256° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Ciò che spaventa non è la violenza dei cattivi, è l’indifferenza dei buoni (Korazym 24.08.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.08.2023 – Vik van Brantegem] – I perversi, i crudeli o gli ingiusti sono una realtà minoritaria. La maggior parte della gente è buona. Ed è proprio l’indifferenza della maggioranza che spesso e volentieri consente ai malvagi di prendere il potere e mantenerlo a discapito di tutto e tutti. «Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, è l’indifferenza dei buoni», disse Martin Luther King.
Nei primi tempi, la macchina di propaganda del regime autocrate azerbajgiano – con un esercito di “diplomatici”, “giornalisti” di Stato e piccoli troll sui social, coerenti solo nel disprezzo per tutti coloro che condannano il blocco illegale e la fame di 120.000 Armeni nel #ArtsakhBlockade – ha attaccato ogni giornalista o media che osavano a coprire il #ArtsakhBlockade. Ora, con sempre più giornalisti e media che coprono il blocco genocida azero, non riescono a tenere il passo e pur continuando a diffondere le loro menzogne e disinformazione, si sono concentrati a molestare i funzionari stranieri. Mentre prima era importante ostacolare la diffusione della verità, oggi è imperativo impedire che la comunità internazionale prende delle decisioni energiche e risolutive per fermare il genocidio in corso in Artsakh da parte dell’Azerbajgian.
Il più recente esempio è prodotto da Tural Ganjali, Membro del Parlamento della Repubblica di Azerbaigian, “in rappresentanza della città di Khankendi” [1], che ieri in un post su Twitter scrive: «È sconvolgente che il Ministro Mélanie Joly [2] ha fatto una dichiarazione contro l’integrità territoriale dell’Azerbajgian nel suo incontro con la comunità armena. Deve smettere di agire come lobbista armena e deve piuttosto servire gli interessi canadesi come funzionario del Canada. Canada ha affrontato il separatismo per molti anni in Quebec, nel caso in cui soffrisse di problemi di memoria».
[1] Khankendi, cioè, la capitale della Repubblica di Artsakh, Stepanakert, con cui non ha niente a che fare. Esilarante.
[2] Mélanie Joly è nata è 16 gennaio 1979 a Monreal, Quebec. È avvocato, Ministro degli Esteri del Canada dall’ottobre 2021.
Il Ministro degli Esteri canadese, Mélanie Joly, era presente all’annuale Sourp Hagop Annual Kermesse a Montreal, in Canada, quando ha riaffermato il suo impegno a combattere per l’Artsakh. Il 20 agosto, Jolie ha anche incontrato i leader del Comitato Nazionale Armeno del Canada che hanno presentato diverse raccomandazioni politiche che il Canada può mettere in atto per fermare il blocco illegale dell’Artsakh. Joly ha sottolineato che la situazione nell’Artsakh è terribile e che è necessario intraprendere azioni decisive per garantire la sicurezza, l’incolumità e l’autodeterminazione della popolazione e che è pronta a combattere per il popolo dell’Artsakh. Joly si recherà in Armenia a settembre per aprire ufficialmente l’Ambasciata canadese in Armenia.
«È importante che il Canada svolga un ruolo diplomatico molto importante nella regione, in particolare gli Armeni si trovano ad affrontare una minaccia reale nell’Artsakh. Non vedo l’ora di lavorare con la comunità, per assicurarci di svolgere un ruolo importante a livello diplomatico, con l’Unione Europea, poiché il Canada sarà il primo non membro dell’Unione Europea a partecipare al mantenimento della pace nella regione, ma sono anche molto consapevole del fatto che dobbiamo portare la questione dell’Artsakh in ogni tavolo diplomatico a cui abbiamo accesso, andrò al G20, al G7, alle Nazioni Unite e potete contare su di me», ha detto il Ministro degli Esteri canadese, Mélanie Joly.
Prima che ci fosse l’Ucraina c’era l’Artsakh. Se l’Occidente avesse reagito in modo appropriato all’aggressione dell’Azerbajgian nel 2020 e avesse sanzionato l’autocrate Aliyev, forse non ci sarebbe stata ne una guerra in Ucraina, ne l’attuale genocidio “al rallentatore” con il #ArtsakhBlockade.
«I residenti dicono che il piano di Baku è chiaro: sottometterli alla fame in modo che, se e quando la strada riaprirà, se ne andranno. Si tratta, dicono, di un genocidio al rallentatore, in cui la fame è usata come arma classica» (The Guardian).
