109 anni dal Genocidio del popolo Armeno. Roma, cerimonia commemorativa di vittime ‘negata (Rivieraoggi 26.04.24)
ROMA – In tutta Italia e nel mondo sono state organizzate iniziative, convegni, incontri, preghiere, per ricordare, si legge in una nota del Consiglio per la comunità armena di Roma, “il milione e mezzo di armeni e per ribadire insieme il forte ‘mai più’ contro ogni violenza e contro ogni crimine contro l’umanità”. Lo slogan designato per la cerimonia commemorativa di quest’anno è “La forza di un popolo che sfida l’oscurità dell’indifferenza”, rappresentato nell’immagine “da un uomo che scala una montagna arrivando in cima, come simbolo di fatica, ma anche di forza. Mentre la sfida all’indifferenza e all’oscurità viene presentata come l’alba alla quale l’uomo volge il suo sguardo di speranza, tenendo in mano la bandiera che rappresenta il popolo armeno”.
Il ricordo delle tragiche vicende del popolo armeno è uno strumento importante per vincere la battaglia del riconoscimento del genocidio e, soprattutto, un modo per ribadire la ferma condanna di ogni forma di persecuzione”.
Il genocidio del 1915 iniziò a Costantinopoli nella notte tra il 23 e il 24 aprile, nelle case degli intellettuali, degli studiosi, dei poeti, e compiuto in massima parte dai Giovani Turchi. Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento.
A 109 anni da questo terribile evento, il dramma del popolo armeno sembra rinnovarsi; la guerra del 2020 nel Nagorno Karabakh. Nonostante l’accordo di cessate il fuoco con la vittoria azera, lo scorso settembre la popolazione all’interno del Nagorno Karabakh è stata espulsa dalle proprie case, si parla di oltre 120.000 armeni.
La Turchia esercita forti pressioni su Erevan attraverso gli alleati azeri, è compito dunque della Comunità Internazionale garantire la pace dell’area ed evitare che i terribili eventi del novecento si rinnovino nel contesto attuale.