155° giorno del #ArtsakhBlockade. Ieri a Brussel fallimento di istituzioni e potere politico europeo di fronte a autocrazia e barbarie. Che costatazione terribile (Korazum 15.05.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.05.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi siamo entratI nel155° giorno di blocco dell’Artsakh e prosegue il conteggio. Come garantisci qualcosa sotto un’autocrazia come quella della dinastia Aliyev, figuriamoci la vita di 120.000 persone? Come pro memoria, l’Azerbajgian è dominata da un’autocrazia familiare, fondata dall’ufficiale del KGB Hajdar Aliyev. Dal 1990, l’Azerbajgian ha annullato lo status autonomo degli Armeni del Nagorno-Karabakh, ha sponsorizzato pogrom anti Armeni, ucciso migliaia di Armeni, innescato tre guerre e oggi impone il #ArtsakhBlockade per la pulizia etnica di quello che rimane ancora libero dell’Artsakh, un nuovo genocidio armeno. La volontà della popolazione dell’Artsakh per l’autodeterminazione resiste affinché il mondo rivolga la propria attenzione a questo genocidio in atto. Per quanto tempo questo genocidio del XXI secolo dovrà svergognare la coscienza degli Occidentali per portargli a un punto cruciale nel rendersi conto della necessità di chiamare le cose con il loro vero nome?
«120.000 persone sopportano condizioni di assedio in Artsakh da 5 mesi. L’obiettivo dell’Azerbajgian è quello di ripulire etnicamente l’Artsakh dai suoi Armeni indigeni, costringendoci ad abbandonare la nostra patria ancestrale dove risiediamo da millenni. Nonostante le numerose minacce e sfide, rimaniamo fermi nella nostra determinazione a rimanere nelle nostre case. Siamo molto orgogliosi della nostra esistenza qui, dove si possono vedere il nostro ricco patrimonio e le nostre radici. La nostra lotta è incentrata sul nostro diritto ad abitare la nostra terra e, a differenza dell’Azerbajgian, non abbiamo intenzione di iniziare alcun attacco» (Ruben Vardanyan).
Un esempio della quotidiana farneticazione dei bot azeri: «#ArtsakhBlockade è una follia! L’Azerbajgian ha ripreso il controllo dei suoi territori legali [l’occupazione di gran parte della Repubblica di Artsakh con la guerra di 44 giorni del 2020] e presto la nostra bandiera sventolerà a Khankendi [Stepanakert, capitale della Repubblica di Artsakh)» (Tural İsmayılov, Analista, membro dell’Unione degli scrittori dell’Azerbajgian, Presentatore su Real TV).
I partecipanti alla manifestazione a Stepanakert chiedono di nominare Samvel Babayan alla carica di Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh
Oggi si è svolta in piazza del Rinascimento a Stepanakert una manifestazione convocata da Samvel Babayan, Presidente del partito Patria Unita, dal tema Il popolo dell’Artsakh è il legittimo proprietario del proprio destino.
Samvel Babayan è l’ex Comandante in capo delle forze di autodifesa del Nagorno-Karabakh durante la guerra del Nagorno-Karabakh, nonché politico della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh nella quale ha ricoperto il ruolo di Ministro della Difesa dal 1994 al 1999, eroe dell’Artsakh Samvel Babayan. Il 10 maggio 2023 abbiamo riportato [QUI] un’intervista esclusiva a Samvel Babayan pubblcato il 9 maggio scorso dall’agenzia di stampa Artsakhpress: «Anche se il mondo è contro di noi, possiamo raggiungere i nostri obiettivi».
Alla manifestazione di oggi a Stepanakert, Samvel Babayan ha presentato la sua visione di una via d’uscita dalla situazione in Artsakh, riferendosi ai punti che ritiene dovrebbero essere attuati immediatamente: “Il primo è la difesa, perché senza di essa non potremmo fare nulla, dobbiamo avere la nostra difesa chiara con un esercito professionale. Il secondo è sviluppare l’economia e stimolare la crescita della natalità. Il terzo è risolvere i problemi sociali dei pensionati e far uscire il Paese da questa situazione sociale. Il Paese deve svilupparsi e avere un futuro. Altrimenti non potremo vivere qui, questo è un problema serio e dobbiamo risolverlo”, ha spiegato Samvel Babayan, assicurando che se ne avesse l’opportunità, quei punti dovrebbero essere soddisfatti in un giorno.
