127° giorno del #ArtsakhBlockade. «Chi salva una vita, salva il mondo intero» (Korazym 17.04.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.04.2023 – Vik van Brantegem] – Il #ArtsakhBlockade prosegue da 127 giorni, nonostante la condanna internazionale e l’ordine legalmente vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite all’Azerbajgian di aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin) e garantire la libera circolazione di veicoli, persone e merce in ambedue le direzioni tra Artsakh e Armenia. L’Europa non intende rafforzare le decisioni giudiziari, perché preferiscono avere il gas azero-russo, piuttosto che fermare la pulizia etnica e il genocidio nel Caucaso meridionale. Foto di copertina (Stepanakert nella nebbia) di Siranush Sargsyan (giornalista freelance a Stepanakert: «Chi salva una vita, salva il mondo intero».
La frase è tratta dal Talmud di Babilonia. Oggi c’è chi penserebbe che non ne vale la pena… neanche la nostra copertura del strisciante dramma che si sta svolgendo nel Caucaso meridionale, mentre tutto il mondo guarda all’Ucraina (come il mondo guardava altrove mentre fu compiuta la Shoah). La frase è posta in polacco, inglese, ebraico sulla lapide davanti alla ex fabbrica di Oskar Schindler.
La frase sottolinea «come sia iscritta in ogni uomo la capacità di opporsi al male e come, anche attraverso l’azione individuale, si possano compiere gesti di enorme rilevanza equiparabili a salvare il mondo intero. Con un atto di responsabilità personale ci si può sottrarre a logiche di massificazione del pensiero che conducono all’odio, alle violenze, ai crimini più efferati. Per non prendere parte al male è necessario essere capaci di una riflessione personale, vivere un combattimento morale, essere in prima fila laddove le istituzioni sono assenti e dove l’opinione pubblica si lascia assuefare dall’indifferenza e dal timore o abdica il proprio pensiero a ideologie volte all’odio e alla violenza. Il mondo intero è salvato dal gesto eroico di chi ha la capacità di contrapporsi all’odio! I giovani devono essere condotti a comprendere la valenza enorme di questi gesti ed essere spinti ad ispirarsi a questo comportamento per dar vita ad un processo di “umanizzazione” che possa garantire la giustizia e la convivenza pacifica. Il “giusto” salva il mondo intero e la sua testimonianza equivale a raccontare la testimonianza di ogni uomo che sia veramente libero ed è strumento per smuovere la coscienza dell’intera comunità. Il significato comunemente affidato alla frase consiste nell’affermare che ognuno di noi possiede un suo valore universale e che, di conseguenza, nella decisione di mettere in salvo un individuo si racchiude la volontà di liberare e difendere l’intera umanità dal processo di disumanizzazione, che è avvenuto e avviene ancora sotto i nostri occhi. Oggi purtroppo è difficile associare questa frase ad una società come quella odierna, orientata all’individualismo e fondata, non sulla cooperazione, ma sul raggiungimento spregiudicato dei propri scopi. La libertà personale dovrebbe essere il giusto connubio tra il perseguimento di obiettivi personali e il bene della comunità. “Chi salva un uomo, salva il mondo intero” è un messaggio di speranza. Salvare un uomo è un atto di coraggio che non tutti sono in grado di compiere. Occorre riportare in primo piano il valore di “ogni” persona, nella sua integrale dimensione identitaria. Attraverso l’aiuto di una singola persona, l’uomo può riappropriarsi della consapevolezza del proprio io e del proprio valore. Preservando l’identità, il mondo potrà non essere privato della diversità» (Angela De Santis e Mariapia Nardone, Rete nella memoria).
A seguito delle sparatorie di ieri 16 aprile 2023, da parte di unità delle forze armate dell’Azerbajgian, il lavoro della miniera di oro a Sotk (che sorge sul confine tra Armenia e Azerbajgian) è stato interrotto nuovamente, informa la società GeoProMining Gold. Il Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia ha riferito che intorno alle ore 22.50 locali, le unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con fucili di diverso calibro contro le posizioni armene situate a Sotk. Secondo il rapporto, la parte armena non ha perdite e questa mattina la situazione in prima linea era tornata relativamente stabile.
L’attività lavorativa alla miniera di Sotk era già stata interrotta dalla parte armena a causa di ripetuti colpi di arma da fuoco sparati dalle forze armate azeri il 15 aprile e anche l’11 aprile, quando c’è stato l’attacco mortale delle forze armate azere a Tegh [QUI].
Non noto proteste indignate da parte di chi si strappa le veste per una bandiera bruciata, per questa ennesima violazione del cessato il fuoco con lo scopo di impedire la vita economica dell’Armenia.
La giornalista armena Narine Krakosian afferma che il 15 aprile 2023 nuove trincee sono state scavate vicino al villaggio di Vaghatin, in cima ad una altezza di circa 1000 metri, distante circa 500 metri dalla principale (e unica) autostrada nord-sud dell’Armenia che conduce all’Artsakh (distante circa 4,5 km) e all’Iran. La giornalista ha riferito che la gente del posto le ha detto che gli Azeri si erano spostati ancora più avanti [rispetto all’avanzamento del settembre 2022]. Il Nagorno Karabakh Observer, che ha visionato la documentazione, osserva che “anche se il materiale video non mostra molti dettagli su ciò che viene realmente scavato, trincee o meno, le immagini satellitari indicano che l’Azerbajgian controlla questa altezza maggiore di 3,5 km all’interno dell’Armenia dal settembre 2022. L’area si trova anche a 4 km dal luogo in cui le truppe dell’Armenia arrese furono giustiziate dalle truppe dell’Azerbajgian che erano avanzate nel territorio dell’Armenia il 13 settembre 2022. Attualmente circa 20 km² dell’area di Ukhtasar sono sotto il controllo militare azero, inclusi almeno 5 km² dalle incursioni del 2022. Dopo l’incursione dell’Azerbajgian nel settembre 2022, si vede una debole traccia di quella che sembra essere una nuova posizione, supportata da una nuova strada che vi conduce dal territorio controllato dagli Azeri, suggerendo un’altezza strategica allora sotto il loro controllo».
