124° giorno del #ArtsakhBlockade. Grazie alla primavera, la Montagna del Giardino Nero nutre gli Armeni sotto assedio (Korazym 14.04.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.04.2023 – Vik van Brantegem] – Giorno 124 del blocco azero dell’Artsakh, intrappolando 120.000 Armeni, per spingerli di andare via dalle loro terre ancestrali. Pulizia etnica strisciante.
L’Azerbajgian continua a negare di aver bloccato il Corridoio di Berdzor (Lachin), ma per qualche motivo misterioso, per i media e i troll azeri rimane un evento degno di nota ogni volta che gli “eco-attivisti” lasciano passare un convoglio del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
«Finalmente. La primavera è arrivata e gli Armeni nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh assediato potranno mangiare ortaggi e verdure. Grazie Madre Natura. Questo spiega anche perché, oltre al #ArtsakhBlockade, l’Azerbajgian spesso apre il fuoco contro gli abitanti dei villaggi che svolgono lavori agricoli» (Nara Matini).
«Il #ArtsakhBlockade ha i suoi vantaggi, per quanto strano possa sembrare. La gente iniziò a coltivare ogni centimetro di terra libera. La gente dell’Artsakh piace scherzare, anche nelle situazioni più difficili. “Piantare verdure è come un esercizio di fitness per noi”, dicono. Artsakh vive con la gente dell’Artsakh» (Front Artsakh).
«Un regime malato porta a un governo malato. Un governo malato crea una società malata. Una società malata vive in una realtà malata. Ci vorranno decenni, se non secoli, per spazzare via le conseguenze del regime di Aliyev in Azerbajgian» (Irina Safaryan).
Gli sforzi da parte armena verso la pace si stanno scontrando con la retorica aggressiva senza sosta e le continue aggressioni militari da parte azera
Oggi 14 aprile 2023, il Ministro degli Esteri della Repubblica di Armenia, Ararat Mirzoyan, ha partecipato alla riunione del Consiglio dei Ministri degli Esteri degli Stati membri della Comunità degli Stati Indipendenti, che si è tenuta nella città di Samarcanda, in Uzbekistan
Nel discorso della parte armena è stato osservato che l’incontro si svolge nell’anno del 30° anniversario della firma della Carta della CSI, ed è una buona occasione per riaffermare la lealtà degli Stati membri della CSI alle disposizioni fondamentali di quel documento chiave, in particolare per la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali in conformità con le norme e i principi del diritto internazionale, l’inviolabilità dei confini, il riconoscimento dei confini esistenti e il rifiuto delle aspirazioni territoriali illegali.
Nel contesto della situazione della sicurezza nel Caucaso meridionale, la parte armena ha sottolineato che gli sforzi della parte armena volti a stabilizzare la situazione e stabilire una pace a lungo termine si sta scontrando con la retorica aggressiva senza sosta e le continue aggressioni militari di Baku, tra quella che si è svolta l’11 aprile nel territorio della Repubblica di Armenia, nella parte del villaggio di Tegh nella regione di Syunik. È stato sottolineato che le azioni dell’Azerbajgian contraddicono le dichiarazioni rese a seguito degli incontri di Praga e Sochi.
Nel contesto del blocco illegale di quattro mesi del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian, è stato sottolineato che l’Armenia si aspetta passi attivi da tutte le parti coinvolte per l’attuazione degli obblighi assunti con la dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, così come l’ordine del 22 febbraio 2023 della Corte Internazionale di Giustizia di ripristinare la circolazione attraverso il Corridoio di Lachin.
Riferendosi alle violazioni delle altre disposizioni della dichiarazione tripartita, è stato sottolineato che, nonostante i numerosi appelli della comunità internazionale e di rispettabili organizzazioni per i diritti umani, l’Azerbaigian continua a detenere illegalmente in ostaggio prigionieri di guerra armeni e civili, conducendo processi farsa e sottoponendoli a trattamenti disumani.
Riassumendo, è stato osservato che, nonostante tutte le difficoltà, la parte armena è impegnata a rispettare gli impegni esistenti ed è pronta a compiere tutti gli sforzi per raggiungere la pace e la stabilità nella regione.