Quindi, a nome dei partecipanti alla manifestazione, è stata pubblicata una dichiarazione in cui si esprime preoccupazione per la situazione politico-militare, socio-economica e morale-psicologica creatasi nell’Artsakh e nei suoi dintorni. Considerando la visione della seconda forza parlamentare, il partito Patria Unita, per l’uscita dalla situazione creata, è stata fatta richiesta al Presidente della Repubblica di Artsakh, a nominare Samvel Babayan alla carica di Ministro di Stato, conferendogli poteri secondo le disposizioni della legge marziale.
Nel suo discorso ai partecipanti alla manifestazione, il Presidente dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh, Artur Tovmasyan, ha sottolineato l’importanza della solidarietà, della tolleranza e dell’unità nella situazione attuale, osservando che farà di tutto per prevenire la polarizzazione nell’Artsakh. “Se la tolleranza e la solidarietà ci lasceranno, allora perderemo l’Artsakh e i responsabili saranno i leader di qualsiasi manifestazione”, ha detto il Presidente del parlamento dell’Artsakh, annunciando che presenterà le richieste della manifestazione al Capo di Stato e avvierà consultazioni politiche.
Come annunciato, ieri ha avuto luogo a Brussel l’incontro tra il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel e il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan. Prima della riunione tripartita, Michel ha avuto incontri separati con i leader di Armenia e Azerbajgian.
L’Unione Europea è impegnata ad aiutare l’Armenia e l’Azerbajgian a raggiungere una normalizzazione globale. Continueremo a contribuire ai loro sforzi congiunti, ha affermato Michel nella dichiarazione rilasciato dopo l’incontro trilaterale. Di seguito il testo completo del comunicato nella nostra traduzione italiana dall’inglese:
«È stato un piacere ospitare oggi il Presidente Aliyev e il Primo Ministro Pashinyan per un quinto incontro a Brussel. I nostri scambi sono stati franchi, aperti e orientati ai risultati. Si sono concentrati sui progressi nel percorso verso la normalizzazione Armenia-Azerbajgian. I leader condividevano una volontà comune per un Caucaso meridionale in pace. Mi congratulo con i loro rispettivi sforzi. Insieme, abbiamo esaminato tutte le questioni all’ordine del giorno.
A seguito dei recenti colloqui positivi tenutisi negli Stati Uniti sul trattato di pace, dovrebbe essere mantenuto lo slancio per compiere passi decisivi verso la firma di un accordo di pace globale tra Armenia e Azerbajgian.
Sulle questioni relative alla frontiera, abbiamo esaminato i progressi e le prossime fasi relative alla delimitazione del confine. In tale contesto, i leader hanno concordato la ripresa degli incontri bilaterali sulle questioni di frontiera. I leader hanno confermato il loro inequivocabile impegno nei confronti della Dichiarazione di Almaty del 1991 e della rispettiva integrità territoriale dell’Armenia (29.800 km2) e dell’Azerbaigian (86.600 km2). La delimitazione definitiva del confine sarà concordata attraverso i negoziati.
Per quanto riguarda i collegamenti, le parti hanno compiuto chiari progressi nelle loro discussioni volte a sbloccare i collegamenti di trasporto ed economici nella regione. Le posizioni su questo tema sono ormai molto vicine tra loro in particolare sulla riapertura dei collegamenti ferroviari da e verso Nakhchivan. Le rispettive squadre sono state incaricate di finalizzare un accordo di principio sulle modalità per l’apertura dei collegamenti ferroviari e sui necessari lavori di costruzione insieme a un calendario concreto. Hanno inoltre convenuto di avvalersi del sostegno dell’Organizzazione Mondiale delle Dogane per sostenere questo lavoro.
Per quanto riguarda le questioni umanitarie, è stato concordato che ulteriori detenuti sarebbero stati rilasciati nelle prossime settimane. Ho anche sottolineato la necessità di salvaguardare la comprensione reciproca che i soldati che si sono semplicemente persi e sono passati dall’altra parte continueranno a essere rilasciati attraverso una procedura rapida. Abbiamo anche discusso dell’importanza di intensificare i lavori per affrontare il destino delle persone scomparse e per lo sminamento.