«Informazioni non confermate, ma credibili, riguardano l’apertura della strada di Aghdam che porta dall’Azerbajgian al Nagorno-Karabakh, in sostituzione del Corridoio di Lachin, ormai chiuso, che porta in Armenia. Forse portando il Nagorno-Karabakh a perdere tutti i legami con l’Armenia» (Nagorno Karabakh Observer). Il Nagorno Karabakh Observer non spiega perché queste “informazioni non confermate” (anzi, sono state smentite) sarebbero “credibili” (anzi, sono “incredibili”).
Ricordiamo, innanzitutto, che dopo l’incontro di Nikol Pashinyan e Ilham Aliyev a Brussel, il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel ha ritenuto importante la volontà dell’Azerbajgian di effettuare forniture umanitarie attraverso la strada di Aghdam, sottolineando allo stesso tempo che il Corridoio di Lachin, l’unico collegamento dell’Artsakh con l’Armenia deve essere essere aperto. E Nikol Pashinyan ha chiarito durante la conferenza stampa dopo questo incontro che non ha partecipato alla discussione di Michel e Aliyev sulla strada di Aghdam.
In precedenza, il quotidiano armeno Hraparak aveva scritto, che il Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan, avrebbe informato durante la sessione del Consiglio di Sicurezza dell’Artsakh il 22 agosto che era stata presa la decisione di usare la strada di Aghdam. Secondo le informazioni del giornale, Harutyunyan avrebbe informato che il traffico sarebbe “parziale” attraverso quella strada, per far entrare solo materiali da costruzione, carburante, medicinali, mentre generi alimentari verrebbe importato attraverso il Corridoio di Lachin con le forze di mantenimento della pace russe.
Il portavoce del Presidente Harutyunyan, Lusine Avanesyan, ha smentito la notizia secondo cui il Presidente Harutyunyan avrebbe informato il 22 agosto durante una sessione del Consiglio di Sicurezza dell’Artsakh che è stata presa la decisione di usare la strada di Aghdam. Ha dichiarato a Tert.am che la sessione del Consiglio di Sicurezza della Repubblica di Artsakh non ha avuto luogo.
In una conversazione con Armenpress, commentando la notizia, secondo la quale il Presidente Harutyunyan, avrebbe deciso di accettare l’offerta di Azerbajgian di utilizzare la strada di Aghdam, Avanesyan ha affermato ieri, che il 22 e 23 agosto il Harutyunyan ha tenuto colloqui a porta chiusa con vari ambienti statali, politici e pubblici. «Non è stata presa alcuna decisione, ma le discussioni continuano e il Presidente Harutyunyan presto renderà personalmente pubbliche le informazioni sulla situazione e gli approcci delle autorità», ha dichiarato Avanesyan.
Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh ha risposto alle domande dei media sull’informazione diffusa dal servizio azero della BBC, secondo cui le autorità del Nagorno-Karabakh sarebbero propense ad accettare l’apertura della strada di Aghdam e che si terrà un incontro tra le parti su questo tema a Barda (in Azerbajgian) nei prossimi giorni: «Vorremmo sottolineare che l’Artsakh ha sempre agito in modo pacifico, partendo dalla posizione di una soluzione globale del conflitto azerbajgian-karabakh attraverso i negoziati. Allo stesso tempo, tali negoziati dovrebbero svolgersi nel quadro del formato internazionale concordato tra le parti, che consentirà di garantire che i negoziati siano condotti in conformità con le norme e i requisiti del diritto internazionale. L’Artsakh ha più volte, attraverso i mediatori, preso iniziative riguardo agli incontri, ma la parte azera le ha respinte. Aggiungiamo che qualsiasi incontro sul territorio dell’Azerbajgian, soprattutto senza la presenza di mediatori internazionali, comporta rischi piuttosto grandi, soprattutto se si considera il fatto del rapimento di Vagif Khachatryan, sotto la custodia del Comitato Internazionale della Croce Rossa, in presenza delle forze di mantenimento della pace russe.
Per quanto riguarda la strada di Aghdam, oggi [ieri] il Portavoce del Presidente della Repubblica ha parlato di questo argomento».
