253° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Una volta che finirà la farina, mancherà il pane e sarà carestia (Korazym 21.08.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.08.2023 – Vik van Brantegem] – Nel giorno 253 del #ArtsakhBlockade appena iniziato, alle ore 10.30 esatto, chiediamo come ogni giorno: cosa succede in questo secolo in cui viviamo, dove il mondo assiste impassibile alle guerre finché sono lontane dalle proprie case. Al genocidio della morte per fame? Ai bambini a cui viene negata la loro infanzia? All’intenzione di causare danni e morte ad un intero popolo? Tutto ad opera dell’autocrate Ilham Aliyev dell’Azerbajgian, con la complicità della Commissione Europea di Ursula von der Leyen, del Consiglio Europeo di Charles Michel, del governo italiano di Giorgia Meloni. Dove sono le proteste di massa, anzi, è possibile che le popolazioni dell’Occidente siano una massa di cretini irrecuperabili?
Un troll turco-azero, finanziato dal regime autocratico guerrafondaio armenofobo genocida di Ilham Aliyev in Azerbajgian, minaccia in un post su Twitter. «I gruppi armati separatisti armeni del Karabakh, che è il territorio dell’Azerbajgian, dovrebbero lasciare immediatamente la regione. Altrimenti, saranno direttamente responsabili della tragedia che creeranno. L’Armenia è pronta a vedere madri, vedove, orfani piangere sulla tomba?» Questo riprende quanto scritto da Hikmet Hajiyev (l’Assistente del Presidente della Repubblica di Azerbajgian, Capo del Dipartimento per gli affari esteri dell’amministrazione presidenziale, nonché capo della macchina di menzogna della propaganda di Aliyev), il un post su Twitter, riferendosi all’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh: «Qualsiasi processo di reintegrazione deve includere la smobilitazione e il disarmo di tutti i gruppi militari illegali e il completo ritiro degli elementi delle forze armate dell’Armenia che rimangono».
Ecco, come Ilham Aliyev si “prepara alla pace duratura” nel Caucaso meridionale. Pagare la libertà con la fame. C’è qualche altra nazione al mondo che affronta il dilemma della libertà e della fame? E sì, fuori dell’Artsakh è il XXI° secolo del “mai più”. Dentro l’Artsakh e in Azerbajgian si è tornato ai tempi della Shoah, lo sterminio degli Ebrei di Hitler, ai tempi del Yetz Megern (Grande male”), il genocidio armeno dei Turchi Ottomani e ai tempi dell’Holodomor (Carestia di massa) dell’Unione Sovietica di Stalin. È agghiacciante osservare come comuni azeri diventano spettatori e complici del regime genocida di Baku, fingendo che non stia succedendo nulla con gli Armeni nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Rimaniamo ancora in attesa di una parola, con speranza e fiducia
Ieri, dopo la recita dell’Angelus Domini con i pellegrini in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha detto: «Seguo con preoccupazione quanto sta accadendo in Niger. Mi unisco all’appello dei Vescovi in favore della pace nel Paese e della stabilità della Regione del Sahel. Accompagno con la preghiera gli sforzi della comunità internazionale per trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene di tutti. Preghiamo per il caro popolo nigerino. E invochiamo la pace anche per tutte le popolazioni ferite da guerre e violenze, specialmente preghiamo per l’Ucraina, che da tanto tempo soffre».
Ci dispiace che anche questa volta Papa Francesco non ha speso una parola “tra tutte le popolazioni ferite da guerra e violenze” per l’Artsakh, “che da tanto tempo soffre”, da molto più tempo dell’Ucraina.
Nuove aggressioni giornaliere da parte dell’Azerbajgian contro l’Armenia e l’Artsakh
Questa mattina, 21 agosto 2023, intorno alle ore 06.10, unità delle forze armate dell’Azerbajgian – “che costruisce strade non muri… e aeroporti” (per poter muovere il suo esercito più velocemente) – hanno sparato con armi leggeri di diverso calibro verso gli avamposti di difesa dell’Armenia nelle vicinanze di Khnatsakh nella regione di Syunik dell’Armenia.
