata la resilienza della nazione armena e la sua determinazione a difendere la Repubblica di Artsakh, che è sottoposta attualmente ad un blocco genocida da parte dell’autocrazia dell’Azerbajgian. I manifestanti, tra cui anche gli ex Presidenti armeni Serzh Sargsyan e Robert Kocharyan, hanno anche criticato apertamente l’attuale governo armeno per la sua inazione nel risolvere il disastro umanitario nell’Artsakh.
Montevideo, Uruguay.
Rally SOS Artsakh a Montreal organizzato dal Consiglio Unito Armeno del Quebec.
Politici, studiosi e gente comune si sono uniti agli Armeni dei Paesi Bassi nella protesta ad Amsterdam per chiedere un’azione immediata da parte degli attori in grado di fermare il blocco illegale dell’Artsakh da parte del regime di Aliyev volto all’annientamento della popolazione armena indigena del Nagorno-Karabakh.
Tornando sul campo, se qualcuno ha avuto notizia dalla Missione di Osservazione dell’Unione Europea in Armenia, schierata (nei ristoranti) lungo il confine dell’Armenia con l’Azerbajgian, per monitorare le violazioni del cessate il fuoco, in seguito all’aggressione dell’Azerbajgian sul territorio sovrano dell’Armenia, batte un colpo.
La “Comunità dell’Azerbajgian occidentale” (cioè, dell’Armenia) ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna quella che definisce “la provocazione armena” a Sotk. In realtà, l’Azerbajgian, come nei mesi precedenti, ha attaccato Sotk (bloccando anche l’attività della miniera d’oro), che l’Azerbajgian e, per estensione, la “Comunità dell’Azerbajgian occidentale” chiamano “Zod”, poiché Sotk e dintorni fanno parte del prossimo tentativo di accaparramento di terre da parte dell’Azerbajgian.
Ieri intorno alle ore 16.00, le posizioni di difesa armene intorno al villaggio di Norabak sono ste prese di mira dalle forze armate dell’Azerbajgian.
Le autorità azere riferiscono di aver contrastato ieri mattina i droni di sorveglianza provenienti dall’Armenia sulle posizioni militari nell’area di Shahbuz e nell’area di Kelbajar di Azerbajgian, dove secondo il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian sarebbe stato abbattuto un drone di sorveglianza proveniente dall’Armenia vicino alle sue posizioni. Il drone mostrato nelle foto mostra sessun danno apparente da arma da fuoco (se vero, probabilmente abbattuto da misure a radiofrequenza). Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian segnala che posizioni militari ella regione di Julfa di Nakhichevan (la prima volta qui segnalata in oltre 6 anni) e vicino alla città di Kapan in Armenia sono state colpite dal fuoco di armi leggere. Funzionari del Ministero della Difesa dell’Armenia confutano il rapporto dell’Azerbajgian definendolo disinformazione.
L’Azerbajgian ha riferito che il 1° settembre le sue posizioni lungo il confine con l’Armenia sono state colpite da mortai da 60 mm e 82 mm. Il Ministero della Difesa dell’Armenia confuta il seguente rapporto dell’Azerbaigian definendolo disinformazione, non corrispondente alla realtà sul campo.
Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha pubblicato un video ripreso dai suoi militari che prendono di mira un centro di controllo di droni mobile, probabilmente durante l’attacca delle forze armate dell’Azerbajgian all’Armenia del 1° settembre 2023. A seguito nella zona le immagini satellitari della NASA mostrano un grande incendio e rapporti separati segnalano un’esplosione udita prima dell’incendio.
Così, ieri, un giorno dopo il massiccio attacco delle forze armate dell’Azerbajgian al territorio sovrano dell’Armenia, i funzionari azeri hanno pubblicato diverse dichiarazioni in cui accusavano Yerevan di aver nuovamente violato il cessate il fuoco, ma quest’ultimo le ha tutte negate. La situazione di tensione continua e non si possono escludere ulteriori conflitti armati.
L’Azerbajgian ha accusato l’Artsakh di aver colpito il 1° settembre 2023 con “misure di radiofrequenza” un Boeing 777 americano e un C-650 israeliano.