In caso di riapertura del Corridoio di Lachin ristabiliremo la nostra autosufficienza. Se accettiamo l’apertura della strada di Aghdam e il rifornimento dall’Azerbajgian, legittimeremo il crimine che stanno commettendo. Lo ha detto a Politico Europe il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, Sergey Ghazaryan.
Davit Babayan, il Consigliere e Rappresentante con incarichi speciali del Presidente della Repubblica di Artsakh ha detto a Tert.am che non ha partecipato ad una sessione del Consiglio di Sicurezza, quindi non è a conoscenza di quali questioni fossero all’ordine del giorno. Allo stesso tempo, Babayan ha affermato che la strada di Aghdam non può sostituire il Corridoio di Berdzor che non è solo importante dal punto di vista logistico, ma è un’area con status politico e giuridico, dove la Federazione Russa dovrebbe garantire l’ingresso di persone e camion secondo la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020. «Ora, se il Corridoio di Berdzor venisse sostituito dalla strada di Aghdam, potete immaginare quali sarebbero le conseguenze? In futuro, per qualche motivo, la strada di Aghdam potrebbe essere aperta, ma non può sostituire il Corridoio di Berdzor, non appena sarà sostituita, sarà la fine dell’Artsakh. L’Artsakh sarà tagliato fuori dal mondo esterno e dall’Armenia», ha affermato Babayan.
Insieme all’apertura della strada di Aghdam, ci sono anche notizie secondo cui nei prossimi giorni sarebbe previsto un incontro nella città azera di Barda. Anche su questa questione Babayan non ha informazioni. Secondo lui l’Artsakh non è contrario alle riunioni, ma il problema sta nel formato e nell’argomento discusso. «Se l’Azerbajgian lo considera un dialogo intra-azerbajgiano, per noi non è accettabile, perché quale questione dovrebbero discutere con noi? Siamo pronti a discutere con loro questioni umanitarie. Se iniziano a discutere la questione della reintegrazione, dello smantellamento dello Stato dell’Artsakh, non possiamo discutere di tali questioni, è meglio uscire da qui che restare nel loro territorio. Per qualsiasi persona ragionevole, passare nel loro territorio non è accettabile. L’alternativa è questa: nessuno faccia demagogia», ha sottolineato Babayan. Quindi, secondo il Consigliere del Presidente Harutyunyan, l’Artsakh ora ha due strade possibili: o resistere o andarsene.
Mentre Hikmet Hajiyev, il Consigliere del Presidente dell’Azerbajgian per gli Affari Esteri e capo della macchina di menzogna e disinformazione del regime autocratico, non risparmia sforzi per “provare” che “il Corridoio Lachin è aperto”, la comunità internazionale replica con la dichiarazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa, secondo cui «l’ultima consegna di forniture mediche nel Nagorno-Karabakh sono avvenute il 7 luglio, mentre l’ultima consegna di cibo è avvenuta il 14 giugno».
Il Regno Unito non è a conoscenza di alcun piano per una risoluzione o dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Lo ha riferito l’Ambasciata del Regno Unito in Armenia, rispondendo ad una domanda di Armenpress.
Domanda: Il vostro Paese si sta preparando a presentare un progetto di risoluzione sulla situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh dopo la sessione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 16 agosto?
Risposta: Il Regno Unito resta profondamente preoccupato per la continua interruzione del Corridoio di Lachin, che sta ostacolando la fornitura e la consegna di farmaci salvavita, servizi sanitari e altre forniture essenziali, con conseguenze umanitarie per la popolazione locale. Pertanto, è molto importante che va rispettata la decisione di febbraio 2023 della Corte Internazionale di Giustizia per garantire la libera circolazione in entrambe le direzioni attraverso il Corridoio di Lachin.
Il Regno Unito non è a conoscenza di alcun piano per una risoluzione o dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
«Ho notato questi due giovani che passano ogni giorno nella mia strada in Artsakh. Alla domanda su cosa stanno facendo, un amico ha detto: “Ogni mattina raccolgono il pane con una bicicletta e lo consegnano alle persone che non hanno accesso”. Questo è l’Artsakh che amo: bloccato ma non spezzato» (Gev Iskajyan).
«ENORME CARENZA DI PANE. In questo momento la fila davanti ad una delle panetterie. Ogni famiglia riceve solo 1 pagnotta [in precenza 2], se riesce a comprarla…» (Lusine Hambardzumyan).