Alle ore 09.50, unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con armi leggere di diverso calibro contro gli avamposti di difesa armeni vicino a Verin Shorzha nella provincia di Gegharkunik dell’Armenia.
Dalle ore 05.50 alle 06.30, le forze armate azere hanno violato il regime di cessate il fuoco nelle regioni di Martakert, Askeran, Martuni e Shushi dell’Artsakh, utilizzando armi da fuoco di vario calibro.
Bloccati da 253 giorni, i residenti della regione di Martakert restaurano il Monastero di Hakobavank
Anni di abbandono hanno lasciato Hakobavank deteriorato, richiedendo un restauro immediato. Il progetto “Rinascita di Hakobavank”, in collaborazione con “ReArmenia”, mira a ricostruire il monastero, unendo Armeni di tutto il mondo ed esperti di restauro. In un Artsakh del dopoguerra, sotto le sfide geopolitiche, il ringiovanimento del monastero ha un significato. Cerca di rivitalizzare la vita culturale e religiosa, stimolando al contempo il progresso economico e sociale nella regione.
Situato nel villaggio di Kolatak, nella regione di Martakert dell’Artsakh, il monastero di Hakobavank è stato un importante centro religioso dell’Artsakh nel corso dei secoli. Fondata nell’alto medioevo, raggiunse il suo apice architettonico nei secoli XI-XII. Prende il nome da San Hakob Mtsbnetsi, un confessore a Mets Hayk. Il complesso svolgeva ruoli religiosi ed educativi.
Gli Azeri si arrabbiano che non sono ancora riusciti a privare gli Armeni dell’Artsakh dell’opportunità di vivere piccoli momenti di felicità
«Un matrimonio ha avuto luogo in Nagorno-Karabakh, che è sottoposto ad un blocco crudele e disumano da parte dell’Azerbajgian. Non c’era musica, tranne quella del ragazzino che suonava il dhol (un tamburo indiano a due teste) e accompagnava gli sposi novelli. Tuttavia, le persone hanno trovato forza dentro di sé e si sono rallegrate, tentando così di portare felicità agli sposi novelli. Il matrimonio sarebbe stato più lussuoso, gioioso e affollato se l’Azerbajgian non avesse condannato il popolo del Karabakh a sofferenze disumane.
Suggerisco che l’Azerbajgian invii questo video, insieme agli screenshot di Instagram mostrati al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, alle organizzazioni internazionali e provi a convincerle che gli Azeri non hanno ancora commesso un genocidio completo contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh. Gli Azeri dovrebbero scrivere che non sono ancora riusciti a privare gli Armeni dell’opportunità di vivere piccoli momenti di felicità.
L’Azerbajgian avrebbe dovuto capire da tempo che la fame non può essere un metodo efficace di comunicazione con gli Armeni del Nagorno-Karabakh. Gli Armeni dell’Artsakh resisteranno al metodo brutale del blocco totale, e quindi l’Azerbajgian non sarà in grado di soggiogare il Nagorno-Karabakh.
Auguro agli sposi una grande felicità» (Robert Anayan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
In precedenza un troll azero ha commentato il filmato, affermando che ci sono matrimoni ricchi e poveri. Adesso, una troll (che dichiara di essere “fiera di essere azerbajgiana”, sempre della stessa specie di negazionisti armenofobi genocida), commenta: «Festa degli Armeni durante il #falsoblocco, è la prova che non stanno affatto morendo di fame e continuano a divertirsi».
«Le forze armate Azeri sparano alle mietitrebbie che cercano di raccogliere il grano per la farina, poi senza vergogna accusano gli Armeni dell’Artsakh di mentire dicendo che non c’è farina. Le intenzioni di pulizia etnica dell’Azerbajgian non sono nemmeno minimamente sottili. Poi il rappresentante di Ilham Aliyev alla prossima riunione di Consiglio di Sicurezza potrà continuare a negare che c’è carestia in Artsakh, perché anche non c’è più pane, gli Armeni mangiano biscotti e fanno festa.
