135° giorno del #ArtsakhBlockade. Una ad una, l’autocrazia azera fa sì che scompaiano tutte le risorse necessarie alla sopravvivenza del popolo dell’Artsakh (Korazym 25.03.23)
Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.04.2023 – Vik van Brantegem] – Al momento in cui scriviamo, nel 135° giorni del #ArtsakhBlockade non ci sono cambiamenti nella situazione in Artsakh: il posto di blocco dell’Azerbajgian presso la città occupata di Shushi vicino alla capitale Stepanakert rimane in vigore dal 12 dicembre 2022, così come il nuovo posto di blocco dal 23 aprile 2023 all’inizio del Corridoio di Lachin dall’Armenia. I funzionari del della Repubblica di Artsakh hanno affermano che gli sforzi congiunti con le forze di mantenimento della pace della Russia hanno consentito un certo transito umanitario attraverso il checkpoint dell’Azerbajgian, principalmente beni essenziali da distribuire alla popolazione armena locale. «A causa dell’installazione di un posto di blocco azero illegale al confine tra Artsakh e Armenia, nei giorni scorsi è stato annullato il trasferimento di 28 pazienti presso strutture mediche specializzate della Repubblica di Armenia» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
A sostegno del popolo armeno si terrà il 27 aprile 2023 alle 17.30 presso la Basilica di San Bartolomeo all’Isola a Roma una celebrazione ecumenica, in occasione del Giorno della Memoria del Genocidio Armeno. Presiederà la Preghiera Ecumenica con i Santi Martiri del Genocidio Armeno, il Cardinale Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Il “Metz Yeghern” (Grande Male), cioè il genocidio di un milione e mezzo di Armeni per mano turca, iniziò il 24 aprile 1915. In commemorazione di ciò, avrà luogo la funzione ecumenica per la pace nel mondo, per “perpetuare la memoria sui martiri dei genocidi e di altri crimini contro l’umanità, sulla stretta connessione tra impunità e negazionismo che potrebbe ostacolare il processo di riconciliazione tra i popoli”. Questa è la “richiesta” congiunta di quattro istituzioni: il Pontificio Collegio Armeno in Roma, le Ambasciate della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede e in Italia, la Rappresentanza della Chiesa Apostolica Armena presso la Santa Sede.
Il Coordinamento delle organizzazioni armene in Italia ha ribadito quanto il valore della Memoria sia fondamentale come strumento necessario a impedire nuove tragedie, indispensabile al fine di educare le giovani generazioni alla tolleranza e al rispetto.
“È per noi fondamentale portare avanti una profonda riconciliazione tra i popoli basata su una narrazione condivisa della memoria di un passato tormentato. Riteniamo fermamente che affrontare le sfide associate ai crimini contro l’umanità, inclusa la persecuzione delle minoranze religiose, sia possibile solo attraverso gli sforzi concertati di tutte le parti interessate – globali e regionali – e in particolare dei media mondiali”.
Circa un mese fa, il 3 aprile 2023 abbiamo scritto [QUI]: «È ovvio che la parte azera sta cercando di bloccare completamente o prendere il controllo del traffico verso l’Artsakh. Vista la prossima apertura di una nuova strada per Stepanakert via Kornidzor, è probabile che i cosiddetti “eco-attivisti” si sposteranno sul ponte sul fiume Hakkari per provocare il contingente di mantenimento della pace russo di stanza nelle vicinanze [abbiamo fatto un solo errore nella previsione: gli “eco-attivisti” sono rimasti al blocco vicino a Shushi, quasi alla fine del Corridoio di Berdzor (Lachin) e le forze armate azere hanno occupato direttamente il ponte sul fiume Hakkari]. E così continueranno finché non arriverà la risposta. L’Azerbajgian è spinto verso la guerra, che viene attivamente preparata con le azioni delle autorità di Baku, e per cui manca adesso soltanto un pretesto».
Azcanet paragone il blocco sul ponte di Hakkari con il confine USA-Canada. Cosa ridicola poiché l’Azerbajgian sta attivamente commettendo un genocidio tendando di far morire di fame 120.000 Armeni, tra cui 30.000 bambini, bombardando città armene. Azcanet è il ramo di propaganda del regime autocratico azero in Canada. Diffonde spudoratamente le menzogne del regime autocratico azero e l’odio anti-armeno, maschera le violazioni dei diritti umani di e il genocidio dell’Azerbajgian, negando la crisi umanitaria dovuta a #ArtsakhBlockade.
«Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per il fatto che l’istituzione da parte dell’Azerbajgian di un posto di blocco sul Corridoio di Lachin comprometta gli sforzi per stabilire la fiducia nel processo di pace. Ribadiamo che ci dovrebbe essere libera e aperta circolazione delle persone e del commercio lungo il Corridoio di Lachin e chiediamo alle parti di riprendere i colloqui di pace e di astenersi da provocazioni e azioni ostili lungo il confine» (Michael Carpenter, Ambasciatore degli Stati Uniti presso l’OSCE).
«Preoccupante escalation da parte dell’Azerbajgian. Se Baku continua a violare i suoi impegni internazionali e gli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, devono esserci conseguenze politiche ed economiche» (Anders Fogh Rasmussen).
Parole contro l’autocrate Ilham Aliyev non servono e l’ha detto lui stesso a più riprese. Devono esserci sanzioni contro l’Azerbajgian ORA. La linea rossa è stata superata. Macron, von der Leyen e Blinken hanno il potere di fermare l’Azerbajgian imponendo sanzioni economiche. Lo fanno per l’Ucraina (che forniscono pure di massicci aiuti finanziari e militari), quindi devono farlo per l’Armenia.
