255° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. «Quando il pane è un alimento base ed è quasi impossibile trovarlo…» (Korazym 23.08.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.08.2023 – Vik van Brantegem] – Siamo esausti nel tentativo di convincere la gente a interessarsi agli Armeni dell’Artsakh. Quasi ogni conversazione con un non-Armeno viene accolta con un’alzata di spalle e un’espressione inespressiva del tipo “non voglio saperne di questa cosa”. La gente dell’Artsakh conta così poco, che sembra che la lotta per i diritti umani fondamentali semplicemente non si applicano a loro. Per non parlare di coloro che sventolano la bandiera ucraina, per dimostrare il doppio standard e l’insincerità nel fingere compassione con le vittime dell’aggressione di Putin all’Ucraina.
Ora è sempre più grave la carenza di pane in Artsakh, come abbiamo riferito già nei giorni precedenti. Si ipotizza che la carestia potrebbe scoppiare tra un paio di settimane se la situazione dovesse continuare. In questo contesto di un’imminente carestia e della catastrofe umanitaria che l’Azerbajgian ha causato con il suo blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) e adesso propone di “risolvere” aprendo una strada dall’Azerbajgian per “reintegrare” gli Armeni dell’Artsakh, le forze armate azere continuano a ostacolare le attività agricole sparando sui contadini lungo la linea di contatto con l’Artsakh.
«Quando il pane è un alimento base ed è quasi impossibile trovarlo… Da diversi giorni non riuscivo a trovare un solo pezzo di pane. #ArtsakhBlockade, giorno 255» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
«A volte penso di essere un cattivo genitore perché non ho fatto scorta di prodotti essenziali, ma cerchiamo anche di non fissarci su questo. Tengo conversazioni esplicative [con i miei figli], spiegando che soffriamo tutte queste privazioni per il diritto di vivere nella nostra patria», ha detto Mary Grigoryan a openDemocracy (Code per il pane e niente latte artificiale: la maternità nel Nagorno-Karabakh bloccato. Tre madri armene raccontano le loro difficoltà dopo otto mesi di vita sotto le restrizioni dell’Azerbajgian di Lucia Martirosyan e Siranush Sargsyan – openDemocracy, 22 agosto 2023 [QUI]).
Intorno alle ore 12.30 di ieri, 22 agosto 2023, le forze armate azere hanno sparato con armi leggeri contro una mietitrebbiatrice che lavorava nel campo di grano di Sarushen nella regione di Askeran dell’Artsakh. L’esercito azerbajgiano tiene da tempo sotto tiro l’unico campo di grano nel villaggio di Sarushen per privare i residenti della possibilità di produrre pane, ha avvertito il Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh, Gurgen Nersisyan. Gli agricoltori e le attrezzature agricole vengono presi di mira dalle forze armate azere del vicino avamposto ogni volta che tentano di avvicinarsi al campo di grano per la raccolta. «Anche se ogni volta che le forze di mantenimento della pace russe concordano la data e l’ora del raccolto pianificato con la parte azera, e il raccolto viene organizzato alla presenza delle forze di mantenimento della pace russe sul posto, non appena iniziano i lavori vengono presi di mira e il lavoro agricolo viene sospeso mentre i civili vengono portati in un luogo sicuro dalle forze di pace», ha detto Nersisyan. «I residenti di Sarushen sono privati della loro unica fonte di pane, la possibilità di raccogliere il grano», ha concluso Nersisyan.
Le forze armate azere hanno ripreso ieri a sparare contro le telecamere di sorveglianza dell’Artsakh che monitorano il regime di cessate il fuoco lungo la linea di contatto con l’Azerbajgian. Un’ulteriore prova che l’Azerbaigian si sta preparando ad una significativa provocazione. La situazione è molto pericolosa in questo momento in Artsakh e dintorni.
Il Ministero della Difesa azero ha diffuso ieri un comunicato in cui informa di aver preso di mira le telecamere di sorveglianza, che afferma vengono utilizzate “per commettere atti di sabotaggio terroristico” contro i suoi militari. Questa è un’ammissione ufficiale della violazione del cessate il fuoco da parte dell’Azerbajgian: «Le attrezzature tecniche di sorveglianza dei gruppi armati armeni illegali sono disattivate – Gruppi armati armeni illegali nel territorio dell’Azerbaigian, dove è temporaneamente di stanza il contingente di mantenimento della pace russo, hanno installato dispositivi tecnici di sorveglianza e ascolto nella regione economica del Karabakh per svolgere attività di sabotaggio terroristico contro le unità dell’esercito azerbajgiano. In seguito alle misure adottate il 21 agosto per garantire la sicurezza del nostro personale militare, circa 30 dispositivi tecnici di sorveglianza e ascolto appartenenti a gruppi armati armeni illegali sono stati disattivati. Le attività in questa direzione continuano da parte dei nostri dipartimenti».
Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha comunicato che oggi, 23 agosto 2023, tra le ore 01.05 e le 02.00, unità delle forze armate dell’Azerbajgian hanno sparato con armi leggeri contro gli avamposti di difesa delle forze armate dell’Armenia vicino al villaggio di Verin Shorzha nel comune di Vardenis della provincia di Gegharkunik.
Talvolta ci domandiamo, riferendo di questi esempi di aggressioni azere quotidiane (non riusciamo neanche a riferirle tutte), cosa serve ancora per far capire che il “conflitto” tra Armenia e Azerbajgian è una guerra di aggressioni dell’Azerbajgian in corso contro l’Armenia e l’Artsakh?
Un esempio illuminante della propaganda azera: «La strada di Lachin non è l’unica strada che collega il Karabakh con il resto del mondo. L’affermazione che esiste “una sola strada per entrare e uscire” è una falsa propaganda. Ho contato dodici strade in entrata e in uscita dal Karabakh. Pertanto una presunta crisi umanitaria dovuta alla presunta chiusura di una strada è letteralmente impossibile, poiché esistono altre strade per portare rifornimenti. Grazie all’Armenia, la strada Aghdam-Khankendi proposta dall’Azerbajgian per trasportare forniture umanitarie agli Armeni del Karabakh è stata discussa in una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In un certo senso, ciò che l’Azerbajgian ha cercato di dire al mondo negli ultimi otto mesi, l’Armenia lo ha realizzato in una settimana, sfatando le falsità secondo cui la strada di Lachin è “l’unica strada per il Karabakh” e “la strada della vita”. Pertanto, la ragione dietro l’isteria dell’Armenia e la fabbricata “crisi umanitaria” è semplice: l’Armenia vuole ancora occupare e annettere territori sovrani dell’Azerbajgian».
È affascinante osservare le acrobazie mentali della propaganda azera, che parte dal presupposto che siamo tutti dei cretini. È strabiliante come Baku continui a insistere contemporaneamente su tesi reciprocamente escludenti. Da un lato affermano “non esiste alcun blocco, la gente nel Nagorno-Karabakh fa sempre festa e i bambini mangiano dei biscotti”, dall’altro “sono gli Armeni che si auto-impongono il blocco rifiutando di usare strade di collegamento con l’Azerbajgian e insistendo di usare la strada di Lachin”.
La tesi più delirante: “Aprite la strada da Aghdam e non ci sarà nessun blocco”. Questa tesi nega fondamentalmente l’esistenza del conflitto in Nagorno-Karabakh e tutta la sua storia.
Se l’Azerbajgian è capace di rapire una persona che viaggia sotto protezione del CICR previamente concordato, immaginate cosa farebbero quando avranno libero accesso all’Artsakh.
Intanto, la cartina fornita è ancora più illuminante del testo: non viene indicata la parte dell’Artsakh occupata dalle forze armate azera, ma in compenso si nota bene che il Corridoio di Lachin è l’unica connessione con l’Armenia tra le “dodici strade in entrata e in uscita dal Karabakh” ed è proprio questa strada (da Kornidzor in Armenia a Stepanakert in Artsakh) che l’Azerbajgian tiene chiusa. Inoltre, è da chiedere perché l’Azerbajgian parla sempre dell’apertura della strada elencata come numero 1.
Aprire la strada da Aghdam per la “re-integrazione” degli “Armeni della regione economico di Karabakh dell’Azerbajgian” ovviamente NON è ciò a cui Baku mira. Ciò che Aliyev persegue è la disintegrazione totale dell’Artsakh, e lo dice in chiare lettere, e senza gli Armeni con la pulizia etnica a tutti i costi.
Il regime autocratico guerrafondaio armenofobo genocida dell’Azerbajgian è una rivisitazione dell’espressione “non vedo, non sento, non parlo” delle tre scimmie: Mizanu che non vede il male (che fa), Kikazaru che non sente il male (che fa), Iwazaru che non parla del male (che fa), con la quarta scimmia, Shizaru con le mani incrociate, che non fa il male (che fa), esprimendo la sua schizofrenia.
Il Ministro degli Affari Esteri, Europei e del Commercio Estero e delle Istituzioni Culturali Federali del Regno del Belgio, Hadja Lahbib è arrivata ieri in Armenia in visita ufficiale. Il Ministro Lahbib, accompagnato dal suo omologo armeno Ararat Mirzoyan, ha visitato il Memoriale di Tsitsernakaberd per commemorare le vittime del genocidio armeno. Ha deposto una corona al memoriale e fiori alla Fiamma Eterna. Il Ministro degli Esteri belga ha visitato anche l’Istituto-Museo del Genocidio Armeno e il Direttore, Harutyun Marutyan, ha regalato al Ministro degli Esteri belga un libro sul conflitto del Nagorno-Karabakh.