«Anche la farina è quasi introvabile in Artsakh, le persone ricorrono lentamente a un materiale nero tipo amido per realizzare prodotti simili al pane. Le code per il pane durano a volte circa 6 ore. La situazione umanitaria in Artsakh è critica» (Nagorno Karabakh Observer).
«Giorno 252 del blocco. La lunga fila della panetteria nel nostro cortile…» (Izabella Sargsyan).
«La maggior parte delle panetterie di Stepanakert sono vuote a causa della scarsità di carburante. Anche il pane rigorosamente razionato è diventato quasi impossibile da trovare a Stepanakert. #ArtsakhBlockade giorno 253» (Siranush Sargsyan).
«Stepanakert. Oggi [20 agosto 2023] è impossibile comprare il pane anche di notte. Niente farina da impastare, dice la signora della panetteria nella mia strada» (Marut Vanyan, giornalista a Stepanakert).
«Rapporti ancora più allarmanti dagli Armeni sotto il #ArtsakhBlockade genocida dell’Azerbajgian. Per molte famiglie malnutrite il pane è l’unico alimento rimasto per la loro sopravvivenza. Una volta che in Nagorno-Karabakh finirà la farina, assisteremo a fame/morti di massa» (Nara Matinian).
«Nell’Artsakh assediato anche il pane semplice è diventato introvabile. L’Azerbajgian sta facendo morire di fame gli armeni dell’Artsakh» (Lusine Ghazaryan).
Il Difensore per i Diritti Umani della Repubblica di Artsakh comunica: «Maria è venuta a trovarci sabato, molto preoccupata per il futuro dei suoi futuri gemelli. “Il mondo dovrebbe sapere cosa sta succedendo qui, la gente dovrebbe rendersi conto che questo è un genocidio, un vero genocidio…”, ha detto. “Voglio parlare, voglio rivolgermi alle persone famose e udibili per parlare, essere la mia voce, essere la voce dei miei figli… per porre fine a questa crudeltà…” La mattina di domenica abbiamo appreso che Maria è stata portata in ospedale e ha dato alla luce le sue due gemelle. Congratulazioni, cara Maria, che le tue figlie abbiano un’infanzia sana e serena. E per il bene di tutti i bambini, esortiamo tutti voi a essere la voce… a prevenire questo genocidio».
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa non è stato in grado di portare in Artsakh la salma della ragazza 21enne morta in un terribile incidente stradale in Armenia. La sua famiglia è sotto blocco in Artsakh, impossibilitata a recuperare la sua salma a Goris, in Armenia. La Croce Rossa potrebbe aver raggiunto il limite per quanto riguarda le sue funzioni umanitarie.
Il Comandante del Contingente per il mantenimento della pace russo di stanza in Artsakh, il Colonello Generale Aleksandr Lentsov ha affermato: «Se il CICR non risponde, cercheremo noi di riportare indietro la salma…».
La Croce Rosse scrive in un comunicato: “Il CICR rimane l’unica organizzazione umanitaria che opera attraverso il Corridoio di Lachin, per rispondere alle crescenti esigenze umanitarie. Esortiamo i responsabili delle decisioni a trovare un compromesso che consenta la ripresa delle consegne umanitarie”.
A questa dichiarazione del CICR ha risposto in un post su Twitter l’avvocato azero da Washington Emil Muradzade, riportando con precisione e dettagli rivelatori:
Qualcuno commenta e chiede: «E come arrivano gli aiuti umanitari ad Aghdam?» Ed ecco, la risposta dell’Avv. Emil Muradzade: «Attualmente ci sono tre aeroporti che operano dentro e intorno alla regione economica del Karabakh: Ganja, Yevlakh e Fuzuli. Poiché la distanza da questi aeroporti alla città di Barda è ravvicinata, il trasporto di merci da lì attraverso la strada Barda-Aghdam può evitare perdite di tempo».