Nasimi Aghayev, nel suo tempo libero anche Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania, quotidianamente impegnato sui social a diffondere le menzogne e la disinformazione del suo padrone Aliyev, ha scritto in un post su Twitter: «Un altro motivo per cui l’Armenia dovrebbe finalmente ritirare le sue formazioni armate illegali dall’Azerbajgian. Hanno appena messo in pericolo molti passeggeri che volavano sul volo Parigi-Pechino di American Air e sul volo Tel Aviv-Baku».
Aghayev immagina di provare a evocare fiducia e credibilità nel suo quotidiano palleggio fascista terrorista, facendo riferimento a una delle sue fonti di notizie sostenute dallo Stato azero e altrettanto screditati.
Il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha smentito le segnalazioni dell’Azerbajgian sull’uso di misure di radiofrequenza contro gli aerei.
Il Nagorno Karabakh Observer ha esaminato l’accusa e non è riuscito a trovare nessun aereo di questi tipi nelle vicinanze a meno di 100 km di distanza negli orari indicati dalle autorità azere, che hanno aumentato rapporti simili, sostenendo che le autorità della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh stanno utilizzando misure di radiofrequenza per prendere di mira gli aerei nel loro spazio aereo. Finora nessuna compagnia aerea o altro organismo indipendente ha segnalato eventuali incidenti in quella zona.
«L’Azerbajgian ha effettuato un attacco militare ai confini internazionalmente riconosciuti dell’Armenia. È una rivendicazione territoriale, un’invasione della sovranità dell’Armenia. Capiamo qual è l’obiettivo dell’Azerbajgian? Nelle ultime settimane, l’Azerbajgian è stato sottoposto a forti pressioni e minacce internazionali, come ha ammesso l’altro giorno Ilham Aliyev. La comunità internazionale, soprattutto quella occidentale, non è d’accordo con il modo di Aliyev di condannare alla fame gli Armeni del Nagorno-Karabakh.
La politica di Aliyev di condannare gli Armeni del Nagorno-Karabakh alla pulizia etnica e alla fame è sostenuta solo da Russia e Turchia. La comunità internazionale però non è d’accordo con un nuovo genocidio degli Armeni. L’Azerbajgian è stato lasciato isolato.
L’altro giorno, la Francia ha portato 10 camion di aiuti umanitari all’inizio del Corridoio di Lachin. Anne Hidalgo, Sindaco di Parigi, a capo della delegazione, ha inviato un messaggio dal Corridoio di Lachin chiuso, al Presidente Emmanuel Macron per avviare il processo di adozione di una risoluzione nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Non è escluso che la Francia avvii il processo sulla questione per ottenere una risoluzione.
Settimane fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso la questione dell’apertura del Corridoio di Lachin. Sì, sebbene non sia stata adottata alcuna risoluzione, quasi tutti i 15 stati membri hanno notato la grave situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh e hanno invitato l’Azerbajgian ad aprire il Corridoio di Lachin. Il semplice fatto che la questione Artsakh sia stata nuovamente internazionalizzata e sia in discussione alle Nazioni Unite è già la sconfitta dell’Azerbajgian. Non è una sconfitta su larga scala, ma è ormai evidente che la questione del Nagorno-Karabakh non è un suo problema interno.
Dopo la guerra dei 44 giorni, il racconto principale di Ilham Aliyev ed esperti azerbajgiani era che il conflitto del Nagorno-Karabakh fosse stato risolto come risultato della guerra, e che all’ordine del giorno dovessero figurare solo la risoluzione delle relazioni armeno-azerbajgiani e la firma del trattato.
L’Armenia e le superpotenze globali non sono d’accordo con questa narrazione, che insistevano sulla necessità di risolvere la questione dei diritti e della sicurezza degli Armeni del Nagorno.Karabakh. Negli ultimi giorni si è registrato un numero senza precedenti di dure dichiarazioni contro Baku.
Queste pressioni rallentano o bloccano temporaneamente i piani dell’Azerbajgian di sottomettere il Nagorno-Karabakh con la forza. L’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Germania e la Francia hanno chiesto unilateralmente all’Azerbajgian di aprire il Corridoio di Lachin.
Notizie inedite e inaspettate dalla Germania. Il Ministro degli Esteri tedesco, Annalena Berbock, ha recentemente informato: “Sono in corso discussioni con gli Stati Uniti per fornire aiuti al Nagorno-Karabakh”. Ha anche descritto la situazione nel Nagorno-Karabakh come catastrofica e ha sottolineato la necessità di aprire il corridoio.
