171° giorno del #ArtsakhBlockade. Condanna per la non disinteressata attività di lobbying da politici italiani a favore dell’Azerbajgian, partner per niente “affidabile” (Korazym 31.05.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 31.05.2023 – Vik van Brantegem] – Mentre l’Azerbajgian prosegue l’assedia all’Artsakh/Nagorno-Karabakh e continua ad occupare territori sovrani della Repubblica di Armenia e gran parte della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, gli Armeni sono terrorizzati dalle tattiche dell’Azerbajgian, che prevedono l’uso di droni per sganciare bombe oltre il confine, causando vittime tra i civili e il personale di difesa armeno in Armenia e in Artsakh/Nagorno-Karabakh. Noi non siamo stati in silenzio, non stiamo in silenzio e non staremo in silenzio di fronte ad una nuova minaccia di genocidio per gli Armeni.

Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha reagito con una dichiarazione alle minacce fatte dal Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, durante un recente discorso: «È assolutamente inaccettabile lasciare le minacce dell’Azerbajgian senza una risposta adeguata e forte»

La dichiarazione afferma tra altro: «Riteniamo assolutamente inaccettabile che la comunità internazionale, e prima di tutto la Federazione Russa, le cui forze di mantenimento della pace sono di stanza nell’Artsakh e sotto le cui garanzie di sicurezza decine di migliaia di cittadini dell’Artsakh sono tornati alle loro case dopo la guerra del 2020, lascino le minacce dell’Azerbaigian a riprendere le operazioni militari contro l’Artsakh senza una risposta adeguata e forte».

Ora puoi immaginare quanto sia terribile la situazione per gli Armeni dell’Artsakh, se Stepanakert fa ricorso ad un tale linguaggio, non solo riferendosi alla comunità internazionale, ma nello specifico alla Federazione Russa, la prima volta in questo tono. La politica di pulizia etnica è in atto e gli Armeni nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh sono soli. Come sono soli gli Armenia nell’Armenia proprio.

Di seguito riportiamo il testo integrale della dichiarazione del Ministero degli Esteri di Artsakh nella nostra traduzione italiana dall’inglese:

«Il 28 maggio 2023, in flagrante violazione delle norme e dei principi del diritto internazionale, obblighi assunti dalla Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020, e ignorando la presenza delle forze di mantenimento della pace russe, il Presidente dell’Azerbajgian ha rilasciato una serie di dichiarazioni bellicose e provocatorie nei confronti la Repubblica di Artsakh e le sue istituzioni democratiche, nonché la possibilità di ripresa delle ostilità da parte dell’Azerbajgian contro l’Artsakh. Il fatto che il Presidente dell’Azerbajgian sia ricorso ancora una volta a minacce aperte e a un vero e proprio ricatto non lascia dubbi sul fatto che l’Azerbajgian neghi costantemente la possibilità stessa di risolvere il conflitto tra l’Azerbajgian e il Nagorno-Karabakh attraverso i negoziati.

Il blocco prolungato, la creazione di condizioni di vita insopportabili, la negazione del diritto alla vita e alla sicurezza, violazioni sistematiche e massicce di altri diritti e libertà fondamentali, repressione e persecuzione sono gli strumenti che l’Azerbajgian intende utilizzare ulteriormente contro il popolo dell’Artsakh.

Il blocco, che dura ormai da più di cinque mesi, gli attacchi armati in corso e le dichiarazioni belligeranti dimostrano che l’Azerbajgian non solo non è disposto a rinunciare alla sua politica di minacce e violenza, ma la sta sempre più rafforzando sullo sfondo dell’inerzia della comunità internazionale, compresi i mediatori internazionali coinvolti nel processo di risoluzione.

Le dichiarazioni rilasciate dalle autorità azere sulla presunta disponibilità a garantire i diritti e la sicurezza degli Armeni dell’Artsakh sono una falsa narrazione e una cortina fumogena dietro la quale si cela la vera intenzione di Baku di effettuare la pulizia etnica nell’Artsakh. Chiedendo di riconoscere l’Artsakh come parte dell’Azerbajgian, le autorità di questo Paese stanno infatti cercando di ottenere una “licenza” per portare a termine i loro piani criminali impunemente.