«Le panetterie stanno chiudendo. La farina non viene importata e l’Azerbajgian impedisce la raccolta del grano nei campi» (Ani Abaghyan).
«Nel frattempo il mondo va avanti con inutili condanne guardando la fame di 120.000 Armeni da parte dell’Azerbajgian, una delle peggiori dittature e l’Europa stringe la mano al mini sultano azero per la fornitura di gas, che tra l’altro è russo» (Lusine Ghazaryan).
«Le neonate gemelle Nane e Nare iniziano la loro vita nel Nagorno-Karabakh con le restrizioni causate dal blocco dell’Azerbajgian. Data la mancanza di integratori alimentari vitaminici, latte artificiale, pannolini… è una grande sfida per la 25enne mamma Maria di nutrire e crescere le sue figlie» (Anush Ghavalyan).
Siamo nel 2023. Maria non dovrebbe essere costretta a preoccuparsi come dare da mangiare alle sue gemelle.
Il 21 agosto abbiamo riportato un breve video-appello di Maria [QUI].
Diritto all’istruzione in Artsakh sotto blocco
1. A partire dal 1° settembre è prevista la ripresa delle lezioni negli istituti di istruzione elementare, secondaria e superiore in Artsakh. Tuttavia, a causa del blocco, i ragazzi dell’Artsakh si trovano attualmente ad affrontare difficoltà nel realizzare adeguatamente il loro diritto all’istruzione.
2. I ragazzi non sono in grado di procurarsi la cancelleria e gli indumenti necessari.
3. Dopo aver sopportato la malnutrizione per oltre 70 giorni, i medici ritengono problematico per i bambini continuare gli studi nelle stesse circostanze. Ciò imporrebbe un onere aggiuntivo e un bambino indebolito potrebbe non essere in grado di gestire un tale carico.
4. Lo stress e il trauma derivanti dal vivere in un blocco per più di 8 mesi compromettono la capacità dei bambini di apprendere e concentrarsi a scuola.
5. La mancanza di trasporti pubblici, combinata con temperature estreme, pioggia o neve, renderà impossibile organizzare il trasporto di circa 20mila studenti e diverse migliaia di educatori da e verso gli istituti scolastici.
6. In assenza di materiale sanitario, sarà impossibile garantire un adeguato livello igienico-sanitario negli edifici scolastici.
7. Il governo dell’Artsakh non ha preso una decisione definitiva sull’apertura o meno delle scuole.
Una scheda informativa con maggiori dettagli sui gravi problemi legati alla realizzazione del diritto all’istruzione per i ragazzi dell’Artsakh sarà presto pubblicata dal Difensore per i Diritti Umani dell’Artsakh.
«L’Azerbajgian sta letteralmente trasmettendo in diretta la pulizia etnica dell’Artsakh mentre il mondo sta a guardare. Questi sono giorni bui, bui» (Lindsey Snell).
«Secondo i media di propaganda statale azeri, oggi 100 Armeni [dell’Artsakh] attraverseranno il Corridoio di Lachin [in uscita]. Ancora una volta, non ho idea delle circostanze, ma sembra molto simile alla pulizia etnica. “Il fatto che abbiano lasciato il Karabakh suggerisce che hanno dovuto accettare la realtà”, hanno detto i media azeri» (Lindsey Snell).
«I giochi della fame… Intrappolateli, congelateli, sparategli, fateli morire di fame. Guardali come lottano per la sopravvivenza per 8 mesi, chiunque riesca a sopravvivere, intervistali per intrattenere la folla, guardandoli su schermi e social media» (Nara Matinian).
È permanente lo show con fotografi e televisioni statali dell’Azerbajgian al posto di blocco illegale all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) presso il ponte Hakari, che sembra uno studio televisivo, come lo era il posto di blocco vicino a Shushi dei finti eco-attivisti all’inizio del #ArtsakhBlockade. Sono sempre presenti quando c’è un passaggio con il Comitato Internazionale della Croce Rossa e il Contingente di mantenimento della pace russo, perché viene concordato con le Autorità di Baku, che mobilizzano il circo mediatico.
Nel filmato sopra, diffuso dalla televisione statale azera, la “giornalista” azera commenta: “Qui vediamo anche ragazzi minorenni che passano liberamente e in piena sicurezza. Adesso vedete uno di questi ragazzi. Ha dimenticato la sua borsa, come potete vedere, le hanno ricordato i nostri colleghi”. Poi dice: “Vai dritto, vai dritto”.