Il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, e il Ministro degli Esteri del Regno del Belgio, Hadja Lahbib, hanno discusso in particolare del peggioramento della crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh derivante dal blocco illegale del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian. Il Primo Ministro armeno ha sottolineato che l’Azerbajgian cerca di effettuare la pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh e ha attribuito importanza ai dibattiti urgenti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla situazione nel Nagorno-Karabakh e alla reazione mirata dei partner internazionali alle azioni dell’Azerbajgian. Pashiyan ha sottolineato la necessità di passi efficaci per cambiare la condotta dell’Azerbajgian. Allo stesso tempo, ha dato importanza alla necessità di coerenza nell’attuazione degli accordi raggiunti finora nei negoziati tra Armenia e Azerbajgian a Brussel. Il Ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib, ha sottolineato l’appoggio del Belgio alla posizione dell’Unione Europea, secondo la quale l’Azerbajgian deve garantire la libera circolazione delle persone e delle merci lungo il Corridoio di Lachin e attuare la decisione adottata dalla Corte Internazionale di giustizia delle Nazioni Unite.
L’Armenia non fa distinzione tra le piattaforme mediatrici nei colloqui con l’Azerbajgian, ha detto il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan. Alla richiesta di indicare la piattaforma più efficace per i colloqui, Mirzoyan ha affermato che ciò che conta non è la piattaforma in sé, ma piuttosto l’attuazione degli accordi. «In realtà, l’Armenia è interessata ad avere una mediazione imparziale, obiettiva e neutrale», ha detto Mirzoyan nella conferenza stampa congiunta con il Ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib.
«E apprezziamo molto tutti gli sforzi che vengono compiuti. A Brussel si svolgono numerosi incontri importanti, io stesso ho incontrato il mio collega azerbajgiano a Washington con la mediazione del Segretario di Stato Blinken. Abbiamo incontri anche a Mosca e altrove. Gli incontri si svolgono sia a livello di leader che di Ministri degli Esteri. Proprio di recente ho partecipato a tali incontri sia a Washington che a Mosca. Non facciamo distinzioni tra le piattaforme, ciò che conta per noi è che gli accordi raggiunti sulle piattaforme funzionino e vengano implementati», ha affermato.
«Per esempio, non abbiamo ancora sentito le dichiarazioni pubbliche del Presidente dell’Azerbajgian sul riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Armenia, mentre abbiamo sentito tali dichiarazioni durante gli incontri privati. Ciò è molto preoccupante e potrebbe significare che l’Azerbajgian ha aspirazioni territoriali contro l’Armenia», ha aggiunto Mirzoyan, sottolineando che non solo l’Azerbajgian non attua gli accordi, ma le sue azioni peggiorano ulteriormente la situazione. «Mentre parliamo del fatto che affrontare i diritti e la sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh deve costituire una parte della risoluzione e che aspettarsi una pace sostenibile e duratura nel Caucaso meridionale sarebbe irrealistico senza di essa, in realtà assistiamo al blocco di un intero nazione, un’intera regione attraverso il blocco illegale del Corridoio di Lachin», ha detto Mirzoyan e ha sottolineato che Yerevan si aspetta che tutti i partner e mediatori internazionali seguano l’attuazione degli accordi che sono stati raggiunti durante la loro mediazione.
Mirzoyan ha anche risposto alle notizie dei media secondo le quali gli Stati Uniti avrebbero ostacolato l’adozione di una risoluzione durante la riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla crisi umanitaria in Artsakh. «Devo notare che la riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocata su richiesta dell’Armenia, era aperta e non solo il popolo armeno ma il mondo intero ha avuto l’opportunità di ascoltare le posizioni dei Paesi partecipanti, compresi gli Stati Uniti. In condizioni in cui il mondo vede la politica azera di pulizia etnica contro il popolo del Nagorno-Karabakh, non credo che gli Stati Uniti vorrebbero o pianificherebbero di essere parte o contribuire ad una politica di pulizia etnica. Sarebbe difficile da immaginare. Penso e spero che gli Stati Uniti si rendano conto della portata e del ritmo allarmante della crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh, e si rendano conto anche che una possibile risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite risolverebbe questa situazione e riporterebbe le parti nell’agenda dei negoziati».
L’Ambasciata statunitense in Armenia ha negato che USA hanno esercitato pressioni sui membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché si astenessero dal sostenere una risoluzione sulla crisi umanitaria in Artsakh. Rispondendo alla domanda di Armenpress, l’Ambasciata ha chiarito che le discussioni condotte dall’Ambasciatore Linda Thomas-Greenfield hanno affrontato la situazione e che qualsiasi accusa di interferenza degli Stati Uniti è infondata. L’Ambasciata ha sottolineato la propria preoccupazione per la situazione umanitaria in Artsakh e ha invitato l’Azerbajgian ad aprire rapidamente il Corridoio di Berdzor (Lachin) per varie forme di transito.