«#ArtsakhBlockade giorno 135 – In diversi gruppi Facebook si possono trovare molte pubblicazioni sulla mancata possibilità di utilizzare i buoni pasto, a causa della mancanza di prodotti disponibili nei negozi» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
«Video dal nuovo checkpoint dell’Azerbajgian al ponte sul fiume Hakkari all’inizio del Corridoio di Lachin dall’Armenia verso il Nagorno-Karabakh. Il video mostra anche la presenza delle forze di mantenimento della pace della Russia. Entrambi hanno accumulato materiale militare lì [il loro posto di blocco N. 1]. Trattative apparentemente in corso per aprire la strada» (Nagorno Karabakh Observer).
I media statali dell’Azerbajgian riferiscono che le truppe del servizio di frontiera statale sono ora schierate al ponte sul fiume Hakkari all’inizio del Corridoio di Lachin che conduce al Nagorno-Karabakh vicino al checkpoint, dove sono dispiegate anche le forze di pace della Russia. Pare che le parti stanno attualmente negoziando. Ma la realtà è che l’Azerbajgian continua a rafforzare il blocco con la costruzione di installazioni militari.
Il Tenente generale Aleksandr Lentsov è stato assegnato come nuovo comandante del contingente di mantenimento della pace della Russia nel Nagorno-Karabakh, in sostituzione di Andrei Volkov in carica dal gennaio 2022 (Fonte Kommersant). Lentsov era il Vice capo delle forze di terra russe, Consigliere del Ministero della Difesa, prendendo parte alle operazioni militari in Siria, essendo il secondo in comando delle truppe russe lì nel 2016.
L’Azerbajgian installa un checkpoint sulla strada per il Nagorno-Karabakh tra scontri mortali
A seguito di una guerra nel 2020, il Corridoio di Lachin è stato sotto la giurisdizione delle forze di pace russe come parte di un accordo di cessate il fuoco
di Gabriele Gavin
Politico, 24 aprile 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
L’Azerbajgian ha istituito un posto di blocco sull’unica strada in entrata o in uscita dalla regione contesa del Nagorno-Karabakh, suscitando timori per la sua popolazione di etnia armena e segnalazioni di nuovi scontri a fuoco lungo il confine condiviso.
In una dichiarazione rilasciata domenica, il Ministero degli Esteri azero ha affermato che sono iniziati i lavori per “stabilire il controllo” lungo il Corridoio di Lachin, l’unica autostrada che collega il territorio separatista all’Armenia.
Secondo i funzionari, la mossa ha lo scopo di fermare “la rotazione del personale delle forze armate armene che continuano a stazionare illegalmente nel territorio dell’Azerbajgian, il trasferimento di armi e munizioni, l’ingresso di terroristi, nonché il traffico illecito di risorse naturali.
A seguito di una guerra tra le due parti nel Nagorno-Karabakh nel 2020, il Corridoio di Lachin è stato sotto la giurisdizione delle forze di mantenimento della pace russe come parte di un accordo di cessate il fuoco sostenuto da Mosca. A dicembre, sedicenti attivisti ambientali azerbajgiani, con il sostegno del governo di Baku, hanno oltrepassato la recinzione metallica e hanno iniziato a bloccare la strada come parte di quella che hanno affermato essere una protesta contro l’estrazione illegale.
Da allora, solo le forze di mantenimento della pace russe e i convogli di aiuti gestiti dalla Croce Rossa sono stati in grado di far arrivare i rifornimenti alle decine di migliaia di armeni che chiamano casa la regione. È stato implementato il razionamento di cibo ed energia. Le truppe di mantenimento della pace russe non sono state in grado o non hanno voluto ripristinare il flusso del traffico civile e non sembrano aver intrapreso alcuna azione contro l’installazione del checkpoint domenica. Secondo Baku, il suo personale prenderà il controllo della strada “in interazione” con le forze di Mosca.
Il Ministero degli Esteri armeno ha affermato che la mossa è stata una “flagrante violazione” del cessate il fuoco del 2020, in cui Baku ha accettato di “garantire il movimento sicuro di cittadini, veicoli e merci in entrambe le direzioni lungo il Corridoio di Lachin”. Secondo Yerevan, il posto di blocco viola anche un ordine della Corte Internazionale di Giustizia per l’Azerbajgian a “prendere tutte le misure a sua disposizione” per garantire il flusso “senza ostacoli” del traffico.
In una dichiarazione, il Dipartimento di Stato americano ha affermato di essere “profondamente preoccupato” per lo sviluppo e ha esortato l’Azerbajgian a garantire “la libera e aperta circolazione delle persone e del commercio lungo il Corridoio di Lachin”.
All’interno dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Azerbajgian, il Nagorno-Karabakh è sotto il controllo armeno sin dalla guerra seguita al crollo dell’URSS.
Tuttavia, l’installazione di un posto di blocco nel Corridoio di Lachin porrebbe effettivamente fine alla sua autonomia de facto, che l’Armenia ha avvertito potrebbe essere un precursore della “pulizia etnica”.
Baku insiste di avere il diritto di esercitare il controllo sul territorio e ha invitato gli Armeni che vi risiedono a deporre le armi e ad accettare di essere governati dall’Azerbajgian.
Più tardi domenica, le due ex repubbliche sovietiche si sono accusate a vicenda di aver lanciato attacchi lungo il confine, vicino al Corridoio di Lachin. Almeno un militare armeno sarebbe morto.
L’Azerbajgian insiste che le sue truppe abbiano adottato “adeguate misure di ritorsione”.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]