Abbiamo continuato i nostri scambi sulla questione dei diritti e della sicurezza degli Armeni che vivono nell’ex Oblast autonomo del Nagorno-Karabakh. Ho incoraggiato l’Azerbajgian a impegnarsi nello sviluppo di un’agenda positiva con l’obiettivo di garantire i diritti e la sicurezza di questa popolazione, in stretta collaborazione con la comunità internazionale. Ho anche sollevato la necessità di un dialogo trasparente e costruttivo tra Baku e questa popolazione.
Credo che sia importante astenersi dalla retorica ostile, impegnarsi in buona fede e mostrare leadership per raggiungere soluzioni reciprocamente accettabili.
L’Unione Europea non ha un’agenda nascosta. Il nostro unico obiettivo è aiutare l’Armenia e l’Azerbajgian a raggiungere una pace completa ed equa. Siamo pronti a contribuire ai loro sforzi congiunti. Abbiamo concordato di tenere le riunioni a Brussel tutte le volte che sarà necessario. I leader si incontreranno nuovamente a Brussel a luglio. E come già annunciato pubblicamente, ci incontreremo di nuovo in un futuro molto prossimo insieme al Presidente francese Macron e al Cancelliere tedesco Scholz a margine del 2° vertice della Comunità Politica Europea a Chișinău. Intendo anche invitare i leader per un altro incontro simile a margine del terzo vertice della CPE a Granada in ottobre».
«Un altro fallimento dell’Unione Europea. Non è successo niente a Brussel questa domenica 14 maggio 2023. L’Azerbajgian non restituisce i prigionieri di guerra armeni dal 2020, non sblocca il Corridoio di Lachin, continua a soffocare l’Artsakh, non ritirare le sue truppe dal suolo armeno invaso, ecc.» (Jean Christophe Buisson, Vice Direttore di Figaro Magazine).
“Garantire i diritti e la sicurezza” della popolazione dell’Artsakh sotto il regime autocratico di Aliyev è nullo. Charles Michel insieme al Segretario di Stato statunitense, Anthony Blinken, sapendolo abbondantemente chiaro, partecipano ad un silenzioso tentativo di pulizia etnica e genocidio. Davit K. Babayan, il leader del partito conservatore e ex Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, in un post su Twitter oggi ha scritto: «L’Europa, rappresentata da Michel, ha di fatto legittimato l’aggressione militare di Azerbajgian e Turchia contro Artsakh nel 2020, nonché l’attuale assedio di Artsakh. Michel non è diverso da Chamberlain al vergognoso Accordo di München del 1938».
Davit K. Babayan, abbiamo due strade: o andiamo in guerra o ce ne andiamo, ma sappi che dopo la perdita dell’Artsakh non rimarranno più Armeni, scompariremo
Pastinfo.am, 15 maggio 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Ci sono molte contraddizioni nella dichiarazione di Alma-Ata. La dichiarazione di ieri del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, non ha alcun fondamento giuridico o umanitario. Di fronte a quel funzionario, l’Europa ha dimostrato di non preoccuparsi dei valori democratici e universali. Tale affermazione è, ovviamente, inaccettabile per noi. Lo ha detto a Pastinfo Davit Babayan, il Rappresentante del Presidente dell’Artsakh con incarichi speciali.
“L’Europa, nella persona di Michel, ha di fatto legittimato l’aggressione militare dell’Azerbajgian e della Turchia contro l’Artsakh nel 2020, nonché l’attuale assedio dell’Artsakh. Michel non è diverso da Chamberlain. L’Europa ha dimostrato di non avere nulla a che fare con i valori democratici. Che non parlino più di democrazia e valori, perché finalmente hanno detto chiaramente che sono persone corrotte vincolate dalla geopolitica, nient’altro. Siamo grati per questa “onestà”, per aver mostrato il vero volto dell’Europa”, ha detto Babayan.
Nella situazione attuale, secondo Babayan, abbiamo due strade: o andiamo in guerra, o lasciamo la nostra patria, l’Artsakh, non accettando alcuna condizione di sottomissione all’Azerbajgian.