In sostanza, l’Avv. Emil Muradzade ci fa sapere che è un terrapiattista.
In questa piantina azera, gentilmente fornita dall’Avv. Emil Muradzade, è riassunto tutto il piano genocida dell’Azerbajgian:
1. Il Corridoio di Berdzor (Lachin) è sparito dalla piantina, in conformità con le azioni sul campo dell’Azerbajgian, avendolo occupato e “reintegrato” illegalmente in Azerbajgian. Nonostante il corridoio fa parte della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 firmata anche dal presente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev.
2. È apparso sulla piantina il cosiddetto “Corridoio di Zangezur”, che corrisponde con la provincia di Syunik dell’Armenia ed è rivendicato da Ilham Aliyev come parte dell’Azerbajgian.
3. Il confine della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh è sparita dalla piantina e che è già “reintegrata” in Azerbajgian. Non sono indicati neanche i confini della “regione economica del Karabakh di Azerbajgian”.
4. La strada Yerevan-Ijevan (in Armenia)-Gazax (in Azerbajgian)-Barda-Akna/Aghdam-Stepanakert: circa 350 km e un viaggio di circa 6 ore. Però l’Azerbajgian tiene chiusa la frontiera dall’Armenia con l’Azerbajgian e questo spiega anche la proposta degli aeroporti.
La strada Yerevan-Goris-Kornidzor-Berdzor/Lachin-Shushi-Stepanakert, lungo il Corridoio di Lachin: circa 350 km e un viaggio di circa 6 ore. Però l’Azerbajgian tiene chiusa la frontiera dall’Armenia con l’Arsakh, con il blocco illegale presso il ponte Hakari, all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin). Inoltre, impedisce l’uso dell’aeroporto di Stepanakert a Kojaly (dove si trova il comando delle forze di mantenimento della pace russe).
Quindi, due strade della stessa lunghezza.
5. L’Azerbajgian è collegata con la sua exclave Nakhichivan e con la Turchia indisturbato attraverso la strada Horadiz-Ordubad in Iran e via aereo indisturbato attraverso lo spazio aereo dell’Armenia. Però l’Azerbajgian spara sull’aeroporto di Kapan nella regione Syunik dell’Armenia per ostacolare ii voli Yerevan-Kapan all’interno dello spazio aereo dell’Armenia.
Ah sì, ovviamente, perché per l’Azerbajgian la provincia armena di Syunik è Zangezur dell’Azerbajgian, occupato dall’Armenia.
Poi, riportiamo due post di Hikmet Hajiyev, che dimostrano a cui serve la costruzione della ferrovia e dell’autostrada da Akna (Aghdam): l’“integrazione” degli Armeni dell’Artsakh in Azerbajgian (tradotto: l’occupazione del resto dell’Artsakh), mentre l’Azerbajgian blocca l’entrata di tutte le merci che servono in Artsakh attraverso il Corridoio di Lachin.
Ecco, si comprende adesso la chiusura del Corridoio di Berdzor (Lachin), in attesa del momento che è arrivato: “La strada Aghdam-Askaran-Khankandi è pronta, funzionante e aperta per la consegna di tutte le merci necessarie”, scrive Hikmet Hajiyev, e gli Armeni davanti alla scelta della liberta e la fame.
Hikmet Hajiyev vuole dimostrare che gli Armeni dell’Arsakh si auto-bloccano, facendo dimenticare che è l’Azerbajgian che blocca da 8 mesi l’Arsakh, chiudendo il Corridoio di Berdzor (Lachin) e spara quotidianamente ai contadini per impedire la raccolta. Anche ad uno come lui dovrebbe essere chiaro che i “residente Armeni del Karabakh” non vogliono il “reinserimento” nell’autarchia azera che li ha condannato alla carestia e alla morte per fame, pur di costringerli a farsi “reintegrare”.