In realtà, nel filmato viene mostrata una ragazza sola. La ragazza ha chiaramente paura, però. Ecco perché ha dimenticato la sua borsa. Come dovremmo chiamare questo show, se non un attacco dei giornalisti azeri contro degli adolescenti? Ha un passaporto rosso in mano, quindi è una cittadina russa.
Qualcuno potrebbe spiegarci perché ci sono degli uomini adulti che inseguono una ragazzina con una macchina fotografica al posto di controllo illegalmente allestito nel Corridoio di Lachin?
Un tipico esempio della propaganda dell’Azerbaigian, il falso “positivo” sul ghetto dell’Artsakh, dove la popolazione viene torturata da 8 mesi sotto il #ArtsakhBlockade. L’autocrate Aliyev sta armando la vita dei civili, Aliyev è l’erede di Stalin e Hitler. È sempre la tradizione nomade turco-tartara. È come se i loro geni li spingessero a voler rubare sempre ciò che appartiene agli altri e a mentire al riguardo durante tutto il processo.
«Purtroppo [per Mustafayev] c’è uno screenshot dei suoi messaggi privati che dice che ha pianto fino in Armenia dopo l’intervista “positiva” a causa della paura e dell’ansia» (Ani Avetisyan, giornalista di Open Caucasus Media).
Basterebbe questo post su Twitter di Rahman Mustafayev, l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbajgian presso il Regno dei Paesi Bassi – che ha infestato per un po’ di tempo anche la Santa Sede con la sua presenza vile e viscida, mandando proteste a giornalisti e media non allineati sulla linea del caviale di Baku – per capire il #ArtsakhBlockade. Dopo aver intrappolato, fatto congelare e condannato alla morte per fame 120.000 Armeni per 8 mesi, il regime autocrate guerrafondaio genocida azerbaigiano ha “permesso” ad alcuni studenti di andare a studiare in Armenia, per poter organizzare questo ignobile spettacolo per dimostrare che il Corridoio di Berdzor (Lachin) non è bloccato, mentre afferma che la strada di Lachin è bloccato, perché viene usata dall’Armenia per “provocazioni” e attaccare l’”integrità territoriale” della Azerbajgian.
Questo show viene montato proprio allo stesso posto di blocco dover le forze armate dell’Azerbajgian hanno recentemente rapito un uomo malato di 68 anni in custodia del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Non dimenticheremo mai il coraggio della gente dell’Artsakh. Solidarietà per Elen Arstamyan.
Il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan, ha reagito ad un altro caso, quello della 17enne a Elen Arstamyan, che è stata filmata dai media azeri. Ha affermato che verrà «contrastato con i metodi a disposizione questo ulteriore vile passo della sporca macchina di propaganda azera, affermando e dimostrando che i media azeri stanno utilizzando il video girato con interferenza illegale con l’integrità mentale, l’onore e la dignità di un diciassettenne per presentare un’altra bugia al mondo».
Elen Arstamyan faceva parte del gruppo di studenti delle università dell’Armenia che sono stati trasferiti dall’Artsakh in Armenia per proseguire gli studi, accompagnati dalle forze di mantenimento della pace russe. Elen Arstamyan è stata filmata e intervistata dai media azeri vicino al posto di blocco illegale presso il ponte Hakari e il video è stato diffuso nell’ambito mediatico azerbajgiano.
Stepanyan ha affermato: «Non c’è dubbio che questa manipolazione dell’informazione sia stata pianificata ed effettuata dalla macchina di propaganda azera per promuovere le loro false affermazioni sulla libera circolazione attraverso il Corridoio di Lachin. Ho avuto una conversazione telefonica con Elen Arstamyan, mi sono informato del suo stato psicologico e dei suoi sentimenti in quel momento. Non c’è dubbio che la macchina propagandistica azera abbia utilizzato la minore di 17 anni, spaventata e psicologicamente sotto stress per la presenza di uomini armati al posto di blocco, per scopi di propaganda e di manipolazione politica. Chiedo di astenersi dalla diffusione del video pubblicato dai media azeri e di non prendere di mira inutilmente Elen Arstamyan».
La serie di commenti al video fatto e diffuso dai media statali azeri con Elen Arstamyan, riflettano accuratamente le possibilità di “riconciliazione e reintegrazione” degli Armeni dell’Artsakh propagandata da Ilham Aliyev:
– «Non capisco perché fanno un’intervista gioiosa con questa ragazza nemica mascalzona e la condividano. Sono nemici».
