24 aprile Giorno della Memoria del genocidio degli Armeni (Gente e Territorio 31.01.22)
Mi permetto di inserirmi in un dibattito alquanto interessante, fra due personalità – Guido Mondino e Daniel Pommier Vincelli – entrambe interessate agli avvenimenti che hanno radici che si perdono nel tempo e che riguardano il Caucaso e l’Armenia.
L’avvio l’ha dato la senatrice di Forza Italia Urania Giulia Papatheu con una lettera aperta che comincia così: “Lancio un appello a tutti i parlamentari nazionali ed europei, affinché le provocazioni da parte dell’Armenia al confine di Stato con l’Azerbaigian non scatenino una escalation di violenza…”
Io mi chiamo Laura Ephrikian, mio nonno Akop era armeno. Sulla storia della nostra famiglia ho scritto un libro che non parla solo degli Ephrikian bruciati vivi nel loro villaggio e della disperata fuga del nonno, che riuscì a salvarsi e ad arrivare su un barcone qui in Italia, ma si chiede anche perché fu possibile quella carneficina. Parlo di “quella” carneficina come potrei anche parlare di quello che successe subito dopo agli Ebrei. Anzi Hitler scrisse che l’idea dell’Olocausto gli era venuta proprio dal genocidio armeno di cui nessuno in Europa nel 1915 si accorse!
Scrive il prof. Daniel Pommier Vincelli: “Gli Armeni dell’Impero Ottomano subirono sofferenze nel 1915, cosi come i Circassi musulmani nel 1867 a opera dei russi cristiani”.
È qui dove non posso essere d’accordo. Guido Mondino, nella sua replica al prof. Pommier Vincelli, ha ricordato come nella storia alcuni popoli abbiano patito a causa della volontà di altri popoli di sopprimerli in toto, gli Amerindi ad esempio, eppure solo per due appare appropriato parlare di ‘genocidio‘: il popolo ebraico e il popolo armeno. Genocidio non è come uccidere in guerra il nemico, non è solo un ‘massacro’, è uccidere un intero popolo con l’obiettivo di farlo sparire dalla faccia della terra. Sono due cose ben differenti!
Armin Theophil Wegner era un soldato prussiano che, pur militare, fu sconvolto da quello che vedeva accadere sotto i suoi occhi e per nostra fortuna documentò con la sua macchina fotografica l’orrore, la crudeltà, la perversione che armò i Giovani Turchi.
La cosa ancora più grave è una frase registrata da un giornalista e che ha pronunziato Erdogan recentemente: “Continuerò il lavoro dei miei padri, il popolo armeno deve sparire!” Salta agli occhi quindi che la verità è che gli Armeni continuano ad essere vittime di persecuzione e che la Turchia di Erdogan continua nel suo disegno perverso di annientare l’Armenia dando man forte all’Azerbaigian.
Certamente l’iniziativa della senatrice Papatheu risente di una miopia nella lettura della storia dei rapporti fra Armeni e Azeri, perché riesce difficile pensare agli Azeri vittime di un popolo mite come quello armeno. È la storia che ce lo dice.
Noi Armeni della diaspora, da anni ci stiamo battendo perché l’Italia riconosca il 24 aprile come Giorno della Memoria del genocidio del nostro popolo. Ma ci sono molte resistenze, certamente dovute al timore di ritorsioni geopolitiche da parte della Turchia e dell’Azerbaigian, per l’Italia partner strategici di rilevante interesse.
Eppure, il Giorno della Memoria non è un giorno di odio verso un altro popolo, non è contro qualcuno, ma per tutti. È la celebrazione dei valori della tolleranza e del rispetto reciproco tra tutti i popoli. Così come è per il 27 gennaio, Giorno della Memoria dell’olocausto, che non è il giorno dell’odio verso i Tedeschi, bensì un momento di riflessione riconosciuto prima di tutti dagli stessi Tedeschi.
In questo spirito faccio appello ai nostri parlamentari ed al governo affinché venga riconosciuto anche qui in Italia il 24 aprile come Giorno della Memoria, così come già fatto dalla Francia, dal Canada, dall’Argentina e come, con Biden, si è avviato il processo di indizione anche negli U.S.A.