“Siamo in una fase decisiva. Abbiamo due opzioni: o lottiamo per vivere nella nostra terra, e vincere o morire, o ce ne andiamo senza accettare il controllo dell’Azerbajgian. Sai benissimo che è impossibile vivere sotto il controllo dell’Azerbajgian, semplicemente periremo. Se non vogliamo essere macellati come pecore, allora dovremmo combattere con dignità o andarcene e uscire, non permettendoci di essere macellati. Ma, tutti dovrebbero capire, immaginate benissimo che in caso di partenza, cioè in caso di perdita dell’Artsakh, non rimarremo più Armeni, perderemo noi stessi, la nostra statualità. La nazione deve determinarsi, capire cosa vuole: vivere o scomparire.
Dopo la perdita dell’Artsakh, tutti dovrebbero smettere di votare. “Purtroppo la nazione del 1988 non esiste… Ripeto, siamo in una fase decisiva, dobbiamo decidere se andare in guerra, vincere con dignità o morire, oppure ritirarci e perdere l’Artsakh”, ha concluso Babayan.
Masis Mayilyan: il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh non dipende dall’opinione dei singoli Capi di Stato
Pastinfo, 15 maggio 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Accettare l’integrità territoriale dell’Azerbaigian senza la riserva che questa integrità non si estenda al Nagorno-Karabakh è una sfida per noi, ma non può in alcun modo intaccare lo status dell’Artsakh come repubblica autodeterminata, anche se non ancora riconosciuta a livello internazionale. Lo afferma sulla sua pagina Facebook Masis Mayilyan, Ambasciatore con incarico speciale del Presidente della Repubblica dell’Artsakh, riferendosi alla dichiarazione del Presidente del Consiglio europeo del 14 maggio sui risultati dei negoziati tra i leader di Armenia e Azerbaigian, secondo il quale ha osservato che le parti hanno confermato la loro inequivocabile fedeltà al 1991. alla Dichiarazione di Almaty e all’integrità territoriale dell’Armenia (29.800 kmq) e dell’Azerbaigian (86.600 kmq).
“Va notato che 86.600 kmq corrispondono al territorio dell’Azerbajgian sovietico, in cui il Nagorno-Karabakh fu illegalmente incluso nel 1921 sotto forma di autonomia armena. Da allora sono stati pubblicati pesanti argomenti legali, che dimostrano che prima dell’adozione della Dichiarazione di Almaty, il Nagorno-Karabakh era separato dall’Azerbajgian sovietico attraverso l’adozione di atti legali e non faceva mai parte dell’Azerbajgian indipendente.
Il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh non dipende dall’opinione dei singoli Capi di Stato. La Repubblica di Artsakh è stata fondata sulla base della volontà del popolo dell’Artsakh, e tale volontà è incrollabile. Va notato che non solo il popolo della Repubblica di Armenia e gli Armeni della diaspora difendono il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh. La Repubblica di Artsakh è stata riconosciuta da dozzine di Stati, Regioni e Città in tutto il mondo, da Los Angeles a Sydney, con una popolazione di diverse centinaia di milioni. In questo contesto, sono importanti le risoluzioni in merito all’Artsakh, adottate all’unanimità dal Senato e dall’Assemblea Nazionale francese nel 2020 e nel 2022.
La dichiarazione del Presidente del Consiglio Europeo non è solo una sfida, ma anche un’opportunità per rafforzare la competenza internazionale della Repubblica di Artsakh. È ovvio che il riconoscimento internazionale della Repubblica di Artsakh può diventare la base più efficace per la soluzione globale e stabile del conflitto tra l’Artsakh e l’Azerbajgian”, ha sottolineato Masis Mayilyan, aggiungendo che se gli attori internazionali e regionali sono realmente interessati all’instaurazione della pace e della stabilità nel Caucaso meridionale, sono obbligati a rispettare la volontà dei cittadini della Repubblica di Artsakh.