Gli attori internazionali devono smettere di chiudere un occhio sui veri motivi e obiettivi dell’agenda dell’Azerbajgian in relazione all’Artsakh, le cui componenti diplomatiche e di politica estera sono una continuazione della politica di ricatto, coercizione e minaccia della forza in violazione della Carta delle Nazioni Unite, i documenti costitutivi dell’Organizzazione per la Securezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e del Consiglio d’Europa. Ignorare le vere intenzioni e le violazioni degli obblighi internazionali dell’Azerbajgian, così come i tentativi dei mediatori internazionali di ricercare un atteggiamento costruttivo nell’agenda apertamente genocida dell’Azerbajgian, è un autoinganno ed equivale ad approvare le azioni criminali di Baku.

Riteniamo assolutamente inaccettabile che la comunità internazionale, e prima di tutto la Federazione Russa, le cui forze di mantenimento della pace sono di stanza nell’Artsakh e sotto le cui garanzie di sicurezza decine di migliaia di cittadini dell’Artsakh sono tornati alle loro case dopo la guerra del 2020, lascino le minacce dell’Azerbaigian a riprendere le operazioni militari contro l’Artsakh senza una risposta adeguata e forte.

Partiamo dal presupposto che i mediatori internazionali, rappresentati dai Paesi Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE e dall’Unione Europea, devono prestare maggiore attenzione alla retorica guerrafondaia e alle azioni illegali dell’Azerbaigian, e devono passare dalle parole ai fatti per impedire la realizzazione di i piani criminali dell’Azerbajgian e quindi dimostrare in pratica il loro impegno nei confronti delle norme e dei principi fondamentali del diritto internazionale, nonché garantire i diritti umani e la sicurezza del popolo dell’Artsakh e stabilire una pace giusta, dignitosa e duratura nella regione».

«Come interpretare l’affermazione di Matthew Miller, Portavoce del Dipartimento di Stato americano: “Accogliamo con favore le recenti osservazioni del Presidente Aliyev sulla considerazione dell’amnistia”? E le nuove minacce di aggressione di Aliyev, il continuo #ArtsakhBlockade, i crimini di guerra dell’Azerbajgian? Semaforo verde per le aggressioni?» (Artak Beglaryan, Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, ex Ministro di Stato e Difensore per i diritti umani).

È sconvolgente che l’Unione Europea attraverso le parole del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, si riferisca al popolo dell’Artsakh come “Armeni che vivono nell’ex NKAO [Oblast autonome di Nagorno-Karabakh]”, ignorando il fatto dell’esistenza decennale della loro statualità costruita sull’esercizio dei loro diritti fondamentali e inalienabile diritto all’autodeterminazione, ha scritto sulla sua pagina Facebook Gegham Stepanyan, Difensore dei diritti umani della Repubblica di Artsakh. «Tali formulazioni, espresse intenzionalmente da un’Unione che sostiene i valori dei diritti umani in tutto il mondo, non solo feriscono i sentimenti del popolo dell’Artsakh, ma portano anche un effetto distruttivo al processo di pace sul conflitto del Nagorno-Karabakh, poiché ignorano i diritti del suo principale beneficiario: il popolo dell’Artsakh. La negazione della volontà e degli interessi del popolo dell’Artsakh e l’evitare intenzionalmente di utilizzare il termine “Nagorno-Karabakh” sicuramente non contribuiscono ai negoziati di pace su iniziativa dell’Unione Europea, ma aprono la strada alla sottomissione forzata dell’Artsakh con un livello sostenibile di democrazia, in uno stato armenofobo e autoritario – l’Azerbajgian».

Aggressioni, sparatorie, strangolamento con penuria di cibo, gas ed elettricità, ecocidio provato da “eco-attivisti” prima e l’esercito azero poi, odio anti-armeno, ecc. tutto allo scopo di pulizia etnica dell’Azerbajgian. Ma non si tratta solo di pulire etnicamente gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Le ambizioni dell’autocrate guerrafondai genocida armenofobo di Baku sono molto più grandi: vuole prendersi dopo l’Artsakh anche l’Armenia e pulire etnicamente gli Armeni da tutto il Caucaso.