Nella conferenza stampa con il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, il Ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib, ha detto di essere venuta in Armenia per sostenere e incoraggiare: «Il Belgio è profondamente preoccupato per la situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh e per il suo deterioramento. La restrizione della circolazione lungo il Corridoio di Lachin sta avendo gravi conseguenze, causando seri pericoli di carestia e malattie. Durante il nostro incontro, i rappresentanti del CICR hanno anche affermato che la vita dei residenti nel Nagorno-Karabakh è in pericolo, il che è naturalmente inaccettabile. Il Belgio condivide pienamente la posizione dell’Unione Europea secondo cui garantire la sicurezza della popolazione del Karabakh e la libera circolazione nel Corridoio di Lachin è un obbligo dell’Azerbaigian. Il Belgio continuerà a seguire questo approccio nei suoi contatti diplomatici», ha affermato Lahbib.
La dichiarazione completa in inglese del Ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan e le risposte alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa congiunta con il Ministro degli Esteri del Belgio, Hadja Lahbib: agenda bilaterale e prospettive di miglioramento, partnership con l’Unione Europea, affari regionali, crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh [QUI].
Non si sa quanto sia grande l’Azerbajgian Connection al Bundestag, perché finora non c’è stata una commissione d’inchiesta. Sono di certo coinvolte oltre 2 dozzine di ex e attuali parlamentari, di tutti i partiti.
In questo contesto di diplomazia azera al caviale è scandaloso che Steffen Hebestreit, il Portavoce e Capo dell’ufficio stampa del governo federale tedesco, definisce “propaganda” e “termine di battaglia”, le valutazioni del ex procuratore capo della Corte Penale Internazionale, dell’Associazione internazionale degli studiosi di genocidio (un’organizzazione globale, interdisciplinare e imparziale che mira a promuovere la ricerca e l’insegnamento sulla natura, le cause e le conseguenze del genocidio) e dell’Istituto Lemkin per la Prevenzione del Genocidio che classificano la fame di 120.000 Armeni nel Nagorno-Karabakh come genocidio da parte dell’Azerbajgian.
Propaganda invece è che il governo federale tedesco definisce una carestia imminente in Artsakh come “propaganda”. Però non si tratta solo di propaganda, ma di un’arroganza e di una mancanza di rispetto senza limiti nei confronti dei cittadini che chiedono informazioni.
Theobald von Bethmann-Hollweg (Hohenfinow, 29 novembre 1856 – Hohenfinow, 1º gennaio 1921), Cancelliere del Reich dal 1909 al 1917 – un buon governante ma troppo succube ai voleri dell’imperatore Guglielmo II e con una scarsa fermezza nelle sue decisioni – rispose alla notizia che era in corso un genocidio contro gli Armeni: “Il nostro unico obiettivo è mantenere la Turchia al nostro fianco fino alla fine della guerra, indipendentemente dal fatto che gli Armeni muoiano o meno”. Oggi non è più il 1915, ma l’attuale situazione in Artsakh sarebbe un’occasione per assumersi questa responsabilità, perché l’Armenia, come dimostrano gli sviluppi, non è solo una parte in una disputa territoriale.
Se il Cancelliere del Reich von Bethmann-Hollweg oggi fosse ancora vivo avrebbe detto: “Il nostro unico obiettivo è mantenere l’Azerbajgian dalla nostra parte fino alla fine della guerra in Ucraina, indipendentemente dal fatto che gli Armeni muoiano o meno”.
Vediamo a getto continuo incessanti tweet da parte di individui vili e viscidi – ci domandiamo come ci si sente ad essere colpevoli di genocidio e passare le notti e i giorni a pubblicare foto stupide che insultano il proprio IQ – che negano e ridicolizzano il genocidio armeno e la crescente fame di 120.000 Armeni sotto il genocida #ArtsakhBlockade dell’Azerbaigian in Artsakh. Questi troll e funzionari governativi sentono di poter dire qualunque cosa gli viene nella testa bacata, senza essere sospesi da Twitter.
Ma quanto sta succedendo su Telegram è ancora più grave.
Gli Azeri nel loro canale Telegram partecipano allegramente ad una “asta”, indicando quanto pagherebbero per violentare una ragazza armena, che sta attraversando il loro posto di blocco illegale presso il ponte Hakari. Chiediamo venia di non tradurre dall’inglese queste schifezze, degne di un canale pornografico. E c’è ancora qualcuno che “pensa” che gli Armeni dell’Artsakh, una volta “reintegrati” in Azerbajgian sarebbero securi, contenti e felici.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]