«L’Azerbajgian continua gli attacchi terroristici contro l’Armenia. Oggi [19 agosto 2023] le forze armate dell’Azerbajgian hanno nuovamente aperto il fuoco in direzione dell’aeroporto civile “Syunik” nella città di Kapan, Armenia. Gor Tsarukyan, il Direttore del Centro Relazioni Pubbliche e Informazione dell’Ufficio del Primo Ministro in Armenia, riferisce che dopo gli spari dei tiratori azeri, gli agenti di sicurezza hanno urgentemente evacuato gli ospiti dall’area.
L’aereo è atterrato con successo nonostante l’attacco. Erano presenti il Capo dell’ufficio del Primo Ministro, Arayik Harutyunyan, il Segretario del Consiglio di Sicurezza, Armen Grigoryan, Vice ministri e cittadini.
Questo modo di operare dell’Azerbajgian è terroristico, in quanto l’aeroporto è a scopo civile e non può rappresentare alcun pericolo per l’Azerbajgian. In altre parole, le sparatorie in direzione dell’aeroporto non possono essere giustificate a scopo di autodifesa o per evitare danni; mirano a terrorizzare l’Armenia.
Questa mattina [19 agosto 2023], Araik Harutyunyan e Armen Grigoryan sono partiti per Kapan con un volo di rappresentanza dall’aeroporto Zvartnots di Yerevan in occasione del “Giorno di Kapan”. Arayik Harutyunyan e Armen Grigoryan sono stati accolti all’aeroporto Suynik dal Governatore della regione di Syunik, Robert Ghukasyan, e da altri funzionari. Hanno visitato l’aeroporto Syunik e hanno familiarizzato con le condizioni che si sono creati.
Due giorni fa [17 agosto 2023], poche ore dopo il volo per Kapan del Primo Ministro Nikol Pashinyan, il suo giro dell’aeroporto e l’annuncio dell’inizio dei voli regolari tra Kapan e Yerevan, uno sconosciuto dell’Azerbajgiana si è avvicinato in auto nell’area adiacente all’aeroporto, ha sparato tre colpi e se n’è andato.
Due dei proiettili hanno danneggiato una finestra e il tetto dell’aeroporto.
Il 18 agosto, il Presidente del Comitato di difesa del parlamento azero, Ziyafet Askerov, ha annunciato che l’aeroporto di Kapan non può essere operativo perché l’Armenia non ha un accordo con l’Azerbajgian per questo, e inoltre si trova vicino al confine con le posizioni dell’Azerbajgian [QUI e QUI].
Questa affermazione del parlamentare azero è infondata perché gli aerei in arrivo da Yerevan utilizzano solo lo spazio aereo dell’Armenia. È diritto sovrano dell’Armenia utilizzare il proprio spazio aereo, soprattutto per scopi pacifici.
È interessante notare che l’Azerbajgian, che sta effettuando attacchi militari contro il nuovo aeroporto di Kapan, sta attualmente utilizzando lo spazio aereo dell’Armenia per volare a Nakhichevan, Turchia e Paesi occidentali. In altre parole, Ilham Aliyev ha anche problemi con la moralità.
L’Azerbajgian usa liberamente lo spazio aereo armeno con il permesso dell’Armenia, ma spara contro un aeroporto armeno. È così che Ilham Aliyev si sta “preparando per la pace”.
L’Azerbajgian ha ripetutamente attaccato l’impianto di fusione del metallo in costruzione a Yeraskh, che confina con il Nakhichevan. L’Azerbajgian ha anche avanzato false accuse ambientali nei confronti dell’impianto di fusione dei metalli di Yeraskh, sostenendo che pone problemi ambientali. Il Ministero della Protezione della natura dell’Azerbajgian ha dichiarato espressamente che l’Armenia sta violando gli standard ambientali internazionali impegnandosi in questa attività a Yeraskh senza coordinarsi con Baku. Tuttavia, il Ministero dell’Ambiente dell’Armenia ha affermato che la fonderia di Yeraskh non rappresenta un pericolo per Nakhichevan e non è necessario un coordinamento con l’Azerbajgian.