Le Associazioni e organizzazioni armene in Italia ribadiscono con un Comunicato la piena vicinanza al popolo della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, la cui sorte è altamente minacciata dalla pulizia etnica “soft” messa in atto dall’Azerbajgian a partire dalla fine della guerra del 2020. Attese le aspirazioni europee per una pace regionale, ritengono sia doveroso puntualizzare alcuni aspetti. In particolare:

  • Incoraggiano gli sforzi della Repubblica di Armenia al fine di raggiungere una pace definitiva con gli Stati confinanti.
  • Sottolineano la necessità che qualsiasi negoziato e qualsiasi trattato sia ancorato al rispetto della storia armena e, nello specifico, la memoria del genocidio del 1915 e la lotta di indipendenza dell’Artsakh.
  • Ritengono per niente “affidabile” la leadership dell’Azerbajgian che in passato ha ripetutamente disatteso la parola data, non ha rispettato accordi e ha ignorato risoluzioni internazionali e sentenze della Corte Internazionale di Giustizia.
  • Guardano con preoccupazione alle ripetute minacce rivolte dal Presidente azero Aliyev alla nazione armena e da ultimo quelle indirizzate alle istituzioni e al popolo dell’Artsakh che ben evidenziano le intenzioni dell’Azerbajgian sul futuro della regione e sul trattamento riservato alla popolazione locale.
  • Ribadiscono che MAI alcun accordo potrà essere firmato con l’Azerbajgian senza l’esplicito riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dell’Artsakh, non essendo sufficiente un generico invito al rispetto dei diritti della popolazione armena da parte di uno Stato che ha fatto della “armenofobia” la propria politica nazionale.
  • Esprimono solidarietà agli Armeni dell’Artsakh che dal 12 dicembre 2022 sono isolati dal resto del mondo a causa dell’illegale e criminale blocco azero del Corridoio di Berdzor (Lachin), unico collegamento fra Stepanakert e l’Armenia.
  • Sollecitano le istituzioni internazionali affinché, prioritario a qualsiasi negoziato, vi sia lo sblocco della comunicazione attraverso il Corridoio nonché la riattivazione della fornitura di energia elettrica e gas.
  • Sottolineano l’enorme danno ambientale che l’azione azera sta determinando nella regione.
  • Invitano il governo italiano, nel rispetto della propria politica commerciale ed energetica con il partner azero, ad agire con dignità politica da Paese democratico e membro del G7 e con incisività diplomatica verso l’Azerbajgian per indurlo a rimuovere il blocco, cessare le minacce e gli atti di ostilità verso la popolazione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e dell’Armenia.
  • Condannano la non disinteressata attività di lobbying da parte di alcuni politici italiani a favore dell’Azerbajgian, ossia di una delle peggiori dittature al mondo, agli ultimissimi posti nelle graduatorie mondiali sulla libertà di informazione e rispetto dei diritti civili e politici nonché ai primissimi posti per attività di corruzione.
  • Si riservano prossime iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica italiana.

Lettera aperta di Volt [*] ai membri della Comunità politica europea
Parigi, 30 maggio 2023

Ci rivolgiamo a voi, Capi di Stato e di governo di 47 Paesi europei, riuniti a Chisinau il 1° giugno per il 2° incontro della Comunità politica europea (CPE). Questo incontro, organizzato in uno dei Paesi più poveri d’Europa, è una dimostrazione al mondo intero del vostro comune desiderio di fare del continente europeo un continente di pace, democrazia, cooperazione e solidarietà.
In qualità di primo partito paneuropeo, presente in 31 Paesi europei, Volt condivide pienamente questo obiettivo e agisce a tutti i livelli, da quello locale a quello europeo, per costruire un futuro sostenibile, economicamente forte e socialmente giusto con tutti i cittadini d’Europa.
La pace e lo Stato di diritto sono le condizioni necessarie, ma anche il risultato di tale costruzione e Volt sostiene la Comunità politica europea nella costruzione delle condizioni per la pace e la stabilità in tutto il continente.
Il primo incontro della Comunità a Praga lo scorso ottobre ha riunito attorno allo stesso tavolo il Presidente dell’Azerbajgian e il Primo Ministro dell’Armenia, su iniziativa congiunta del Presidente della Repubblica francese e del Presidente del Consiglio Europeo. Nonostante il dialogo avviato tra i due governi prosegua oggi, va detto che l’Azerbajgian continua ad occupare una porzione di territorio armeno nella regione di Syunik, in violazione del diritto internazionale, e a bloccare il Corridoio di Lacine, unico collegamento terrestre tra la Repubblica di Armenia e il Nagorno-Karabakh, in violazione degli accordi di cessate il fuoco e in barba al diritto umanitario. Privando i 120.000 abitanti del Nagorno-Karabakh dell’accesso al cibo, all’energia e alle cure mediche, e alimentando un clima di odio e violenza.
L’Europa, che ha riconosciuto il genocidio commesso 108 anni fa dall’impero ottomano contro la sua popolazione armena, e che 30 anni fa ha conosciuto guerre e massacri perpetrati in nome di una politica di pulizia etnica, deve fermare questa spirale mortale e sradicarne le cause proponendo un accordo di pace duraturo che garantisca il diritto della comunità armena del Nagorno-Karabakh all’autodeterminazione e alla sicurezza, e quello della Repubblica d’Armenia al rispetto dei suoi confini internazionalmente riconosciuti.
Invitiamo la Comunità politica europea, in nome dei valori europei che essa rappresenta, a