Il Ministro degli Esteri armeno ha presentato al collega russo i dettagli della provocazione di Baku nei pressi del villaggio di Tegh
A margine della riunione del Consiglio dei Ministri degli Esteri della Comunità degli Stati Indipendenti a Samarcanda, si è svolto un incontro tra il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, e il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. Hanno discusso di questioni relative alla sicurezza e alla stabilità regionali. Hanno avuto uno scambio di vedute sulla definizione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian, sui temi della demarcazione e della sicurezza dei confini, sullo sblocco di tutti i collegamenti economici e di trasporto nella regione e sul conflitto del Nagorno-Karabakh. Mirzoyan ha presentato i dettagli della provocazione delle forze armate azere l’11 aprile vicino al villaggio di Tegh nella regione di Syunik della Repubblica di Armenia, osservando che questa è stata un’altra manifestazione della politica aggressiva dell’Azerbajgian. È stata toccata la situazione che si è sviluppata in Nagorno-Karabakh a causa del blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian, in corso da 4 mesi. È stata sottolineata la necessità di porre fine al blocco del Corridoio di Lachin in conformità agli obblighi assunti con la Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020. Nel corso dell’incontro i Ministri degli Esteri armeno e russo hanno toccato anche i temi dell’agenda bilaterale.
La Francia chiede il ritiro delle forze armate azere dai territori dell’Armenia che hanno occupato
Il Ministero degli Esteri francese ha rilasciato una dichiarazione sull’attacco azero dell’11 aprile alle truppe armene vicino al villaggio di Tegh in Armenia. Nella dichiarazione, il Ministero degli Esteri francese ha espresso profonda preoccupazione per ciò che ha descritto come “violenza vicino all’insediamento di Tegh nel territorio armeno al confine tra Armenia e Azerbajgian l’11 aprile”: «La Francia ricorda che la delimitazione deve avvenire esclusivamente attraverso negoziati e invita le parti a proseguire gli sforzi in questa direzione. Il rispetto per l’integrità territoriale dell’Armenia e il ritiro delle forze azere dalle posizioni occupate della parte armena della linea di contatto sono di notevole importanza per prevenire futuri incidenti e mantenere le basi per una pace sostenibile nella regione. La Francia sostiene pienamente le attività della missione di monitoraggio dell’Unione Europea schierata sul lato armeno del confine, che svolge un ruolo chiave nel ridurre la tensione. La Francia continuerà ad agire insieme all’Unione Europea a vantaggio dell’adesione al cessate il fuoco, del dialogo e della ripresa dei negoziati tra Armenia e Azerbajgian».
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha commentato l’attacco mortale delle forze armate azere dell’11 aprile contro le forze armate armene: «L’uso della forza è inaccettabile»
In risposta a una domanda del servizio armeno di Voice of America, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha affermato che l’uso della forza per risolvere le controversie è inaccettabile e interrompe il processo negoziale: «Siamo dispiaciuti per lo scontro mortale tra le forze armene e azere dell’11 aprile, che ha causato diverse vittime. Esprimiamo le nostre condoglianze alle famiglie delle persone uccise e ferite. Il conflitto non può avere una soluzione militare e l’uso della forza per risolvere le controversie è inaccettabile. L’unico modo per una pace sostenibile è attorno al tavolo dei negoziati, mentre l’uso della forza interrompe i negoziati».
Importante conferma che la Missione di monitoraggio dell’Unione Europa in Armenia (EUMA) comunica ad AZ dove sarà e quando. Quindi… qual è lo scopo della Missione? Se l’Azerbajgian sa dove si trova, che senso ha la Missione, dove sta monitorando certamente le forze armate azere non si muovono
«Nell’ufficio regionale di Yeghegnadzor, in mezzo ai distretti vinicoli armeni, incontriamo Markus Ritter, capo della Missione di monitoraggio dell’Unione Europea in Armenia (EUMA). L’intervista è stata condotta il 23 marzo. (…) Oggi ci sono 103 persone di stanza in Armenia, metà delle quali sono osservatori civili e il resto personale amministrativo. Il mandato è solo all’interno del territorio dell’Armenia, non dell’Azerbajgian. Nonostante ciò, la missione di monitoraggio deve relazionarsi con l’Azerbajgian nel proprio lavoro. “Pattugliamo lungo la zona di confine. Quando lo facciamo, informiamo Baku tramite il Rappresentante speciale dell’UE per la regione, Toivo Klaar, una settimana prima dei nostri piani. Questo per garantire che sappiano dove siamo e cosa stiamo facendo. Serve anche a prevenire malintesi e incidenti. È così che comunichiamo con l’Azerbajgian”, afferma Markus Ritter. Tuttavia, ricontrollando la storia con Toivo Klaar, le informazioni condivise con noi durante l’intervista con Ritter sembrano prive di sfumature fondamentali. (…) Toivo Klaar chiarisce inoltre che il programma settimanale viene inoltrato alla squadra azera uno o due giorni prima dell’inizio di ogni settimana, non un’intera settimana prima come si può interpretare la citazione di Markus Ritter» (Rasmus Canbäck – Blankspot, 13 aprile 2023 [QUI]).
Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh
Commento alla Visita della Delegazione delle Commissioni Nazionali TURKSOY per l’UNESCO nella Città occupata di Shushi – 13.04.2023
«Condanniamo fermamente la visita l’8 aprile della delegazione delle Commissioni nazionali per l’UNESCO degli Stati membri dell’Organizzazione internazionale della cultura turca nella città armena occupata di Shushi. È ovvio che questa visita illegale, così come lo svolgimento di altri eventi simili nella città armena occupata di Shushi, mirano a legittimare da parte dell’Azerbajgian e dei suoi alleati i risultati della guerra di aggressione scatenata da Baku nel 2020 e l’uso illegale della forza contro la Repubblica di Artsakh e il suo popolo. Sottolineiamo ancora una volta che la città di Shushi è parte integrante dell’Artsakh, sia negli aspetti territoriali, culturali, economici e storici.
La visita delle Commissioni Nazionali per l’UNESCO a Shushi appare ancora più blasfema e provocatoria sullo sfondo del blocco illegale dell’Artsakh che va avanti ormai da 4 mesi, così come della sistematica distruzione di monumenti religiosi, storici e culturali armeni e la falsificazione della loro identità nei territori che passarono sotto il controllo delle forze armate azere, compresa l’antica città armena di Shushi, e il persistente ostacolo da parte delle autorità azere all’invio di una missione di valutazione dell’UNESCO nel Nagorno-Karabakh per condurre un inventario e valutazione dello stato dei siti del patrimonio culturale.
Con tali azioni, le autorità azere cercano di ottenere dai rappresentanti dei singoli Stati e delle strutture internazionali la tacita approvazione dei loro piani criminali per effettuare la pulizia etnica volta a lasciare l’Artsakh senza Armeni e tracce della secolare presenza armena. L’abuso dei legami di parentela tra Paesi e popoli per falsificare la storia e promuovere le proprie narrazioni politiche è inaccettabile e non contribuisce a rafforzare la pace e la comprensione reciproca tra i popoli.
A questo proposito, ricordiamo ancora una volta che i continui atti di vandalismo e profanazione da parte dell’Azerbajgian contro le chiese armene e altri monumenti culturali e religiosi nell’Artsakh, inclusa la città armena occupata di Shushi, costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale, così come l’Ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia del 7 dicembre 2021 sull’indicazione di misure provvisorie».
Mancanza d’acqua nel “bastione dell’ecologia”. Le cave di sabbia ostacolano l’agricoltura dell’Azerbajgian
Arevelkcenter.com. 14 aprile 2023
(Nostra traduzione italiana dal russo)
Sembra che per gli “ambientalisti” del Corridoio di Berdzor (Lachin), che da quottro mesi bloccano illegalmente la strada tra la Repubblica di Armenia e l’Artsakh, si stia cercando una sede di servizio più idonea, peraltro, sul territorio dell’Azerbajgian. Come scrive uno dei fiori all’occhiello della propaganda di Aliyev, “la situazione di crisi con l’acqua potabile e per l’irrigazione continua a peggiorare in Azerbajgian”. È vero, la propaganda collega questo con il riscaldamento globale e la distribuzione irregolare delle precipitazioni, in modo che le critiche allo Stato non si presentino. Per questo si potrebbe chiudere, non solo i media, ma anche la redazione.
La critica, tuttavia, è nascosta in questo “materiale”. L’origine è il lavoro in depositi e cave di sabbia e ghiaia, che “non si ferma un minuto, continuando a danneggiare i fiumi, aggravando un problema già grave”. In particolare, questo problema esiste nei villaggi di Gorkhmazob e Tangivan. Nel primo caso, il territorio in cui si trova la cava appartiene allo Stato e il comune non ha il diritto di controllarne l’attività. E lo Stato, rappresentato dal Ministero dell’Ecologia, ritiene che il lavoro della cava sia pienamente conforme agli standard legislativi e ambientali. Quanto a Tangivan, qui, due anni fa, i materiali, basati sugli appelli dei residenti e sulle indagini del Ministero dell’Ecologia, sono stati inviati alla Procura Generale. E il lavoro della cava, come si ricorda, “non si è fermato un minuto”.
È chiaro, ovviamente, che gli “ambientalisti” nel Corridoio di Berdzor (Lachin) non protesteranno contro le attività delle cave di Tangivan e, ancor di più, della cava di Gorkhmazob situata sul demanio. Per questo, anche l’Azerbajgian potrebbe essere chiuso. E non le cave.
Però, gli “ambientalisti” potrebbero almeno non aggravare la situazione dell’agricoltura nella regione del Terter, che dipende molto dalle acque del bacino idrico di Sarsang nell’Artsakh. E continuando il blocco dell’Artsakh, gli “ambientalisti” contribuiscono direttamente all’abbassamento del livello del bacino, perché a causa della loro ostruzione della fornitura di elettricità dall’Armenia, l’Artsakh deve aumentare lo sfruttamento delle acque del Sarsang per ottenere l’elettricità mancante.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]