181° giorno del #ArtsakhBlockade. Per il governo italiano, ridotto a zerbino di Aliyev, l’etica è morta da tempo (Korazym 10.06.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.06.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi è il giorno 181 dell’assedio dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte del regime autocratico dell’Azerbajgian, un Paese che continua ad essere un membro del Consiglio d’Europa. 181 giorni di #ArtsakhBlockade significano 152 giorni con solo elettricità locale limitata, 115 giorni senza gas, 38% di perdita del PIL, movimento di persone, veicoli e merci attraverso il Corridoio di Lachin solo con il Comitato Internazionale della Croce Rossa e le forze di mantenimento della pace russe (207 volte meno persone, 59 volte meno veicoli, 13 volte meno beni vitali).
Stepanakert è bellissima e ancora sorprendente con i suoi incredibili umani, in pace, o in blocco, o sotto attacco. Questi bambini hanno il diritto di avere un’infanzia serena nella loro patria.
Mentre sono quotidiane le aggressioni da parte dell’esercito azera contro la popolazione civile dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, l’Azerbajgian segnala con faccia di fronzo la violazione del cessate il fuoco vicino alle regioni Askeran e Shushi da parte dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, le cui autorità smentiscono la notizia come disinformazione “cercando di creare un pretesto per ulteriori attacchi”.
Il Servizio stampa del Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh comunica che la notizia diffuso dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian sul fatto che il 10 giugno le unità delle forze di difesa dell’Artsakh hanno regolarmente aperto il fuoco in direzione delle postazioni azere situate nei territori occupati delle regioni di Askeran e Shushi della Repubblica di Artsakh è un altro disinformazione. Il Ministero della Difesa dell’Azerbaigian, cercando di giustificare le violazioni del regime di cessate il fuoco registrate ogni giorno da parte delle sue unità, continua a distorcere la realtà, annunciando ancora una volta l’interruzione dei lavori di ingegneria che sarebbero in corso in direzione di Martakert, Martuni, Askeran e Shushi.
Oggi 10 giugno, le forze armate azere hanno violato il cessate il fuoco nella direzione sud-occidentale della linea di contatto in Artsakh utilizzando piccole armi da fuoco e mortai. Il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh informa che intorno alle ore 12.20 la parte azera ha sparato 3 mine da un mortaio calibro 60 mm verso una delle posizioni dell’esercito di difesa dell’Artsakh. La parte armena non ha perdite.
La disinformazione del regime autocrate dell’Azerbajgian per via dei spin doctor diplomatici
«L’amicizia tra Francia e Armenia non dovrebbe alimentare l’ostilità contro l’Azerbajgian. La comunità armena in Francia deve smetterla di esacerbare i sentimenti nazionalisti armeni e impedire il processo di normalizzazione tra Azerbajgian e Armenia» (Leyla Abdullayeva, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Francia).
Incredibile sentire Leyla Abdullayeva. Davvero impressionante vedere come ha imparato a mentire in francese. Questo risultato è un’abilità molto preziosa aggiunta al suo repertorio di carriera agli occhi del suo padrone a Baku.
Sulla fornitura da parte di Leonardo di velivoli di trasporto militari all’Azerbajgian abbiamo riferito il 4 e il 9 giugno. Di seguito riportiamo il commento di Iniziativa italiana per l’Artsakh. Qual è il contributo dell’Italia alla pace in Artsakh/Nagorno-Karabakh? Niente, allora il governo italiano stia zitto sui diritti umani, continua a comprare gas azero-russo e vendere armi all’autocrate di Baku. Che vergogna.
Altre armi ad Aliyev: imbarazzo tricolore
Siamo in sincero imbarazzo, da Italiani, nel leggere i commenti – non solo Armeni – riguardo alla nuova fornitura di armi all’Azerbajgian da parte dell’Italia.
L’8 giugno è stato ufficialmente comunicato l’accordo per la vendita da parte di Leonardo di (al momento due) velivoli da trasporto C-27J Spartan all’Azerbajgian.
Da alcuni mesi si sono intensificati i rapporti tra Roma e Baku che dal settore energetico si sono spostati anche su quello della Difesa.
Come abbiamo già scritto altre volte, siamo contenti che il nostro Paese faccia affari all’estero e non importa chi sia l’acquirente dei nostri prodotti dal momento che in politica, specie in quella internazionale, e negli affari l’etica è morta da tempo.
Però, questa stringente alleanza italo-azera sta diventando sempre più imbarazzante e negli ultimi mesi il nostro Paese ha virato decisamente verso il Caspio stringendo un asse molto forte con Baku.
Non solo il Ministro Crosetto, ma anche altri colleghi di governo, si sono recati alla corte di Aliyev per fare affari. Ci sta, come detto. E poco importa che l’acquirente sia l’autocrate Presidente di uno Stato condannato a essere nel mondo uno di quelli con minor rispetto dei diritti civili e politici per la popolazione.
E passi anche che l’Italia stia poco alla volta diventando in ambito UE il principale fornitore di armi a un Paese che ha fatto della guerra e della retorica di guerra la sua ragion d’essere, come purtroppo la cronaca di questi ultimi anni ha ben evidenziato.
Quel che davvero imbarazza è l’assoluta debolezza italiana in politica estera.
Il suo totale silenzio sulla contesa armeno-azera nasconde la paura di turbare il ricco alleato azero. Non una parola sul blocco della popolazione armena in Artsakh, non un benevolo invito al partner commerciale ad allentare la pressione e le minacce (sono pressoché quotidiane le violazioni azere del cessate-il-fuoco), non una parola – anche solo di conforto, solidarietà – per la controparte armena.
Mentre il Consiglio comunale della capitale francese approva una mozione per fornire aiuti umanitari alla popolazione dell’Artsakh e il Parlamento dei Paesi Bassi esprime vicinanza alla sua popolazione, il governo italiano vende armi all’autocrate Aliyev, addestra i suoi militari e lo incoraggia nella sua politica di minaccia.
Questa non è una scelta di campo. È debolezza in politica internazionale, è incapacità di prendere una posizione, è paura di far valere quei valori democratici che sono alla base del consesso europeo.
Non stupiamoci, dunque, se all’ultima riunione della Comunità politica europea a Chisinau, al tavolo del vertice Aliyev-Pashinyan sedevano un francese (Macron) e un tedesco (Scholz).
L’Italia, ridotta a zerbino di Aliyev, conta nulla.
Questo è imbarazzante. Più dei commenti sui social di chi ci accusa di esserci schierati dalla parte di un dittatore.
Iniziativa italiana per l’Artsakh
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]