  • condannare con la massima fermezza l’aggressione di ogni tipo dell’Azerbaigian contro il popolo armeno;
  • chiedere all’Azerbaigian di consentire il libero passaggio delle popolazioni civili attraverso il corridoio di Latchine, in conformità con l’ordine emesso dalla Corte internazionale di giustizia il 22 febbraio 2023;
  • subordinare la partecipazione dell’Azerbaigian alla Comunità politica europea al rispetto dello stato di diritto e delle norme democratiche europee da parte del suo governo e al suo impegno in buona fede nei negoziati con i leader democraticamente eletti della Repubblica di Armenia e del Nagorno-Karabakh in vista di un saldo finale equo di sottoporre a sé o al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la questione dello status del Nagorno-Karabakh e delle garanzie di sicurezza fornite alla sua popolazione, di fronte all’inerzia del Gruppo di Minsk dell’OSCE, paralizzato dalla Federazione Russa;
  • di dare il suo pieno sostegno all’iniziativa dell’Unione Europea di dispiegare una missione civile sul terreno per delimitare i confini tra Armenia e Azerbajgian.

L’incontro di Chisinau dovrebbe lanciare un forte messaggio di unità europea, di fiducia nei nostri valori condivisi e di promozione del dialogo e della cooperazione come strumenti per la risoluzione dei conflitti.

Firmatari:
Sven Franck, Copresidente di Volt France
Anne Chamayou, Copresidente di Volt France
Cofirmatari:
Reinier van Lanschot, Copresidente di Volt Europa
Carlo Giovanni Giudice, Copresidente di Volt Belgium
Johanna Dirlewanger-Lücke, Copresidente di Volt Belgium
Michael Holz, Copresidente di Volt Sweden
Alexander Löf, Copresidente di Volt Sweden
Ana Carvalho, Copresidente di Volt Portugal
Duarte Costa, Copresidente di Volt Portugal
Silvia Panini, membro non esecutivo di Volt Italia
Danilo Lo Pumo, Copresidente di Volt Svizzera
Roland Müller, Copresidente di Volt Svizzera
Ivan Ota, Tesoriere di Volt Svizzera
Ina Hoogeland, Copresidente di Volt Danimarca
Frederik Larsen, Copresidente di Volt Danimarca
Alexia DeBono, Copresidente di Volt Malta
Arnas Lasys, Copresidente di Volt Malta

[*] Volt, il primo partito veramente paneuropeo, si impegna a riformare l’Unione Europea ea rispondere alle sfide di oggi in modo coordinato a livello europeo. La visione di Volt: un’Europa progressista con una società inclusiva, un’economia rispettosa del clima, un sistema educativo adattabile e una digitalizzazione autodeterminata. Volt è convinto che solo la partecipazione democratica di tutti i cittadini europei ci preparerà per un futuro sostenibile, economicamente forte e socialmente giusto. Per questo Volt agisce a tutti i livelli, da quello locale a quello europeo, come movimento e come partito. Il movimento dà a tutti una voce e l’opportunità di impegnarsi politicamente dall’interno della società. Oggi Volt è presente in tutta Europa: migliaia di persone di tutte le età e professioni sono coinvolte in 30 Paesi europei con team in centinaia di città.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]