A giudicare dalle parole del Ministro degli Esteri tedesco, la Germania e gli Stati Uniti potrebbero seguire l’esempio della Francia e inviare carichi umanitari per gli Armeni del Nagorno-Karabakh all’inizio del Corridoio di Lachin.
Una dichiarazione importante è stata fatta dal capo della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, dopo l’incontro dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea a Toledo, in Spagna: “Chiediamo alle autorità dell’Azerbajgian di garantire un movimento sicuro e senza ostacoli attraverso il Corridoio di Lachin”. Durante l’incontro, al quale hanno partecipato rappresentanti degli Stati membri dell’Unione Europea, è stata discussa anche la questione della crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Questo è un altro fatto del fallimento della strategia di Aliyev di non internazionalizzare la questione del Karabakh e di trasformarla in una questione interna dell’Azerbajgian.
E ieri, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha presentato un piano per risolvere la crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Il Rappresentante speciale dell’Unione Europea,ToivoKlaar, e la squadra di Michel sono stati in frequente contatto con Baku, Yerevan e Karabakh per trovare una soluzione alla questione del blocco. L’Unione Europea ha valutato che la situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh si sta rapidamente deteriorando ed è imperativo adottare misure per rispondere ai bisogni della popolazione locale. Brussel ha inoltre sottolineato che Baku dovrebbe chiarire le procedure per il ritorno degli Armeni del Nagorno-Karabakh dall’Armenia attraverso il Corridoio di Lachin. Qualsiasi chiarezza è un fallimento e uno sviluppo indesiderabile per l’Azerbajgian, poiché limita il suo arsenale di guerra ibrida contro il Nagorno-Karabakh e l’Armenia. E sono sicuro che l’appello dell’Unione Europea a chiarire le procedure nel Corridoio di Lachin o verrà respinto o si farà riferimento alla legislazione dell’Azerbajgian, anch’essa fonte di incertezza. Parallelamente, secondo Michel, le discussioni si sono concentrate anche sul rapido ripristino delle forniture di elettricità e gas agli Armeni del Karabakh. L’Unione Europea ha invitato Baku e Stepanakert al dialogo. “I diritti e la sicurezza degli armeni del Karabakh devono essere garantiti e le discussioni sui metodi specifici devono essere avviate al più presto possibile” ha affermato Charles Michel.
Ciò ripete l’appello degli Stati Uniti. Ma l’Azerbajgian ha un problema anche qui. Per ora, con Mosca, è fallito il processo di organizzazione di un incontro internazionale in un Paese terzo. Quando l’Occidente chiede nuovamente un incontro, ciò implica uno stato neutrale, e Mosca e Baku tendono ad organizzare l’incontro in Azerbajgian.
L’Azerbajgian deve accettare l’idea che la questione del Nagorno-Karabakh è diventata internazionale e sarà costretto a negoziare con Stepanakert in un paese neutrale, attraverso un meccanismo internazionale.
Ho portato fatti che dimostrano che le pressioni internazionali possono potenzialmente diventare pericolose per l’Azerbajgian. Con l’attacco militare del 1° settembre l’Azerbajgian esercita pressioni sull’Armenia affinché l’Armenia blocchi il processo di consolidamento della comunità internazionale contro l’Azerbajgian.
Con questo attacco, l’Azerbajgian invia un messaggio all’Armenia: non è al sicuro dagli attacchi militari e dalla guerra, è necessario fermare l’attività. Gli Azeri definiscono la diplomazia attiva dell’Armenia una “karabakhizzazione” del processo di risoluzione armeno-azerbaigiana.
Attaccando Sotk, Azerbajgian cerca di destabilizzare il processo. La richiesta dell’Armenia di garantire i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno Karabakh è considerata da loro una rivendicazione territoriale contro l’Azerbajgian. L’attacco a Sotk è una tattica speculare: è una rivendicazione territoriale contro l’Armenia.
L’obiettivo, come ho già detto, è eliminare l’attività dell’Armenia attraverso la pressione militare. Ciò darà all’Azerbajgian la possibilità di risolvere il conflitto del Karabakh nella logica della sua questione interna. E questo significa prendere il Nagorno-Karabakh sotto il controllo diretto. I metodi sono noti: infiltrazione morbida da Aghdam sotto il nome di consegna di beni umanitari o invasione militare dura.