Sebbene la missione di monitoraggio dell’Unione Europea non fosse sul posto durante l’ultima aggressione dell’Azerbajgian vicina a Sotk, in seguito gli osservatori si sono recati lì, hanno effettuato valutazioni e le hanno inviati direttamente a Bruxelles. Lo ha detto il capo della Delegazione dell’Unione Europea in Armenia, l’Ambasciatore Andrea Victorin, in una conferenza stampa dedicata alla Festa dell’Europa e ai rapporti Unione Europea-Armenia, in risposta alla domanda se esista un rapporto della missione Unione Europea sull’ultima aggressione dell’Azerbajgian in Armenia. L’Ambasciatore Viktorin ha osservato che la missione non fornisce rapporti né all’Armenia né all’Azerbajgian. “Tuttavia, poiché la missione è diretta dagli ufficiali del Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia, la parte armena è ben consapevole di ciò che loro [gli osservatori] vedono. È naturale che non possano essere ovunque. Pertanto, possono solo osservare e poi riferire a Brussel”, ha detto Viktorin, aggiungendo che gli osservatori non possono riferire ciò che non hanno visto. Per quanto riguarda gli eventi a Sotk, Viktorin ha affermato che gli osservatori dell’Unione Europea non erano presenti durante l’ultima invasione dell’Azerbajgian in Armenia.
“Il confine è piuttosto lungo e c’è un programma di pattugliamento. Allo stesso tempo, l’obiettivo non è che debbano essere presenti quando si verificano incidenti. Conducono l’osservazione lungo il confine e vedono cosa sta succedendo intorno al confine, ma ciò non significa che possano essere automaticamente nel luogo in cui sta accadendo qualcosa in quel momento”, ha aggiunto Viktorin.
Ricordiamo che l’Unione Europea informa l’Azerbajgian in anticipo su base settimanale dove si troverà la missione di monitoraggio dell’Unione Europa. Quindi, l’Azerbajgian sa esattamente dove si trovano gli osservatori dell’Unione Europea in un determinato momento.
L’abbiamo scritto il 14 aprile 2023: importante conferma che la Missione di monitoraggio dell’Unione Europa in Armenia (EUMA) comunica ad AZ dove sarà e quando. Quindi… qual è lo scopo della Missione? Se l’Azerbajgian sa dove si trova, che senso ha la Missione, dove sta monitorando certamente le forze armate azere non si muovono
«Nell’ufficio regionale di Yeghegnadzor, in mezzo ai distretti vinicoli armeni, incontriamo Markus Ritter, capo della Missione di monitoraggio dell’Unione Europea in Armenia (EUMA). L’intervista è stata condotta il 23 marzo. (…) Oggi ci sono 103 persone di stanza in Armenia, metà delle quali sono osservatori civili e il resto personale amministrativo. Il mandato è solo all’interno del territorio dell’Armenia, non dell’Azerbajgian. Nonostante ciò, la missione di monitoraggio deve relazionarsi con l’Azerbajgian nel proprio lavoro. “Pattugliamo lungo la zona di confine. Quando lo facciamo, informiamo Baku tramite il Rappresentante speciale dell’UE per la regione, Toivo Klaar, una settimana prima dei nostri piani. Questo per garantire che sappiano dove siamo e cosa stiamo facendo. Serve anche a prevenire malintesi e incidenti. È così che comunichiamo con l’Azerbajgian”, afferma Markus Ritter. Tuttavia, ricontrollando la storia con Toivo Klaar, le informazioni condivise con noi durante l’intervista con Ritter sembrano prive di sfumature fondamentali. (…) Toivo Klaar chiarisce inoltre che il programma settimanale viene inoltrato alla squadra azera uno o due giorni prima dell’inizio di ogni settimana, non un’intera settimana prima come si può interpretare la citazione di Markus Ritter» (Rasmus Canbäck – Blankspot, 13 aprile 2023 [QUI]).
Passando alla domanda se gli osservatori non avrebbero dovuto recarsi nel luogo in cui si è verificata l’aggressione azera, Viktorin ha detto che hanno avuto questa opportunità più tardi, dopo gli eventi. ha anche aggiunto che la parte armena è responsabile di garantire la sicurezza degli osservatori. “Sono andati, hanno dato la loro valutazione, che è stata inviata direttamente a Brussel”, ha osservato Viktorin.
Israele e Turchia hanno venduto molti droni a Baku, che sono stati usati durante la guerra di 44 giorni contro l’Artsakh e hanno ucciso migliaia di soldati armeni nel 2020.
I militari del contingente di mantenimento della pace russo in Artsakh, insieme al progetto multinazionale “We are United”, si sono congratulati con i veterani del Nagorno-Karabakh per il 78° anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica. A ciascun veterano sono stati consegnati aiuti umanitari ed è stato organizzato anche un concerto di beneficenza.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]