Il governo dell’Armenia ha presentato dettagli riguardanti i negoziati con l’Azerbajgian
Separare la firma del trattato di pace dal processo di risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh rimane accettabile per l’Armenia con la logica che siano sviluppati meccanismi internazionali per le discussioni tra Stepanakert e Baku. La formazione di meccanismi garantiti per affrontare la sicurezza e i diritti degli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh – sempre con visibilità e coinvolgimento internazionale – è significativa per l’Armenia.
Nel contesto del trattato Armenia-Azerbajgian, lo sviluppo delle garanzie di sicurezza dei 29.800 chilometri quadrati di territorio armeno è cruciale per il governo armeno e la formazione di un meccanismo pratico per risolvere possibili interpretazioni errate e controversie riguardanti il testo del trattato.
Il rapporto rileva che, ai sensi degli incontri di Praga del 6 ottobre 2022 e di Sochi del 31 ottobre 2022, Armenia e Azerbajgian hanno confermato l’impegno a riconoscere l’integrità territoriale e la sovranità reciproche sulla base della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione di Alma Ata del 1991.
In base alla dichiarazione di Sochi, i due Paesi hanno chiaramente concordato di astenersi dall’uso della forza o dalla minaccia della forza e di discutere e risolvere tutte le questioni controverse esclusivamente rispettando i principi di sovranità e integrità territoriale.
Il rapporto aggiunge che l’Armenia è interessata allo sblocco dei collegamenti economici e di trasporto regionali ed è pronta ad attuarlo il prima possibile ai sensi della legislazione armena nell’ambito del progetto “Crocevia armeno”. Le nuove opportunità per il movimento di merci, merci e cittadini aumenteranno in modo significativo l’attrattiva del crocevia armeno per il trasporto internazionale e regionale di passeggeri e merci e metteranno in risalto in modo significativo il ruolo logistico non sfruttato dell’Armenia nella regione, che a sua volta garantirà ulteriore sicurezza e stabilità.
Rimangono in sospeso gli accordi su una serie di questioni umanitarie con l’Azerbajgian. Nonostante i termini della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, l’Azerbajgian continua a tenere in custodia 33 cittadini armeni catturati. L’Armenia persegue la questione del rimpatrio dei propri cittadini in tutte le istanze internazionali, comprese la Corte Europeo dei Diritti dell’Uomo e la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite. 31 prigionieri sono stati rimpatriati nel 2022. La questione delle persone scomparse rimane significativa nelle relazioni tra Armenia e Azerbajgian. Mancano 975 persone dalla parte armena (777 dalla prima guerra del Nagorno-#Karabakh, 196 dalla seconda guerra del Nagorno-Karabakh e 2 dall’aggressione azera di settembre 2022).
Nel 2022 l’Armenia ha trasmesso all’Azerbajgian tre mappe delle possibili posizioni dei resti di 35 Azeri presunti dispersi.
L’Armenia ha presentato 4 denunce contro l’Azerbaigian alla CEDU nel 2022 riguardanti le violazioni di massa dei diritti umani durante la guerra del 2020 e nei due mesi successivi, torture, maltrattamenti, omicidi, violazioni del diritto di proprietà e altri diritti, processi illegali contro prigionieri di guerra, violazioni dei diritti a seguito dell’occupazione azera del territorio sovrano dell’Armenia, gli eventi a Parukh e Karaglukh e nel Corridoio di Lachin.
Nel 2022, l’Armenia ha anche presentato una denuncia contro l’Azerbajgian presso la Corte Internazionale di Giustizia ai sensi della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.
In tutte le domande interstatali l’Armenia ha sollevato le richieste di risarcimento per danni materiali e morali.
Nel 2022, il Primo Ministro armeno e il Presidente azero hanno tenuto 5 incontri mediati dall’Unione Europea, 1 incontro mediato dalla Russia e un altro incontro mediato dagli USA.
Pelusium, media affiliati allo Stato di Iran segnala la presenza di Israeliani nell’aeroporto militare di Baku, a 30 minuti dal confine iraniano di Parsabad. Ali Alizada, l’Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran afferma che non vi è alcuna presenza militare straniera contro l’Iran sul suo territorio. Gli aerei Hermes-450 e Hermes-900 israeliani dimostrano il contrario.
«Canali Telegram iraniani stanno pubblicando immagini satellitari della base aerea di Kurdamir in Azerbajgian. Le immagini mostrano la presenza di diversi velivoli, tra cui MiG-29, Su-25, L-39 Albatros, MiG-21 e Su-24. La base aerea di Kurdamir si trova a circa 200 km dall’Armenia ea 70 km dall’Iran» (301).
Mentre ci avviciniamo alla 108ª commemorazione del genocidio armeno, non dimentichiamoci dell’Artsakh. La Turchia ha reclutato e trasferito mercenari siriani durante la guerra dei 44 giorni dell’Azerbajgian nel 2020.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]