Se il metodo soft fallisce, verrà utilizzata la formula hard. È una questione di tempo, che dipende anche dall’intensità o dall’indebolimento della pressione degli attori internazionali.
Non importa quanto gli appelli e le esortazioni degli attori internazionali siano sottovalutati, sono solo la punta dell’iceberg e dicono molto poco sui processi dietro le quinte. E nel profondo, Aliyev riceve minacce e pressioni. Poiché l’Azerbajgian non può affrontare un duro confronto con l’Occidente, minaccia l’Armenia con queste azioni militari, mandando il messaggio che è necessario smettere di difendere i diritti degli Armeni del Nagorno-Karabakh nei tribunali internazionali.
L’Azerbajgian sta cercando di creare un sentimento di insicurezza in Armenia, affinché Yerevan non insista più sulla necessità di garantire i diritti degli Armeni del Nagorno Karabakh. Tuttavia, come avete già notato, su questo insiste non solo l’Armenia, ma anche importanti attori della comunità internazionale.
L’Armenia afferma chiaramente che firmerà un accordo con l’Azerbajgian solo se si terranno i negoziati in formato internazionale Stepanakert-Baku sulle questioni relative ai diritti e alla sicurezza. È vero, l’Azerbajgian e la Russia sono riusciti a bloccare un incontro Karabakh-Azerbaigiano in un Paese neutrale, ma il conflitto del Karabakh non è scomparso da ciò.
Gli USA e l’Unione Europea chiedono che Baku incontri subito Stepanakert. Penso che l’Azerbajgian non sarà in grado di costringere l’Armenia con attacchi militari ad abbandonare l’agenda di protezione dei diritti e della sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh. Permettetemi di ricordarvi che questo non è accaduto dopo la guerra del 2020, quando le forze armate armene erano in uno stato debole.
Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Francia e i Paesi occidentali hanno ripetutamente dichiarato di sostenere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia. Ciò significa che l’Azerbajgian non sarà perdonato per un nuovo attacco militare della portata di quello del 13 settembre 2022 contro l’Armenia.
Ecco perché l’attacco è stato su piccola scala. Ma ovviamente non escludo che si tenterà di ripetere il 13 settembre. Dipende dal grado di resistenza delle forze armate armene e dal grado di coinvolgimento della comunità internazionale.
Non è escluso che vengano imposte sanzioni contro il regime di Aliyev se manca di rispetto agli attori internazionali apertamente. Nei Paesi occidentali si discute seriamente sulla questione delle sanzioni contro l’Azerbajgian.
L’Azerbajgian dovrebbe fare la cosa giusta: fermare gli attacchi militari all’Armenia e ritornare a negoziati costruttivi. Questo è ciò che impone la logica del processo di pace. Invece, penso che l’Azerbajgian andrà avanti con metodi duri e militari. Ecco come vedo la situazione adesso. Monitoreremo il processo» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Segnaliamo
– Un’altra pulizia etnica potrebbe essere in corso – e noi non prestiamo attenzione di Nicola Kristof – The New York Times, 2 settembre 2023 [QUI]: «Con le sue camere di tortura russe e il massacro di civili, la guerra in Ucraina è già abbastanza orribile. Ma cosa succederebbe se un altro Paese approfittasse di questa distrazione per commettere i propri crimini contro l’umanità? Incontra l’Azerbajgian. Probabilmente non hai sentito parlare della brutalità dell’Azerbajgian nei confronti di un’enclave di etnia armena chiamata Nagorno-Karabakh, ma merita un esame approfondito. L’ex Procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, che ho conosciuto anni fa quando cercava le responsabilità per il genocidio nella regione del Darfur in Sudan, ora descrive ciò che sta accadendo in Nagorno-Karabakh in modo simile. “È in corso un genocidio contro 120.000 Armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh”, ha scritto in un recente rapporto».
– Nel Nagorno-Karabakh, l’arma della fame di Faustine Vincent – Le Monde International, 3-4 settembre 2023: «Il blocco dell’enclave da parte dell’Azerbaigian è peggiorato quest’estate, minacciando gli armeni di gravi carenze. “C’è la paura costante che la guerra ricominci, o qualcosa di peggio”».
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]