– «Non dovete far loro domande, dovete picchiarli».
– «Le figlie dei cani vanno sterminate».
«Spingere un microfono in faccia ad un’adolescente visibilmente angosciata ad un posto di controllo di frontiera ad alta tensione solleva serie preoccupazioni etiche. Quello che è più preoccupante è che ora si trova ad affrontare innumerevoli minacce da parte dei nazionalisti armeni perché avrebbe “parlato con i nemici”» (The Azeri Times).
Certo, è evidente che questo video è diventato un boomerang per la propaganda di Baku, quindi è meglio dire che sono gli Armeni che la stanno minacciando. Tipico comportamento azero mentre i loro dissidenti politici vengono arrestati per aver detto una parola sul #ArtsakhBlockade o sul loro regime genocida.
Tutti i video girati al posto di blocco illegale azero nel Corridoio di Berdzor (Lachin) e diffusi dai media statali, sono video di propaganda a cui gli Armeni dell’Artsakh sono costretti a partecipare come condizione per superare il posto di blocco. In questo il regime di Aliyev coinvolge i “giornalisti” dei media statali per ingannare gli spettatori dei video.
Ci fa venire la nausea guardarli. Questi ragazzi e adulti devono attraversare l’orrore mentre passano attraverso questo illegale “posto di controllo di frontiera” azero”. Questo è accettabile per il mondo civilizzato?
Il rumore su questi fatti ignobili non è neanche lontanamente abbastanza forte. Sembra solo un sottofondo annoiato di mezz’estate, che disturba la spensieratezza agostana, prima che si ripensa ai problemi quotidiani al rientro dalle vacanze.
Ciò di cui non si parla abbastanza è che i media azeri filmano i ragazzi minorenni e gli adulti come se fossero semplicemente delle comparse in uno spettacolo per un programma di intrattenimento, e non persone reali. Per loro le persone che attraversano il confine, temendo per la propria vita, sono solo oggetti di scena, non veri esseri umani.
Segnaliamo
– La crisi che ignoriamo. Gli Armeni sono in pericolo mentre il mondo guarda dall’altra parte di Paul Brian – The Critic, 24 agosto 2023 [QUI]: «Dietro la musica popolare inquietantemente bella, la cucina deliziosa e l’orgoglio duraturo dell’Armenia si nasconde una tragica storia di persecuzioni mortali, genocidio e abbandono. Ora, gli orrori del passato potrebbero ripetersi se non si fa qualcosa il prima possibile contro le intenzioni e le azioni omicide del vicino dell’Armenia, l’Azerbajgian».
– “Dimenticati da tutti”: il calvario delle vittime armene del blocco dell’Azerbajgian nel Nagorno-Karabakh. L’incombente disastro umanitario nell’enclave armena, sotto blocco da diversi mesi, fa rivivere lo spettro della pulizia etnica e religiosa in questa regione a maggioranza cristiana di Solene Tadié – National Catholic Register, 23 agosto 2023 [QUI]
– Denuncia. La stretta di Baku su 120mila persone. «Gli armeni alla fame genocidio in Nagorno» di Nello Scavo – Avvenire, 24 agosto 2023 [QUI]: «Il primo morto per fame è stato confermato il 14 agosto. Non è stata una fatalità. “è in corso un genocidio contro 120mila Armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh”, denuncia Luis Moreno Ocampo, fondatore della Procura della Corte Penale Internazionale e che insieme a un gruppo di giuristi internazionali ora chiede di aprire gli occhi sul tentativo di eliminare definitivamente la popolazione della regione che l’Azerbajgian vorrebbe riprendersi a spese dei sui abitanti e dell’Armenia con cui è in conflitto».
Dopo più di 8 mesi – 256 giorni – di #ArtsakhBlockade, il genocidio armeno in Artsakh finalmente finisce sulla prima pagina di Avvenire (con il rimando alla 16ª e senza titolo in risalto sulla prima pagina, riservato all’Ucraina), mentre da tempo non riusciamo più a contare gli articoli sui media più prestigiosi del mondo. Meglio tardi che mai, ma che vergogna per il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana. La notizia sarebbe dovuto stare in prima pagina di Avvenire dal 27 settembre 2020…
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]