L’Azerbajgian, in realtà, sta prendendo di mira alcune delle più importanti strutture civili in Armenia per esercitare pressioni militari sul Paese. Prendere di mira oggetti civili come aeroporti e fabbriche è caratteristico degli Stati terroristi. Il regime di Aliyev dimostra che l’Azerbajgian ha optato per il terrorismo come metodo di risoluzione dei problemi.
Inoltre, l’Azerbajgian mira ad ostacolare lo sviluppo economico dell’Armenia prendendo di mira aeroporti e fabbriche economicamente strategici. La comunità internazionale ha l’obbligo di condannare questi atti terroristici dell’Azerbajgian.
L’aeroporto noto come Syunik, situato nelle immediate vicinanze di Kapan, ha una storia lunga più di 80 anni. Ha servito come pista dagli anni ’40. Circa 30 anni dopo, a partire dagli anni ’70, iniziò ad operare come aeroporto con voli regolari. Ha cessato le operazioni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la prima guerra dell’Artsakh» (Robert Anayan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Un aggiornamento all’analisi sul “Piano Lavrov” per l’Artsakh [QUI]
«Il nuovo piano di Lavrov ha finalmente frantumato i frammenti di fiducia rimasta nei confronti della Russia in Armenia. La proposta di integrare il Nagorno-Karabakh nell’Azerbajgian senza status è il programma della Russia. Inoltre, secondo il piano russo, l’Azerbajgian potrà detenere tutti i cittadini dell’Artsakh che hanno partecipato alla guerra. Questo punto suggerito da Lavrov sembra essere una rappresaglia della Russia contro gli Armeni che avevano ritirato loro fiducia in precedenza.
Prima della guerra del 2020, c’erano forti narrazioni in Armenia che affermavano che la Russia non avrebbe mai permesso all’Azerbajgian di attaccare il Nagorno-Karabakh. Anche in caso di guerra, la Russia non avrebbe permesso all’Azerbajgian di ottenere una vittoria schiacciante. Tuttavia, nel 2020, l’Azerbajgian è uscito vittorioso e le forze russe sono entrate nel Nagorno-Karabakh. Le forze filo-russe in Armenia hanno quindi iniziato ad affermare che la Russia non avrebbe permesso all’Azerbajgian di soggiogare il Nagorno-Karabakh.
Nei giorni successivi al 9 novembre 2020, un alto funzionario del Nagorno-Karabakh mi stava convincendo in piazza a Stepanakert, che sarebbero diventati un avamposto russo, con la Russia che avrebbe investito e stabilito un nuovo status quo. Forse aveva assicurazioni dalla Russia. Eppure, anche prima della guerra russo-ucraina, l’Azerbajgian ha conquistato ulteriori villaggi e alture del Nagorno-Karabakh. È diventato evidente che la Russia stava gradualmente cedendo i territori del Nagorno-Karabakh all’Azerbajgian.
Dopo il 24 febbraio 2022, con il consenso della Russia, l’Azerbajgian ha sottoposto il Nagorno-Karabakh a un blocco totale e ha imposto un pericoloso programma di integrazione. La Russia ha permesso all’Azerbajgian di prendere virtualmente il controllo del Nagorno-Karabakh. La Russia ha utilizzato l’Azerbajgian come strumento di pressione militare sull’Armenia per ottenere concessioni inaccettabili. La Russia ha impiegato l’Azerbajgian per intraprendere una guerra ibrida contro l’Armenia, minando la sovranità e il potenziale di sviluppo democratico dell’Armenia.
Sappiamo bene che la Russia non potrà mai essere veramente considerata un alleato dell’Armenia, a prescindere dalle dichiarazioni del governo armeno. Oggi, la missione dell’Armenia è sostenere lo Stato e il progresso attraverso una profonda cooperazione con USA, Unione-Europea, Francia e altri Paesi occidentali. La Russia è una tossina che gli Armeni hanno sopportato per decenni. Il cambiamento è imperativo se desideriamo salvaguardare la nostra statalità» (Robert Anayan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]